Esercito contro gli operai in Egitto, cinque morti al Cairo

by redazione | 30 Marzo 2014 17:19

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L’esercito in Egitto si rior­ga­nizza. E i primi a pagarne le con­se­guenze sono i lavo­ra­tori. Le dimis­sioni dagli inca­ri­chi del can­di­dato Abdel Fat­tah Sisi hanno deter­mi­nato un note­vole rim­pa­sto dei ver­tici mili­tari. Il nuovo tito­lare del mini­stero della Difesa (ruolo vitale secondo la nuova Costi­tu­zione), e capo delle Forze armate è il gene­rale Sedki Sobhi, 57 anni. Uno dei gio­vani uffi­ciali che ha appog­giato il colpo di stato mili­tare del 3 luglio 2013, pro­mosso da Sisi. L’indissolubile ami­ci­zia tra Sisi e Sobhi ha messo a tacere le reti­cenze dei gene­rali più anziani per il ritorno dei mili­tari in politica.

Sobhi ha stretti rap­porti con gli Emi­rati arabi, che non hanno lesi­nato il loro soste­gno finan­zia­rio ai gene­rali egi­ziani. Negli ultimi tre anni, Sobhi si è espresso per il ritorno della «sta­bi­lità» e con­tro i movi­menti ope­rai. Secondo il nuovo mini­stro della Difesa, gli scio­peri avreb­bero «impe­dito il suc­cesso della rivo­lu­zione del 25 gen­naio 2011». La lea­der­ship mili­tare, per fer­mare le mobi­li­ta­zioni dei lavo­ra­tori degli ultimi mesi, ha pro­ce­duto in molti casi all’arresto e alla sosti­tu­zione dei diri­genti di aziende pub­bli­che, con­trol­late dallo stato o di pro­prietà dell’esercito.

Mah­mud Hegazy, parente di Sisi, è invece il nuovo capo di Stato mag­giore e capo dei Ser­vizi segreti mili­tari. La discesa in campo di Sisi e que­ste nomine hanno fatto andare su tutte le furie la Fra­tel­lanza. «La maschera è caduta»: è stato il primo com­mento. Gli scon­tri più gravi tra poli­zia e isla­mi­sti hanno avuto luogo nell’università Ayn Shams. 5 morti e 22 feriti. Tra le vit­time, la gior­na­li­sta 22enne del quo­ti­diano Dostour, Mayada Ash­raf. Venerdì sono stati arre­stati 89 isla­mi­sti. 200 stu­denti, soste­ni­tori della Fra­tel­lanza, ave­vano bloc­cato le strade che con­du­cono al mini­stero della Difesa e al palazzo presidenziale.

Scon­tri hanno avuto luogo anche nel quar­tiere ope­raio di Embaba, men­tre la poli­zia ha lan­ciato lacri­mo­geni con­tro i con­te­sta­tori a Hel­wan, Maadi, Giza e Fayyum, nell’Alto Egitto.

Il primo segnale dell’attuale scon­tro tra eser­cito e Fra­tel­lanza si ebbe con lo scio­gli­mento del par­la­mento, demo­cra­ti­ca­mente eletto, nel giu­gno 2012. Sisi lasciò l’ex pre­si­dente Morsi a sé stesso nei giorni degli scon­tri del palazzo pre­si­den­ziale, nel dicem­bre 2013, quando mori­rono 7 per­sone e l’ufficio del pre­si­dente apparve non ade­gua­ta­mente difeso da parte delle forze di poli­zia. In quell’occasione, Sisi disse che il paese stava piom­bando nel caos.Con l’avvio della cam­pa­gna di rac­colta firme Tamar­rod (ribelli) e la mani­fe­sta­zione anti-Morsi del 30 giu­gno 2013, le inten­zioni pre­si­den­ziali di Sisi diven­nero evidenti.

Infine, il governo egi­ziano ha deciso lo scorso venerdì che il quar­tier gene­rale del Par­tito nazio­nale demo­cra­tico (Pnd), in piazza Tah­rir, dato alle fiamme il 28 gen­naio 2011, sarà abbat­tuto ampliando le per­ti­nenze del museo Egi­zio. L’esecutivo ha annun­ciato anche che a par­tire dal pros­simo anno gli stadi tor­ne­ranno ad essere aperti al pub­blico, dopo due sta­gioni a porte chiuse in seguito alla strage di Port Said del feb­braio 2012, costata la vita a 74 per­sone. Ad assi­cu­rare la sicu­rezza negli stadi saranno forze di poli­zia insieme a società pri­vate. Gli Ultras della squa­dra del Cairo al Ahly hanno dura­mente cri­ti­cato il mini­stero dell’Interno.

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