Flop Osa (e Usa), 29 paesi stanno con Maduro

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Oggi, Michelle Bache­let assume la pre­si­denza del Cile, eletta per Nueva Mayo­ria (Nm), una coa­li­zione di forze diverse, che va dalla Demo­cra­zia cri­stiana al Par­tito comu­ni­sta. Il dibat­tito sulla situa­zione in Vene­zuela e l’eventuale arrivo del pre­si­dente Nico­las Maduro hanno già mostrato quanto irto sia il cam­mino della nuova pre­si­dente di fronte alle sfide che l’aspettano per man­te­nere le pro­messe elet­to­rali: a par­tire dalle que­stioni inter­na­zio­nali, come la sto­rica ver­tenza con la Boli­via, che chiede l’accesso al mare.La destra cilena sostiene l’opposizione vene­zue­lana, in linea con gli Usa, il Par­tito comu­ni­sta, invece, appog­gia il socia­li­smo boli­va­riano. Maduro ha chie­sto una riu­nione dei mini­stri degli Esteri della Union de Nacio­nes Sura­me­ri­ca­nas (Una­sur), denun­ciando il «colpo di stato stri­sciante» messo in atto dalla destra nel suo paese. In base allo sta­tuto, Una­sur è infatti tenuta a difen­dere i pre­si­denti degli stati che la com­pon­gono da aggres­sioni e colpi di stato. È acca­duto così in altre cir­co­stanze: dopo l’affronto degli Usa e dell’Europa al pre­si­dente della Boli­via, Evo Mora­les, a cui venne negato il sor­volo in pieno Data­gate; e dopo il ten­tato golpe con­tro il capo di stato ecua­do­riano, Rafael Cor­rea.
La pre­si­dente del Bra­sile, Dilma Rous­seff si è ado­pe­rata per­ché la riu­nione venisse fis­sata subito dopo l’assunzione di inca­rico di Bache­let. Il pro­nun­cia­mento di Una­sur seguirà quello dell’Organizzazione degli stati ame­ri­cani (Osa), sol­le­ci­tato con­tro il Vene­zuela dal pre­si­dente in sca­denza del Panama, il neo­li­be­ri­sta Ric­cardo Mar­ti­nelli.
L’Osa – orga­ni­smo con­su­mato dalla sua subal­ter­nità a Washing­ton – si è però tro­vato di fronte al voto con­tra­rio di 29 paesi, che hanno difeso la demo­cra­zia in Vene­zuela con­tro il parere di Usa, Canada e Panama: allon­ta­nando la pos­si­bi­lità di una riu­nione di tutti i mini­stri degli Esteri per deci­dere san­zioni con­tro Cara­cas e l’invio di una mis­sione Osa. Maduro ha rotto le rela­zioni diplo­ma­ti­che e com­mer­ciali con il Panama e ha sospeso il paga­mento del debito (1.000 milioni di dol­lari) con­tratto dagli impor­ta­tori vene­zue­lani nella zona franca pana­mense di Colon. «Il 90% di quel debito è frau­do­lento, per­ché la mer­can­zia non ha mai lasciato il Panama», ha detto il mini­stro degli Esteri vene­zue­lano, Elias Jaua. E dome­nica, durante un incon­tro con i Movi­menti delle comuni, a Mira­flo­res, Maduro ha detto che il debito verrà veri­fi­cato diret­ta­mente con que­gli impren­di­tori che hanno effet­ti­va­mente man­dato i loro pro­dotti, «senza poli­ti­canti cor­rotti come inter­me­diari». Ha poi denun­ciato le dichia­ra­zioni del vice­se­gre­ta­rio Usa Joe Biden, il quale, appena arri­vato in Cile, ha accu­sato il governo boli­va­riano di vio­la­zione dei diritti umani con­tro «mani­fe­stanti paci­fici». Ha ripreso anche la noti­zia, apparsa nell’editoriale di Juan Vicente Ran­gel: tre grandi orga­ni­smi (Gda, Andi­dia­rios e Pal), che rag­grup­pano molti gior­nali dell’America latina si sono accor­dati per pub­bli­care ogni giorno una pagina sul Vene­zuela (ovvero con­tro il governo socia­li­sta) nei loro 82 gior­nali affiliati.I gruppi oltran­zi­sti che, dal 12 feb­braio impe­gnano il governo nella guer­ri­glia delle gua­rim­bas, con­ti­nuano intanto a bloc­care le strade, a bru­ciare auto­bus, dispen­sari e strut­ture pub­bli­che, e a get­tare olio sull’asfalto. Nello stato Miranda, alcuni noti attori che appog­giano il socia­li­smo, sono stati minac­ciati per quat­tro ore in un risto­rante e pic­chiati nono­stante la pre­senza di un bam­bino pic­colo. In alcuni quar­tieri vicini all’opposizione, i gua­rim­be­ros hanno appa­ren­te­mente ceduto all’esasperazione della popo­la­zione e all’arrivo dei mili­tari. Secondo un’inchiesta del quo­ti­diano di oppo­si­zione Ulti­mas noti­cias, oltre la metà dei let­tori «disap­prova radi­cal­mente» le gua­rim­bas. Per ora, gli esa­gi­tati si limi­tano a chiu­dere i por­toni con le catene e a mon­tare la guar­dia per impe­dire le per­qui­si­zioni della poli­zia, e si dedi­cano a qual­che sonora bat­ti­tura not­turna. Dome­nica, a Los Rui­ces si è svolta una mani­fe­sta­zione per chie­dere «la libe­ra­zione dei dete­nuti», ma c’erano poche per­sone. Resi­stono, però, alcuni bastioni come piazza Alta­mira e Cha­cao, e la guer­ri­glia con­ti­nua negli stati Tachira, Boli­var, Merida (dove le gua­rim­bas hanno pro­vo­cato un’altra vit­tima, por­tando a 22 il numero dei morti).Sabato, l’opposizione ha mar­ciato a Cara­cas «con­tro la penu­ria ali­men­tare». Il governo ha orga­niz­zato mer­cati popo­lari in cui si ven­deva di tutto e a basso costo. Le ultime ispe­zioni in base alla legge del prezzo giu­sto, che fissa il tetto del gua­da­gno al 30%, hanno riscon­trato vio­la­zioni in 9 eser­cizi su dieci: con mar­gini di gua­da­gno anche tra il 294% e il 391%.In piazza, si è fatto vedere anche Hen­ri­que Capri­les, lea­der della Mesa de la uni­dad demo­cra­tica (Mud) ed ex can­di­dato pre­si­den­ziale. Ma è stato fischiato e insul­tato dai suoi e ha dovuto andar­sene. Alcuni depu­tati della Mud si sono dimessi per par­te­ci­pare alla Con­fe­renza di pace instau­rata da Maduro. La via vio­lenta ha ulte­rior­mente spac­cato l’opposizione e rischia di pro­durre una lea­der­ship oltran­zi­sta chia­ra­mente anti-istituzionale



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