Croce Rossa privata, giù i salari
I sindacati confederali ne parlano come il «primo caso Electrolux del pubblico impiego», i lavoratori interessati sono quelli della Croce Rossa Italiana in via di privatizzazione e tramite Cgil-Cisl-Ui denunciano il rischio di riduzione dei salari, aumento dell’orario di lavoro e nessuna garanzia di stabilizzazione dei contratti a termine. Per sostenere la lotta hanno proclamato per fine mese dei presidi regionali ovunque e addirittura una manifestazione nazionale per il 4 aprile. La riforma della Croce Rossa finora è stata una via Crucis: decisa dal governo Berlusconi inizialmente avrebbe dovuto essere parziale, il governo Monti ha rimesso mano alla materia optando per una privatizzazione totale che però il governo Letta ha fatto slittare di un anno. Così da gennaio 2014 non dipendono più dallo Stato i comitati locali e provinciali (che hanno alle dipendenze 2 mila addetti a tempo determinato) mentre solo dal gennaio 2015 scoccherà l’ora anche per il quartier generale di Roma e i comitati regionali (a cui fanno capo in tutto altri 2 mila dipendenti fissi).
Privatizzare vuol dire che la Croce Rossa da ente pubblico non economico — come Inps o Inail — diventa come all’estero un’associazione di assistenza sociale regolata dal diritto privato. Di conseguenza se prima i lavoratori godevano del contratto del pubblico impiego la dirigenza della Croce Rossa ha disposto il passaggio a un nuovo regime, quello sancito dal contratto Anpas stipulato per le associazioni del terzo settore proprio da Cgil-Cisl-Uil. Ma, secondo Daniela Volpato, segretaria nazionale della Cisl Funzione pubblica, questo significa «perdere in media 300 euro al mese» perché vengono rimodulate tutta una serie di istituti contrattuali come straordinario, turni e incentivi di produttività. «E non si può passare da una condizione all’altra senza costruire un raccordo e comparare i profili professionali». Le figure più colpite da questa trasformazione sono autisti e paramedici delle autoambulanze del 118. Secondo il presidente della Croce Rossa Francesco Rocca i sindacati «hanno oltrepassato il limite» e si oppongono a un contratto nazionale sottoscritto da loro stessi mentre «non c’è altra scelta per sopravvivere nel mondo delle convenzioni e degli appalti a cui le Regioni ci sottopongono». In parole povere siccome i comitati locali dovranno competere sul mercato per acquisire commesse (soccorso di emergenza, centri accoglienza), rimodulando il costo del lavoro lo potranno fare con più chance di successo. Da qui il paragone sindacale con la vicenda Electrolux e la riduzione dei salari per competere con i polacchi.
La vertenza è particolarmente spinosa perché investe soprattutto i 2 mila lavoratori a tempo determinato e la riduzione del salario si accompagna al timore che nel nuovo regime privatistico le «piccole» Croce Rossa locali non riescano a garantire l’occupazione o comunque si comportino da privati tagliando gli organici. «Non sappiamo cosa può accadere con il rinnovo delle convenzioni e per questo la nostra protesta investe anche i ministri competenti, Madia e Lorenzin ovvero Pubblico impiego e Sanità». Il presidente Rocca difende la privatizzazione che porterà nel 2015 la Croce Rossa a somigliare di più a Emergency o Save the Children che al parastato e di conseguenza a gestire meglio le risorse sommando soldi pubblici e raccolta fondi. In passato alcuni territori come Roma e la Sicilia sono stati delle voragini finanziarie e hanno causato perdite che lo Stato ha dovuto ripianare, con il nuovo regime tutto ciò non dovrebbe avvenire più. La Croce Rossa si limiterà a stipulare con il ministero dell’Economia un contratto di servizio pubblico (come fa la Rai) per coprire i costi di prestazioni come la protezione civile, l’ausilio alle Forze armate e gli interventi di solidarietà internazionale. Se oggi sono i lavoratori temporanei nel mirino, dal prossimo anno la privatizzazione riguarderà anche i dipendenti fissi dei comitati regionali e della sede di Roma il cui contratto però non sarà messo in discussione. Il perimetro dell’occupazione nella Croce Rossa privata ad oggi non si può prevedere ma nel caso di necessità di dimagrimento scatteranno tutt’al più procedure di mobilità verso altre amministrazioni.
Dario Di Vico
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