by Sergio Segio | 11 Febbraio 2014 9:49
“E’ ora di fare una manifestazione a Roma, perché quello della Electrolux è un caso nazionale”. Dai cancelli dello stabilimento di Porcia della multinazionale svedese, Maurizio Landini chiama all’azione gli operai. E in parallelo il governo: “Il primo e più urgente provvedimento che ci aspettiamo è il rifinanziamento dei contratti di solidarietà prevedendo la loro decontribuzione – spiega il segretario della Fiom Cgil — si tratta di due punti che permettono di ridurre oltre i tre euro il costo orario del lavoro, senza abbassare il salario. Elementi che tolgono anche l’arma del ricatto alla multinazionale”. Che sul costo del lavoro ha di fatto basato il suo, contestatissimo, piano industriale.
Il problema è che, anche su Electrolux, l’esecutivo di Enrico Letta è terribilmente timido. Durante la sua informativa a Montecitorio, il ministro Zanonato parte dal consueto assunto che mancano i soldi e l’Europa non tollera l’intervento statale. Poi anticipa: “Sono stati individuati alcuni strumenti che possono sostenere il gruppo svedese perché resti in Italia, come i finanziamenti ‘a sostegno di progetti di ricerca e innovazione’. Le regioni, in particolare Friuli e Veneto, sono disponibili a mettere risorse. Ma anche qui bisogna rispettare la normativa europea”.
La chiusura di Zanonato (“si possono utilizzare la cig e gli ammortizzatori che, a fronte di una riduzione di orario, consentono ai lavoratori di mantenere il loro reddito”) è troppo vaga per Serena Pellegrino di Sel. E la deputata friulana fa capire che l’uscita di Landini ha più di un fondamento: “Abbiamo presentato una proposta di legge sulla decontribuzione dei contratti di solidarietà, sarebbe una soluzione per la vertenza Electrolux e per tante aziende in crisi. Discutiamo e approviamola. E visto che il governo ha abusato dei decreti, utilizzi pure la decretazione d’urgenza, perché qui si tratta davvero di una urgenza”. Sulla stessa linea (ma in ritardo) Cesare Damiano del Pd: “Presenteremo una proposta di legge per rendere più conveniente, sotto il profilo fiscale, l’utilizzo dei contratti di solidarietà”.
L’informativa di Zanonato non convince nemmeno Landini, che annuncia un vertice Fiom su Electrolux e poi indica una controindicazione nella ricetta governativa: “Spero che in questa vertenza non ci sia una competizione tra le regioni per la salvaguardia dei quattro stabilimenti del gruppo in Italia”. Interviene anche Susanna Camusso: “Se Electrolux fa marcia indietro sulla chiusura di stabilimenti, è importante. Però deve dirci che cosa vuol fare, quali produzioni e con quali caratteristiche, oltre che retrocedere dall’idea che si possono tagliare i salari”.
Intanto gli operai vanno avanti con le proteste. E se è stato un po’ allentato il blocco delle merci in uscita da Porcia, non si fermano i presidi e le assemblee nelle quattro fabbriche del gruppo. “Se ci sono dei cambiamenti nel piano industriale – tira le somme Maurizio Geron della Fim Cisl — l’azienda ce lo deve dire e ci deve parlare al tavolo di confronto al Mise”. Quello ancora fissato per lunedì prossimo. Mentre dieci giorni più tardi, il 27 febbraio, a Bruxelles ci sarà il vertice di tutti i sindacati degli stabilimenti europei di Electrolux (Italia, Francia, Germania, Svezia, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Ungheria e Belgio), per un’analisi industriale sugli elettrodomestici ma anche sulla strategia sindacale italiana.
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