“Disastro Ilva, processate i Riva e Vendola”
TARANTO — I fumi neri dell’Ilva avvolgono il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola. C’è anche il leader di Sel tra i 50 imputati (più tre società) per i quali la procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio per il disastro ambientale prodotto dai veleni killer rovesciati dall’acciaieria sulla città jonica. Vendola è accusato di tentata concussione. Avrebbe fatto pressioni sul direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, spingendolo ad ammorbidirsi sull’inquinamento della fabbrica. Il governatore sarebbe arrivato anche a ventilare la mancata riconferma del numero uno di Arpa per convincerlo a correggere il tiro sull’assalto all’ambiente che, secondo i periti, ha provocato “malattia e morte” a Taranto. Una ricostruzione che Vendola e Assennato hanno negato nell’interrogatorio reso dopo l’avviso di garanzia. Quelle spiegazioni, però, non sono servite a nulla. Ora il presidente è imputato al fianco del re dell’acciaio Emilio Riva e dei suoi figli Nicola e Fabio, quest’ultimo latitante a Londra dal novembre del 2012. Capitani di industria alla guida di un plotone di manager incriminati per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Nel mirino la strategia Ilva diretta ad aggirare gli investimenti per abbattere l’impatto ambientale di ciminiere e altoforni in nome del profitto. Una gestione scellerata che è stata inquadrata con i controlli notturni del Noe e con le intercettazioni della Finanza.
La politica dei Riva è stata illuminata dai colloqui telefonici di Girolamo Archinà, potentissimo ex responsabile delle relazioni esterne che aveva contatti con politici, giornalisti, preti. Oltre a Vendola, nell’inchiesta sono rimasti impantanati l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, l’attuale sindaco di Taranto Ippazio Stefàno e l’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro. Le reazioni, ieri, del governatore: «Per decenni troppi hanno taciuto, io no. Se è un reato difendere fabbrica e lavoratori allora sono colpevole».
Related Articles
Pensioni, per l’uscita anticipata spunta la formula «fai da te»
La riforma Fornero non verrà modificata: i requisiti per la pensione resteranno fermi. Ma al lavoratore verrà offerto un ventaglio di strumenti per ottenere un assegno anticipato
I paletti del Colle per l’incarico non esistono governi di minoranza
La maggioranza deve essere vera. Altrimenti un esecutivo del presidente. Bersani: niente inciuci
Libertad in ostaggio
Sequestrata in Ghana la nave scuola della Marina militare argentina, la Fregata Libertà . L’azione legale, promossa dai cosiddetti Fondi Avvoltoio, fondi di investimento speculativo che hanno acquistato titoli argentini che non entrarono nell’accordo dopo il default del 2001 Il 2 ottobre, nel porto di Tema, Ghana, la nave scuola della marina militare argentina, la Fregata Libertà , è stata sequestrata dalle autorità per ordine della magistratura locale. L’azione legale, promossa dai cosiddetti Fondi Avvoltoio, fondi di investimento speculativo che hanno acquistato titoli argentini che non entrarono nell’accordo dopo il default del 2001, chiede l’embargo della nave. Va ridordato che, con il fallimento dell’Argentina, i buoni del tesoro sono stati successivamente rinegoziati dal governo in due opportunità (2005 e 2010) ed infine per il 93% dei detentori di titoli si è arrivati ad un intesa.