Cgil: “Via il decreto di Poletti”

by redazione | 15 Marzo 2014 18:45

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Prima la minac­cia di scio­pero gene­rale, poi – dopo la con­fe­renza stampa di Mat­teo Renzi — l’entusiasmo per gli 85 euro in busta paga. Ieri, final­mente, la Cgil ha car­bu­rato: Susanna Camusso, durante la tra­smis­sione di Canale 5 Matrix, ha chie­sto «l’abolizione del decreto Poletti», quello sui con­tratti a ter­mine e l’apprendistato.Ma già durante tutta la gior­nata era stato un sus­se­guirsi di tweet cigiel­lini con­tro il prov­ve­di­mento. Anche la Fiom ha taciuto, per quasi 48 ore dopo gli annunci mes­sia­nici del pre­mier. Ma sem­pre ieri Mau­ri­zio Lan­dini, seguendo a ruota la segre­ta­ria, ha detto la sua: «Vedo un allar­ga­mento della pre­ca­rietà». Avrà aiu­tato l’ultimo numero del mani­fe­sto, che pra­ti­ca­mente in soli­ta­ria – nel gene­rale silen­zio degli altri media su que­sto tema – ha ospi­tato opi­nioni molto cri­ti­che nei con­fronti del pro­gramma economico-lavoristico del duo Renzi-Poletti. Creando anche un nuovo brand: «Robo­Coop», ovvero i con­tratti for­mato coop, che nono­stante la matrice e la tra­di­zione di sini­stra, ci paiono piut­to­sto pre­ca­riz­zanti e iper liberisti.
«Siamo dispo­sti a discu­tere di un con­tratto unico, ma prima biso­gna abo­lire il decreto» sul lavoro che pre­vede con­tratti a ter­mine senza cau­sale per tre anni – ha detto la lea­der della Cgil – «per­ché si è fatto esat­ta­mente l’opposto di quello che lo stesso pre­mier dichia­rava: si è creata un’altra forma di pre­ca­rietà». Camusso, insomma, nota una con­trad­di­zione già messa in evi­denza dall’ex segre­ta­rio Cgil Ser­gio Cof­fe­rati, ovvero che se si fa spa­zio ai con­tratti a ter­mine senza cau­sale per tre anni, pra­ti­ca­mente non ha senso varare nean­che il «con­tratto unico» che ini­zial­mente era stato pro­po­sto nel Jobs Act: per­ché il primo sarà infi­ni­ta­mente più attrat­tivo per le imprese, in quanto del tutto sprov­vi­sto di tutele.La Cgil pro­pone quindi di togliere di mezzo il con­tratto de-causalizzato, e di ritor­nare a par­lare di quello a tutele crescenti.Ovvia­mente, c’è da capire se Renzi sarà dispo­sto a discu­tere, per­ché finora il pre­mier si è detto con­tra­rio al vec­chio metodo della con­cer­ta­zione: «I rap­porti con il pre­si­dente Renzi sono, dal punto di vista delle rela­zioni con le parti sociali, ine­si­stenti – ha detto a pro­po­sito Camusso – Mi pare che abbia affer­mato in varie occa­sioni che non intende incon­trarle. Alle richie­ste di Con­fin­du­stria ha rispo­sto: “Invece dei tavoli man­da­temi delle mail”. «Ma noi un incon­tro non lo richie­de­remo via mail e nem­meno via twit­ter», ha poi aggiunto ironicamente.
Per­ché il contratto-Poletti non piace alla Cgil? «È una forma per cui una per­sona può essere assunta e licen­ziata per tre anni senza alcuna ragione e senza alcuna causa – spiega Susanna Camusso – Siamo pre­oc­cu­pati e con­trari. Siamo all’opposto di quell’idea di ridu­zione della pre­ca­rietà e dell’incertezza dei lavo­ra­tori che sarebbe neces­sa­ria». «Se que­sto con­tratto sosti­tuisse tutte le forme di con­tratti pre­cari – ha con­cluso la sin­da­ca­li­sta – san­ci­rebbe il fatto che non ci sarebbe nes­suna regola: e non mi pare una buona solu­zione. Siamo dispo­sti a discu­tere invece di un con­tratto unico» a tempo inde­ter­mi­nato, «ma prima biso­gna abo­lire il decreto che hanno deciso di fare».Camusso ha poi cri­ti­cato diret­ta­mente Poletti: «Vor­rei dire al mini­stro del Wel­fare che ogni tanto ci sono meta­mor­fosi un po’ rapide. Fatico a rico­no­scere le dichia­ra­zioni fatte oggi con quelle di quando era alla guida di Lega­coop». «Fatico a rico­no­scere – ha aggiunto – la dimen­sione di chi diceva che biso­gna inve­stire sul lavo­ra­tore e sulla sua for­ma­zione con l’idea che l’unico con­tratto che si uti­lizza è quello a ter­mine. Da un lato si dice che il lavoro deve essere al cen­tro e dall’altro si nega la dignità al lavoro. Leggo in que­sto una rinuncia».Infine la segre­ta­ria Cgil ha avuto anche da ridire sugli sgravi Irpef, defi­nendo ovvia­mente come posi­tivi quelli rico­no­sciuti ai lavo­ra­tori, ma invi­tando il governo «a dare rispo­ste anche ai pen­sio­nati, ai disoc­cu­pati e ai tanti precari».
Lan­dini dal canto suo, oltre ad attac­care il governo sul tema dei con­tratti a ter­mine, ha notato l’assenza di una poli­tica indu­striale nei piani del pre­mier: «Manca un’iniziativa sulle poli­ti­che indu­striali e la ripresa degli inve­sti­menti – ha detto – Senza una ripresa degli inve­sti­menti pub­blici e pri­vati non si creano posti e si rischia di accom­pa­gnare il pro­cesso di pesante dein­du­stria­liz­za­zione già in atto».

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