Sos bufera, l’euroscettica Londra deve ricorrere agli aiuti dell’Europa

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LONDRA — Soffia il vento a 100 e più chilometri all’ora. E infuria la bufera d’acqua. Il Tamigi strabocca, 30 mila case senza energia, migliaia evacuate. Il bollettino del disastro è sul tavolo del Cobra, il comitato delle emergenze militari, terroristiche e ambientali, presieduto da David Cameron. I tagli alla spesa hanno potato anche le risorse per le difese del territorio e il governo non sa da che parte girarsi per trovare i soldi. Allora retromarcia sull’Europa. Quando c’è il pericolo che ti travolge, Bruxelles con la sua immensa macchina burocratica diventa l’arca di Noè per i conservatori con l’acqua alla gola.
È da una quindicina di giorni che il liberaldemocratico Nick Clegg, alleato e vicepremier di Cameron ma fiero avversario delle sue idee sull’Europa, insiste sulla urgenza di attingere al fondo di solidarietà dell’Unione per partire in grande stile con gli aiuti alle popolazioni sommerse. Il Sud, dal Galles e dalla Cornovaglia, passando dal Devon, fino al Berkshire e al Surrey, è un acquitrino. Ma per due settimane i ministri tory seduti in poltrona, piuttosto che compilare le carte con le richieste di aiuto alla Ue, hanno lasciato che la situazione arrivasse alla quasi paralisi.
Giovedì sera e ieri, con le nubi che scaricavano pioggia violenta, gli euroscettici e gli eurofobici che vogliono staccare il destino del Regno Unito da quello del continente, hanno ingoiato il rospo. Visto che il cielo è nemico si sono decisi a compilare i moduli da inviare a Bruxelles. E dalla riunione del comitato Cobra è uscita la preghiera all’Europa. Qualche ministro pasdaran ha provato a dire che mettersi sotto l’ombrello europeo è un colpo all’onore e alla coerenza e che gli elettori non perdoneranno il voltafaccia. Ma Cameron ha dovuto prendere atto che ora ciò che interessa agli inglesi del Sud è di non trovarsi nella orribile condizione di sfollati. Dunque col cappello in mano davanti ai detestati signori di Bruxelles.
Non c’è scelta. Mancano le pompe per drenare l’acqua, i trasporti sono fermi, c’è penuria di sacchi di sabbia. In alcuni villaggi, come ha testimoniato la Bbc , la valuta corrente non è più la sterlina ma sono, appunto, i sacchi di sabbia che si barattano. Poi nelle aree alluvionate sta sparendo il cibo. La famiglia reale, per coprire i ritardi del governo, ha disposto che dalle fattorie dei Windsor escano le riserve di derrate destinate a chi in queste giornate di furia climatica ha il piatto vuoto. E, se i ministri arrancano, i principi Harry e William hanno preso stivaloni e giaccone per andare a spalare.
Non è un bollettino di guerra però, per la prima volta da dopo il conflitto mondiale, il 70% del personale di soccorso e dei vigili del fuoco è disposto sul campo. Si aggiungono migliaia di militari. Mentre la Raf ha messo in volo in Tornado per monitorare in tempo utile la situazione. Ma servono i fondi. Senza quelli l’emergenza diventa insostenibile. Il tabloid Daily Mail soffia sul fuoco e invita a sottoscrivere una petizione per deviare i soldi destinati agli aiuti internazionali e indirizzarli alle vittime della tempesta. La demagogia funziona, in 180 mila hanno firmato. Comunque, alla fine, la croce rossa si chiama Europa. Per i Tory uno smacco.
Fabio Cavalera


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