Esercito contro gli operai in Egitto, cinque morti al Cairo
L’esercito in Egitto si riorganizza. E i primi a pagarne le conseguenze sono i lavoratori. Le dimissioni dagli incarichi del candidato Abdel Fattah Sisi hanno determinato un notevole rimpasto dei vertici militari. Il nuovo titolare del ministero della Difesa (ruolo vitale secondo la nuova Costituzione), e capo delle Forze armate è il generale Sedki Sobhi, 57 anni. Uno dei giovani ufficiali che ha appoggiato il colpo di stato militare del 3 luglio 2013, promosso da Sisi. L’indissolubile amicizia tra Sisi e Sobhi ha messo a tacere le reticenze dei generali più anziani per il ritorno dei militari in politica.
Sobhi ha stretti rapporti con gli Emirati arabi, che non hanno lesinato il loro sostegno finanziario ai generali egiziani. Negli ultimi tre anni, Sobhi si è espresso per il ritorno della «stabilità» e contro i movimenti operai. Secondo il nuovo ministro della Difesa, gli scioperi avrebbero «impedito il successo della rivoluzione del 25 gennaio 2011». La leadership militare, per fermare le mobilitazioni dei lavoratori degli ultimi mesi, ha proceduto in molti casi all’arresto e alla sostituzione dei dirigenti di aziende pubbliche, controllate dallo stato o di proprietà dell’esercito.
Mahmud Hegazy, parente di Sisi, è invece il nuovo capo di Stato maggiore e capo dei Servizi segreti militari. La discesa in campo di Sisi e queste nomine hanno fatto andare su tutte le furie la Fratellanza. «La maschera è caduta»: è stato il primo commento. Gli scontri più gravi tra polizia e islamisti hanno avuto luogo nell’università Ayn Shams. 5 morti e 22 feriti. Tra le vittime, la giornalista 22enne del quotidiano Dostour, Mayada Ashraf. Venerdì sono stati arrestati 89 islamisti. 200 studenti, sostenitori della Fratellanza, avevano bloccato le strade che conducono al ministero della Difesa e al palazzo presidenziale.
Scontri hanno avuto luogo anche nel quartiere operaio di Embaba, mentre la polizia ha lanciato lacrimogeni contro i contestatori a Helwan, Maadi, Giza e Fayyum, nell’Alto Egitto.
Il primo segnale dell’attuale scontro tra esercito e Fratellanza si ebbe con lo scioglimento del parlamento, democraticamente eletto, nel giugno 2012. Sisi lasciò l’ex presidente Morsi a sé stesso nei giorni degli scontri del palazzo presidenziale, nel dicembre 2013, quando morirono 7 persone e l’ufficio del presidente apparve non adeguatamente difeso da parte delle forze di polizia. In quell’occasione, Sisi disse che il paese stava piombando nel caos.Con l’avvio della campagna di raccolta firme Tamarrod (ribelli) e la manifestazione anti-Morsi del 30 giugno 2013, le intenzioni presidenziali di Sisi divennero evidenti.
Infine, il governo egiziano ha deciso lo scorso venerdì che il quartier generale del Partito nazionale democratico (Pnd), in piazza Tahrir, dato alle fiamme il 28 gennaio 2011, sarà abbattuto ampliando le pertinenze del museo Egizio. L’esecutivo ha annunciato anche che a partire dal prossimo anno gli stadi torneranno ad essere aperti al pubblico, dopo due stagioni a porte chiuse in seguito alla strage di Port Said del febbraio 2012, costata la vita a 74 persone. Ad assicurare la sicurezza negli stadi saranno forze di polizia insieme a società private. Gli Ultras della squadra del Cairo al Ahly hanno duramente criticato il ministero dell’Interno.
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