«Contributo dalle pensioni oltre i 2 mila euro»

Loading

Il piano di revisione della spesa pubblica è articolato in 33 punti ed ha come obiettivo di risparmiare dai 5 ai 7 miliardi quest’anno, 18 il prossimo e 35 nel 2016. Nel confermare in Senato i numeri del programma, Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la spending review , ha spiegato che tali cifre sono da intendersi su base annua e quindi per quest’anno — visto che i primi provvedimenti potranno essere avviati solo a partire da maggio e solo se «si agirà seriamente e subito» — i tagli saranno attorno ai 3 miliardi. Preciso nel definire le somme, Cottarelli non è stato altrettanto meticoloso nell’illustrare gli interventi possibili, che spettano — ha spiegato — al governo. Di certo c’è che la prima sforbiciata, come ha ribadito il presidente del Consiglio Matteo Renzi, riguarderà le auto blu (« ne devono restare una per ministro con un pool di massimo cinque auto per ogni dicastero) e che la spending review non toccherà i settori dell’Istruzione e della Cultura. Per il resto si procederà con l’intento di eliminare gli sprechi e di rendere strutturali i risparmi tenendo conto della delicatezza dei settori che si vanno a razionalizzare, come per esempio la sanità, dove si potrà intervenire sui «ricoveri ospedalieri non necessari e applicando i costi standard». O la previdenza, che però verrà coinvolta poiché la spesa «é davvero consistente toccando i 270 miliardi», pari a circa il 16% del Pil e poiché i pensionati, stando ai risultati delle indagini della Banca d’Italia, sono, ha detto l’ex direttore del Fmi, «tra coloro che riescono più a risparmiare».
A questo riguardo Cottarelli è stato chiaro: l’ipotesi è di imporre «un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati a beneficio della fiscalizzazione degli oneri per i lavoratori neoassunti». Si colpiranno, gradualmente, solo il 15% degli assegni previdenziali, ha precisato Cottarelli. Peccato che, a guardare i dati dell’Inps, l’82,7% delle pensioni erogate non raggiunge i 1.500 euro lordi mensili, mentre il 95,3% arriva solo a 2.400 euro lordi. Sotto la forbice, seppur temporanea della spending review , finirebbero dunque le pensioni grosso modo sopra i 2 mila euro lordi mensili, che non è proprio un gran reddito.
Tra le varie proposte, fra cui anche «un taglio di tutti i microstanziamenti», spicca per le proteste che ha già innescato, quella rivolta alla Rai, che potrebbe ridurre il numero delle sedi regionali «coprendo l’informazione senza essere presente in ogni sede d’Italia». Ed anche quella a favore della «chiusura del Cnel».
Secondo Cottarelli, poi, la presenza nel nostro Paese di circa 30 mila stazioni di gestione di appalti può dar luogo ad evidenti inefficienze: la concentrazione in capo alla Consip e ad alcune centrali di acquisto presso le Regioni e le città metropolitane consentirebbe, ha detto, darebbe luogo ad una maggiore economia. La gestione degli immobili, quindi, consentirebbe risparmi fino a due miliardi, mentre è da quantificare il risparmio derivante dalla possibile ulteriore riduzione delle commissioni bancarie pagate dallo Stato per la riscossione dei tributi.
Nel medio periodo bisogna studiare un migliore coordinamento delle Forze di Polizia, con la riduzione del numero dei Corpi. Per l’immediato, gli interventi suggeriti da Cottarelli riguardano i trasferimenti alle imprese, statali e regionali, che potrebbero essere asciugati di sei miliardi e le retribuzioni della dirigenza pubblica, che appaiono elevate nel confronto con la media europea. Opportuno infine un intervento sulle circa 7 mila partecipate degli enti locali e sul trasporto ferroviario, attualmente sostenuto dallo Stato in misura molto superiore rispetto agli altri Paesi europei, eventualmente anche tramite una revisione delle tariffe.
Stefania Tamburello


Tags assigned to this article:
Carlo Cottarellispending review

Related Articles

Fiat, Opel, Peugeot-Citroen così frena il modello europeo

Loading

Vecchio Continente, 10 fabbriche di troppo. Torino maglia nera La crisi dell’auto

Gorno: il rilancio della crescita? Serve l’intervento dello Stato

Loading

ROMA — In tempi di crisi il ritorno dello Stato nell’economia non deve fare paura, se serve a sostenere quella crescita che non c’è. A dirlo è Giovanni Gorno Tempini, l’amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti, la società  pubblica partecipata al 30% dalle Fondazioni di origine bancaria, che gestisce la grande risorsa della raccolta bancaria e finanzia, oltre che l’attività  di Comuni e Regioni, anche gli investimenti in infrastrutture e nelle società  strategiche attraverso il Fondo (Fis), nato un anno fa.

LA VITTORIA DELLA RAGIONE

Loading

È una vittoria del buon senso, prima ancora che della politica, quella ottenuta ieri alla Camera sull’asta delle frequenze televisive. E dimostra la forza dell’opinione pubblica quando si mobilita con le armi della ragione.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment