Tornano le manette in Aula contro lo svuota carceri

by Sergio Segio | 5 Febbraio 2014 8:42

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ROMA — Manette sventolate davanti al ministro Anna Maria Cancellieri. È finita così la discussione in aula per il voto di fiducia sulla conversione in legge del decreto svuota carceri. Con il leghista Gianluca Buonanno che depositava un paio di manette sul banco del governo, di fronte alla Guardasigilli. Poi la seduta è stata sospesa prima della conta e della votazione. Finita con la vittoria dei sì: 347 (i no sono stati 200).
Ma di carceri da svuotare si tornerà a parlare alla Camera forse già da venerdì o sabato prossimo. È attesa proprio in questi giorni la discussione sul messaggio del capo dello Stato inviato alle Camere, lo scorso 15 ottobre, in favore di un atto di clemenza verso i detenuti che nel sovraffollamento versano in condizioni «umilianti». In un momento non proprio propizio, visti i rapporti roventi tra maggioranza e opposizione, si tornerà dunque a parlare di indulto e amnistia.
Già ieri il M5S gridava all’«indulto mascherato» contro il decreto che prevede una liberazione anticipata speciale di 75 giorni (invece di 45) in meno per ogni semestre di pena scontata. Ad esclusione dei condannati per mafia o gravi delitti (come omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata ed estorsione). Più alto il limite di pena (dai 3 sale fino ai 4 anni) che consente l’affidamento in prova ai servizi sociali. Si potrà scontare presso il domicilio la pena detentiva non superiore a 18 mesi, se non ci sono delitti gravi, pericolo di fuga o persone offese da tutelare. È ampliata la possibilità di espulsione come misura alternativa per i detenuti stranieri. Mano più lieve con i piccoli spacciatori. E il braccialetto elettronico sarà una regola e non un’eccezione.
Opposti i motivi del dissenso. Se per il M5S e la Lega è un «favore ai criminali», per Sel «non svuota un bel nulla».
Incassata la fiducia il governo attende ora il sì definitivo che dovrebbe arrivare questa sera. Poi il decreto tornerà al Senato per un breve passaggio del testo che ha subito modifiche.
Critiche al decreto sono giunte ieri dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri: «Contro il sovraffollamento perché non si riaprono Pianosa e l’Asinara e si mandano lì i mafiosi al 41 bis? Sono state chiuse nel ‘94 per legge che ci vuole a riaprirle? Questi provvedimenti reiterati negli ultimi anni hanno sostanzialmente ingenerato nella testa della gente il tarlo che poi alla fine tutto si aggiusta, che alla fine ci sarà lo sconto per tutti», ha avvertito a «Skytg24» il magistrato, sottolineando che dall’indulto in poi i posti in carcere non sono aumentati perché «ci sono intere sezioni chiuse per mancanza di personale». Lo stesso ex capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Sebastiano Ardita, aveva lanciato l’allarme su un provvedimento che premia di più chi ha pene più lunghe e quindi chi ha commesso reati più gravi.
Ma quanti detenuti riguarderà? Secondo il ministero della Giustizia da quando è stato varato sono circa 1.000 i reclusi in meno. Sono scesi a 61.449 dai 62.536 che erano al 31 dicembre scorso. La capienza è di 47.711 posti nei 205 istituti di pena: 21.167 sono i detenuti stranieri (lo scorso dicembre 21.854). E solo 37.335 reclusi sono condannati in via definitiva.
Al momento del voto i leghisti hanno esposto cartelli «No al libera-criminali» con Buonanno che ha tentato invano di salutare la presidente Boldrini. I deputati del M5S, invece, hanno votato tenendo alta con la mano una copia del regolamento.
Virginia Piccolillo

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