Accordo europeo sui salvataggi bancari

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BRUXELLES — Il meccanismo unico di risoluzione bancaria partirà, come previsto, nel 2015 ma entrerà in vigore nel 2016. Con un accordo dell’ultima ora, confermato da una telefonata al potentissimo ministro tedesco dell’economia Schauble alle cinque e mezzo di mattino, il Parlamento europeo ha strappato qualche significativa concessione ai governi e ha spianato la strada alla nascita della seconda «gamba» dell’Unione bancaria.
Rispetto all’accordo raggiunto in dicembre dai ministri finanziari, e condizionato dai veti tedeschi, il Parlamento ha ottenuto una serie di concessioni da parte di Berlino su due aspetti fondamentali del sistema.
Per quanto riguarda l’aspetto decisionale, la responsabilità di decidere la liquidazione di una banca in difficoltà spetterà in primo luogo alla Bce, che è anche l’organismo di supervisione bancaria. La Germania avrebbe voluto che la scelta restasse ai governi, ma ha dovuto cedere di fronte alle pressioni del Parlamento. Le modalità della liquidazione dovranno essere decise nello spazio di un week-end e saranno gestite dal «Consiglio di risoluzione» in accordo con la Commissione europea. Anche sul fronte, assai delicato, del fondo di risoluzione, che dovrebbe progressivamente assumere la responsabilità di gestire la liquidazione delle banche assumendo l’onere che fino ad ora gravava sui bilanci pubblici, il Parlamento europeo ha ottenuto notevoli progressi.
Il fondo sarà finanziato da contributi delle banche e, a regime, dovrà disporre di un capitale di 55 miliardi di euro. Inizialmente era stato previsto che questa capitalizzazione venisse completata in 10 anni. Ora il periodo di transizione è stato ridotto a 8 anni. La Germania aveva insistito perché, nella fase transitoria, il fondo fosse rigidamente compartimentato. In altre parole, i contributi delle banche di ciascun Paese avrebbero dovuto essere usati solo per finanziare la liquidazione delle banche dello stesso Paese. Ora invece la comunitarizzazione del fondo comincerà molto prima: il 40% dei contributi sarà messo in comune già il primo anno, il 60 il secondo e il 70 entro il terzo.
Infine, e questa è forse la novità più importante, come ha sottolineato ieri anche il presidente della Bce, Mario Draghi, il fondo di risoluzione potrà finanziarsi sui mercati con modalità che restano da definire, incrementando in questo modo la sua «capacità di fuoco». La Germania avrebbe comunque ottenuto che il finanziamento avvenga senza garanzie da parte degli stati membri. «É un grande progresso per l’unione bancaria», ha commentato Draghi. «Se verrà tutto attuato correttamente, avremo gli strumenti per prevenire le crisi senza far ricorso ai contribuenti. Abbiamo ragionevolmente ridotto il rischio di dover far ricorso a fondi pubblici», ha spiegato il commissario al mercato interno Michel Barnier. Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, lo ha definito «un successo enorme ». In effetti, come ha rilevato l’eurodeputata spagnola Elisa Ferreira, che ha guidato la delegazione parlamentare ai negoziati, «ciò che alcuni Stati non sono riusciti a ottenere all’Ecofin, è stato possibile in sede di negoziato con noi, e questo la dice lunga sul peso del Parlamento europeo».


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