Chiusura degli Opg? Il pesce d’aprile
«Orrore medioevale», vennero definiti gli Opg da Giorgio Napolitano; il modello del manicomio criminale — teorizzato a fine ’800 e codificato da Alfredo Rocco – sembrava avere trovato la sua fine con la legge 9/2012, la quale aveva solennemente posto un termine: oltre il 31 marzo 2013, il ricovero in Opg sarebbe stata eseguito all’interno di «strutture sanitarie». Ma in Italia un termine non è da prendere seriamente in considerazione, sicché alla prima proroga al 1 Aprile 2014, ne seguirà un’altra (la Conferenza Stato-Regioni ha proposto un rinvio al 1 Aprile 2017): la meraviglia, tuttavia, nasce anche dall’ibrido sistema in essere che si articola lungo tre direttrici.
I SEI OPG, REPERTO DI ARCHEOLOGIA GIURIDICA.
Innanzitutto, i sei Opg italiani sono tutti ancora in funzione: al 28 febbraio 2014, erano 1.194 gli internati rinchiusi in istituti «definitivamente superati» secondo la legge. Un clima di dismissione potrebbe essere favorevole alla violazione di diritti dell’individuo: l’attenzione deve continuare ad essere alta.
Intanto sono in corso di allestimento le strutture sostitutive e si chiameranno Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Un nome nuovo, per rispettare la tradizione. Già, chiudono gli Opg ma rimane in piedi il tradizionale meccanismo della misura di sicurezza, quello produttivo della punizione permanente: in pratica, si esce solo quando un perito ritiene guarito il portatore di disagio psichico. Queste le caratteristiche delle Rems: a) esclusiva gestione sanitaria; b) vigilanza esterna; c) ogni Regione avrà le proprie strutture, con un massimo di venti posti letto. Alla esclusiva gestione sanitaria non si accompagnerà quel sistema di garanzie “proprio” dell’ordinamento penitenziario. Gli Opg sono dotati di un ufficio matricola, che si occupa dell’accettazione, delle notifiche, dei benefici, delle istanze degli internati: le Rems offriranno il medesimo apparato di garanzie? I parlamentari entrano negli Opg senza autorizzazione: potranno parimenti esercitare il loro sindacato ispettivo nelle nuove strutture? La moltiplicazione dei luoghi di internamento non aiuterà, di certo, il controllo democratico sui medesimi.
«ARTICOLAZIONI SANITARIE»
.I manicomi criminali chiudono e si aprono strutture sostitutive. Fin qui c’è una logica, peraltro non condivisa da noi (contrari a tutti i dispositivi di internamento e convinti che il territorio e le famiglie debbano essere il luogo di guarigione della sofferenza mentale). La logica sembra, tuttavia, finire quando si apprende che l’amministrazione penitenziaria sta apprestando, e in parte lo ha già fatto, sezioni psichiatriche interne alle carceri, destinate ad accogliere una parte della popolazione internata negli Opg. Con linguaggio neutro, sono state denominate «Articolazioni sanitarie», abilitate ad ospitare categorie di soggetti un tempo normativamente destinati agli Opg, come i «148» (chiamati così i condannati a cui sopravviene l’infermità psichica) e i condannati minorati psichici. Un passo indietro sotto il profilo culturale: perfino Lombroso ebbe a scrivere nel 1872 : «Pei criminali divenuti folli e pei folli che divengono criminali, la prigione è un’ingiustizia».
MANICOMI IN CAMPANIA? NOT IN MY BACK YARD
La Campania, ospitando due dei sei Opg in dismissione è un osservatorio privilegiato di quanto sta avvenendo. Nella regione ci sono due Opg perfettamente funzionanti (Napoli, con circa 100 internati e Aversa, con circa 150) e ben sei sezioni psichiatriche interne alle carceri (Secondigliano, Pozzuoli, Santa Maria Capua Vetere, Benevento, Salerno, S. Angelo dei Lombardi). Le Rems sono otto: con decreto del ministero della Salute, è stato approvato il programma presentato dalla Regione Campania «per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere», realizzazione che implicherà gestione del pubblico denaro. Nel frattempo, nel comune di S. Nicola Baronia (Av), che ospiterà una delle residenze campane, si è già levata la protesta riportata dalla stampa locale: qualcuno avrebbe anche rassicurato i cittadini che «i detenuti» non scapperanno e che si potranno dormire sonni tranquilli. E’ la sindrome ninby applicata al disagio mentale.
Nuovo non vuol dire meglio
Infine, c’è un aspetto giudiziario da non sottovalutare: avere sei Opg significava avere sei Uffici di sorveglianza competenti per territorio, composti da magistrati e funzionari di cancelleria che, negli anni, hanno accumulato un bagaglio di conoscenza che andrà disperso: indubbiamente, erano esecutori di un odioso apparato normativo, ma interlocutori certi. Quando gli Opg saranno effettivamente chiusi, sarà competente per territorio l’Ufficio di sorveglianza in cui risiederà il soggetto sottoposto a misura di sicurezza: in pratica, ogni ufficio di sorveglianza d’Italia si occuperà di pochi casi, che richiedono esperienza consolidata e specifica. Dopo oltre dieci anni di battaglie sono stati normativamente chiusi i manicomi criminali, la battaglia non sarà tuttavia conclusa fino a quando questi luoghi davvero non avranno più ricoverati. Nel contempo, viene in mente Basaglia, che rispetto ai manicomi civili ebbe a dire: «La nave del manicomio è affondata, altre navi, solo in apparenza meno minacciose, si stagliano all’orizzonte».
* Presidente di Antigone-Campania e componente dell’Osservatorio condizioni di detenzione.
Related Articles
“Così quella banca amica ci ha ingannato”
Etruria: parla la signora Lidia, vedova del pensionato suicida
Il governo: online i conti dei Comuni Solo Torino spende meno del previsto
Milano in equilibrio. A Roma 929 mila multe, Napoli si ferma a 688 mila
La nostra identità in quel trattato Non può bastare la moneta unica
l’Europa appare sempre più divisa. D’altronde, è difficile affidare il progetto unitario a una moneta. Tanto più in tempi di crisi economica e finanziaria