by redazione | 28 Marzo 2014 9:01
Oltre 14 mila giovani sotto i 29 anni assunti a tempo indeterminato, mille euro netti al mese, nei primi cinque mesi di applicazione del bonus Letta. E in prospettiva, con questo ritmo di marcia (+8% l’anno di nuove assunzioni in quella fascia d’età sul 2012), un traguardo pari a 100 mila nuovi ingressi entro il 2015. È quanto raccontano carte riservate, sul tavolo del ministro del Lavoro Poletti, alle prese con il decreto legge sui contratti, ma anche con la difficile partita degli incentivi. Sullo sfondo sembrano difatti emergere i primi attriti tra le Regioni e con il ministero sull’uso dei fondi europei che rendono possibile il bonus, messo in pista dall’esecutivo Letta. Mentre l’altro grande incentivo per scardinare la disoccupazione giovanile, al record storico del 42,2%, la youth guarantee (stage o lavoro entro tre mesi dalla perdita del posto o dal diploma), rischia un clamoroso fermo fino a settembre. L’Italia difatti non ha ancora inviato a Bruxelles il programma operativo. E senza l’approvazione della Commissione – non prima di 4-6 mesi – il miliardo e mezzo rimarrà congelato.
Il bonus Letta, dunque. Quello che consente alle aziende di scontare un terzo dello stipendio lordo, fino a un massimo di 650 euro al mese per ogni assunzione stabile di giovani under 29, senza lavoro da sei mesi o privi di diploma e qualifiche. I primi dati Inps, e le proiezioni che su quei dati inediti fa l’Isfol, rivelano due cose. Che il bonus ha funzionato, specie nei mesi successivi all’annuncio. Ma anche che l’uso delle risorse da parte delle Regioni – circa 800 milioni entro il 2015 – è assai diseguale. Con un forte tiraggio al Centro-Nord, più debole al Sud. Per questo, e per evitare residui non spesi – si ragiona in questi giorni al ministero del Lavoro – i criteri di assegnazione dei denari potrebbero cambiare. Non più secondo il metodo di riparto dei fondi strutturali europei – come avviene ora, in base a parametri prefissati (Pil, popolazione, tassi di occupazione e disoccupazione) – ma rispetto alle richieste di assunzione. Dunque chi primo arriva prende tutto (o quasi). È il criterio che di fatto, per la prima volta, si seguirà per un tesoretto spuntato in questi giorni (fondi riprogrammati) e pari a 75 milioni extra, destinati al Centro-Nord. Principio che non mancherà però di far discutere. Specie tra le Regioni del Sud, “titolari” di 500 degli 800 milioni del bonus Letta.
Dalla prima ricognizione Inps, nel periodo tra agosto 2013 e gennaio 2014, sono stati assunti 14.262 ragazzi under 29, di cui 12.397 ex novo, a tempo indeterminato. I restanti con trasformazione del contratto da determinato a indeterminato. Se il tasso di ammissibilità (il numero dei beneficiati sugli ingressi totali nelle varie aziende) fosse quello di settembre e ottobre (rispettivamente il 5,1% e il 10,6%) alla fine del 2015 avremmo – calcola l’Isfol – 75 mila nuovi posti. Oltre 97 mila se quella regola che mette un tetto regionale ai fondi saltasse e fosse sostituita col criterio: soldi a chi fa domanda. In un altro scenario, che tiene conto del solo andamento di ottobre, gli assunti sarebbero 94 mila, più altri 34 mila senza tetto. In entrambi gli scenari, avanzerebbero addirittura soldi (300 e 180 milioni). Di qui lo scontro tra le Regioni: il Sud vuole tenersi le risorse, sperando nella fine della crisi e in criteri più flessibili, il Nord ha più aziende pronte ad assumere e vorrebbe mettere le mani anche sui denari che avanzano al Sud. Sin qui Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, ma anche Campania, hanno preso più giovani. Quasi un terzo dei posti ex novo sono andati a ragazzi tra i 24 e i 26 anni. Mentre le stabilizzazioni hanno premiato i più grandi (per il 26% tra i 27 e 29 anni). In entrambi i casi, più ragazzi (oltre il 60%) che ragazze. Tutti milleuristi, visto che il bonus medio è di circa 400 euro.
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