Camusso sferra dalla Lombardia l’attacco finale a Landini

by redazione | 28 Marzo 2014 10:12

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L’attacco finale di Susanna Camusso a Mau­ri­zio Lan­dini e alla Fiom parte dalla Lom­bar­dia: la regione che l’ha eletta, ieri, come dele­gata al con­gresso nazio­nale di Rimini. La sua roc­ca­forte sto­rica che non a caso ha visto una rot­tura all’interno del docu­mento 1, quello di mag­gio­ranza: la Fiom, gui­data qui da Mirco Rota, ha infatti pre­sen­tato una lista di dele­gati dif­fe­rente, non riu­scendo a chiu­dere un accordo poli­tico come è invece acca­duto nelle altre due regioni più impor­tanti della galas­sia Cgil, il Pie­monte e l’Emilia Romagna.

Il siluro anti-Fiom è stato depo­si­tato nella rela­zione del segre­ta­rio Nino Baseotto, che ha demo­lito Lan­dini, accu­san­dolo di farsi uti­liz­zare da «un gior­nale» (il rife­ri­mento è a Repub­blica) per «un attacco pre­me­di­tato alla Cgil»: «Un gior­nale – pro­te­sta Baseotto – che ormai segue un copione ben defi­nito: quando parla la Cgil, accanto si fa par­lare la Fiom». Il segre­ta­rio dei metal­mec­ca­nici, all’indomani dell’insediamento di Mat­teo Renzi a Palazzo Chigi, aveva scritto una let­tera al quo­ti­diano di De Bene­detti, indi­cando le prio­rità pro­gram­ma­ti­che delle tute blu: mossa che alla Cgil non è pia­ciuta, e che da molti (anche esterni) è stata bol­lata come un pre­sunto «asse» tra Lan­dini e Renzi in fun­zione anti-Camusso.

Rota, che guida la Fiom Lom­bar­dia, ha defi­nito «sta­li­ni­sta» l’attacco di Baseotto e della Cgil, ma non solo per le parole della rela­zione. «Quell’attacco a Lan­dini è molto grave – spiega – ma noi abbiamo pre­sen­tato una lista dif­fe­rente per altri due motivi: il primo è che, come nella segre­te­ria uscente, non ci viene rico­no­sciuto uno spa­zio; e “La Cgil che vogliamo” aveva 4 anni fa ben il 23–24%. Inol­tre, siamo stati sot­to­va­lu­tati nell’assegnazione dei dele­gati: i nostri emen­da­menti ave­vano avuto tra il 30 e il 35%, ma ci è stato rico­no­sciuto solo il 15%, ovvero solo 95 dele­gati al con­gresso lom­bardo su un totale di 600».

Quindi niente accordo poli­tico, due liste diverse nello stesso docu­mento gui­dato da Camusso, e una rot­tura che potrebbe ripe­tersi a Rimini: Rota parla di un «pre­lu­dio» del con­gresso nazionale.

La sot­to­va­lu­ta­zione è com­pro­vata dal voto di ieri: la Fiom ha eletto 25 dele­gati al Diret­tivo lom­bardo, ovvero il 18% (pren­dendo 110 voti: più dei suoi 95), e il 18% si è ripe­tuto anche per i dele­gati nazio­nali (14 eletti).

Inte­res­sante anche la rot­tura interna a «Lavoro Società»: Gian Paolo Patta ha lasciato il gruppo gui­dato dal segre­ta­rio con­fe­de­rale Nicola Nico­losi e Gia­cinto Botti, e si è fatto eleg­gere dele­gato nazio­nale nella lista Fiom. «Per una dif­fe­rente valu­ta­zione sul Testo Unico – spiega – accordo in con­tra­sto con la Costi­tu­zione, che per me va difesa senza “se” e senza “ma”. E anche per l’esclusione dalle liste di Lavoro Società del gruppo delle Rsu con­tro la Riforma Fornero».

In Lom­bar­dia, secondo Rota, Lavoro Società ha avuto, gra­zie a un accordo poli­tico che è invece riu­scita a chiu­dere con i camus­siani, «una soprav­va­lu­ta­zione», con la pre­senza nel Diret­tivo pari al 15%.

Baseotto nella sua rie­le­zione non ha avuto un ple­bi­scito: ha preso il 73%, per­den­dosi 11 voti dei suoi che aveva sulla carta. Ple­bi­scito che la Fiom pensa invece stia pre­pa­rando Camusso a Rimini: «La nostra sot­to­va­lu­ta­zione al Nord, e pari­menti al Sud, è pre­lu­dio alla bato­sta finale che si vuol dare a Landini».

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