Anche i cecchini contro Maduro
Il vigilante armato apre il cancello con cautela. Il condominio della Calle B assomiglia a un campo di battaglia: bottiglie rotte, oggetti sparsi dappertutto. «Abita qui?», chiede. «Sì», rispondiamo, cos’è successo?» «Una guerra – dice – poco fa c’è stata una guerra». Lo sappiamo, cosa è successo, ma qui c’è gente pericolosa, meglio non dare nell’occhio. I pochi abitanti di sinistra in questi edifici del quartiere Los Ruices ci hanno chiamato al telefono, descrivendoci due omicidi in diretta. Tutto è precipitato quando il camion dell’immondizia è entrato nelle strade del circondario per rimuovere i detriti delle barricate, scortato dai motociclisti della Guardia nacional bolivariana (Gnb) e da mototaxi, interessati a liberare le strade per lavorare. Dalle finestre hanno cominciato a lanciargli di tutto.
Alcuni guarimberos incappucciati hanno cercato di farsi dare la chiave della terrazza condominiale che affaccia sulla strada. La portinaia si è opposta. E quelli le hanno spaccato la porta, aggredendo lei e i bambini. La donna ha riempito qualche borsa e si è precipitata fuori, denunciando tutto alla polizia e alla vicina tv Canal 8. «Sembrano bestie», urla un’anziana. Poi, gli spari dalla terrazza dell’ultimo piano, un posto a cui non si può accedere se non chiedendo la chiave al condominio. Sotto i colpi di un cecchino, cadono un Gnb (25 anni) e un ragazzo in moto (24 anni). Un altro pony express è ferito gravemente. La motocicletta della Guardia nazionale viene data alle fiamme e riparte la «guarimba». Sulla strada vengono lasciati chiodi a quattro punte, i miquelines. Anche in altre parti del paese sono entrati in campo i cecchini, facendo temere un innalzamento del livello di scontro dei guarimberos, il cui raggio di azione è comunque ridotto.
Poco dopo arriva la rabbia dei lavoratori in moto, organizzati nei collettivi dei quartieri popolari. Più tardi in serata, verranno mostrate foto e video amatoriali girati dai cittadini e verrà arrestato un giovane, il sospetto cecchino. Alcuni media hanno diffuso la notizia che gli spari siano partiti dai collettivi «motorizados». Ramon Guillermo Aveledo, il segretario esecutivo della Mesa de la Unidad democratica (Mud), ha accusato il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, di spargere «i semi della guerra civile», e di voler «stroncare le proteste con il terrore». Una risposta all’invito rivolto da Maduro alle comunità di quartiere affinché riprendano il controllo del territorio.
Ieri, il presidente ha ricevuto la notizia dei due morti durante la consegna di case popolari (già equipaggiate come gioiellini), davanti ai lavoratori della Gran mision vivienda Venezuela, nel quartiere La Candelaria. «Cosa vuole questa genta con questa violenza? – ha esclamato – qui, insieme alla classe operaia, alla classe media stiamo costruendo un territorio di convivenza e di pace». Quindi, ha confermato che il Venezuela rompe le relazioni con Panama e ne espelle i diplomatici entro 48 ore. Lo aveva annunciato nella serata di mercoledì, durante la cerimonia di ricordo di Hugo Chávez, scomparso il 5 marzo di un anno fa.Al Cuartel de la Montaña, dopo i colpi di cannone, sparati all’ora in cui il Comandante è morto (16,25), dopo gli interventi delle diplomazie internazionali, Maduro ha tenuto il suo discorso e ha motivato la decisione. Sospesi anche tutti gli accordi economici e commerciali con il paese governato dal neoliberista Ricardo Martinelli, in carica fino alle prossime presidenziali del 4 maggio. La rottura con Panama comporta anche la sospensione della revisione del debito «finché Panama non abbia un governo serio che intenda le relazioni internazionali in base al mutuo rispetto», ha detto il ministro degli Esteri, Elias Jaua.
I due paesi stavano negoziando il pagamento del debito di 1.200 milioni di dollari dovuto dagli imprenditori venezuelani alla Zona Libre de Colon.Una risposta alle ingerenze del presidente panamense, che ha sollecitato l’intervento dell’Organismo degli stati americani (Osa) in Venezuela. Un messaggio anche agli Stati uniti, la cui ambasciatrice all’Osa, Carmen Lomellín, ha detto che sarebbe inaccettabile se l’organismo lasciasse cadere la situazione in Venezuela, e ha chiesto una risposta «ferma», appoggiando la proposta di Panama di convocare a discuterne i ministri degli Esteri.
Ieri, il segretario generale dell’Osa, José Miguel Insulza, ha indetto una riunione del Consiglio permanente. Una sessione a porte chiuse, sollecitata dal Panama per ottenere una riunione dei ministri degli Esteri sulla situazione venezuelana. Il consenso, però, non si è trovato, e la proposta non è passata. L’Osa si limiterà a proporre «un monitoraggio» e un invito al dialogo (che già il governo bolivariano ha avviato autonomamente). Prima della riunione, Insulza ha dichiarato che non «esiste rottura della democrazia», ma che sarebbe «utile» l’invio di una missione: «La situazione è molto più seria di due settimane fa, ma la missione ha senso inviarla solo se le due parti l’accettano», ha detto. L’opposizione venezuelana, che ha sollecitato l’intervento dell’Osa, ha chiesto di essere ascoltata.
Nel frattempo, manda in rete video apocalittici e appelli internazionali per la campagna «S.o.s. Venezuela». Uno di questi mostra i pronostici di un fattucchiere che prevede la «fine della dittatura» entro 5 giorni e invita a moltiplicare le guarimbas.«Risponderò con decisione a qualunque tipo di ingerenza nei nostri affari interni. Che la destra non sottovaluti il nostro popolo e la nostra rivoluzione – ha detto Maduro – lasciate l’Osa dove sta, a Washington, è così a posto, lì. Fuori l’Osa da qui, per ora e per sempre. Fuori quest’organismo moribondo e questo presidente in scadenza. Se mandano una commissione in Venezuela, dovranno farla entrare clandestinamente».
Martinelli ha scritto in un tweet di essere «sorpreso». Le relazioni fra Venezuela e Panama, negli anni chavisti, hanno già conosciuto altre rotture. La prima, nel 2004, dopo l’indulto a Luis Posada Carriles, ex agente della Cia anticastrista, naturalizzato venezuelano, che torturava gli oppositori in Venezuela sotto il nome di Commissario Basilio o Bambi.
Immediata la protesta degli imprenditori venezuelani dopo la decisione di Maduro. Insorge anche la Mud. E l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe, candidato di estrema destra al senato del suo paese, ha subito espresso solidarietà a Martinelli. Il presidene dell’Ecuador, Rafael Correa, annuncia invece che i ministri degli Esteri dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) si riuniranno la prossima settimana in Cile per esaminare la situazione in Venezuela. Come aveva chiesto Maduro
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