Sesso tra adulti e adolescenti Accettabile per un italiano su tre

by Sergio Segio | 10 Febbraio 2014 8:46

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ROMA — «Sono dati preoccupanti, questa storia degli adulti come eterni adolescenti non regge più, è una sociologia pericolosa — commenta allarmato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia —. Qui il problema sta diventando più complesso, si confondono le generazioni, gli adulti tra i 30 e i 50 anni hanno comportamenti sempre più seduttivi nei confronti dei minori e per i ragazzi il pericolo è enorme…». Neri ha ricevuto da poche ore sul suo tavolo l’indagine condotta dall’istituto Ipsos in occasione del Safer Internet Day, che si celebra domani, 11 febbraio. È la giornata istituita dalla Commissione europea per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei social network tra i più giovani (Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, WhatsApp, Msn…) e il nostro ministero dell’Istruzione lancerà nelle scuole il progetto «Generazioni connesse» con la campagna intitolata «Se mi posti ti cancello».
La ricerca Ipsos è illuminante: qui non si parla — attenzione! — di pedofilia, ma di interazioni sessuali tra adulti e adolescenti (fisiche ma anche solo virtuali) e il risultato acquisito, su un campione di 1.000 adulti tra i 25 e i 65 anni intervistati online (500 uomini e 500 donne), è che il 38 per cento degli italiani ha definito «accettabile» questo tipo di incontro tra adulto e minore. Accettabile — sono state queste le risposte — perché «ciascuno è libero di fare ciò che crede» (12 per cento) o «a patto che sia consensuale» (10) o che «la famiglia dell’adolescente approvi» (6 per cento) o «perché gli adolescenti sono più maturi» (5 per cento) o «perché è una cosa naturale» (3) o a patto che sia una conoscenza «solo virtuale» (2). Addirittura, per uno su cento, la relazione sessuale con un adulto può costituire «un’occasione di apprendimento» per il minore…
«Questa è la prima ricerca fatta sugli adulti — sottolinea il direttore di Save the Children Italia —. E ciò che allarma, lo dicevamo prima, è la crescente deresponsabilizzazione». Proprio così. Perché è vero che ancora prevale un atteggiamento di condanna. Il 72 per cento degli intervistati (3 su 4) infatti mostra il pollice verso e attribuisce il contatto col minore a un «disturbo di personalità» dell’adulto, a una sua «vera e propria malattia» e lo ritiene in generale irresponsabile, emotivamente immaturo, per il 22 per cento addirittura bisognoso «di stabilire un rapporto di potere e di dominanza con una persona più debole per far fronte alle proprie insicurezze», mentre per il 21 per cento più semplicemente è incapace di «gestire un rapporto con un pari».
Ma a preoccupare gli esperti, ci sono le risposte «giustificative», che vanno dalla «ricerca della propria giovinezza» (11 per cento), alla «voglia di fare un’esperienza nuova» (8), dal «piacere di stare con una persona piena di vita» (5) addirittura all’«innamoramento» (4). Il quadro che si delinea, comunque, è quello di un mondo adulto che considera i ragazzi di oggi «spregiudicati», «disinibiti nelle relazioni», con esperienze sessuali «più precoci» e benché tra gli intervistati siano in maggioranza coloro che attribuiscono agli adulti la responsabilità dell’iniziativa (49 per cento), per il 41 per cento anche gli adolescenti giocano una parte attiva e addirittura, per quasi un italiano su 10, sono i ragazzi i principali responsabili dell’approccio.
Colpisce poi anche quello che gli italiani sanno (o meglio non sanno) di come la legge disciplina gli atti sessuali di un adulto con un minorenne (l’articolo 609-quater del codice penale sanziona duramente gli atti con i minori di 14 anni). Il 61 per cento è convinto invece che il rapporto non è «mai» consentito e che entrambi i partner devono aver compiuto 18 anni! Tuttavia, alla maggior parte degli adulti è chiaro il pericolo rappresentato dalla Rete, infatti per l’81 per cento il fenomeno dell’interazione sessuale è «diffuso» ma è facilitato (51 per cento) dalla scarsa selettività degli adolescenti nel concedere «l’amicizia» a degli sconosciuti animati da «cattive intenzioni».
«La nostra indagine — dice Chiara Ferrari, di Ipsos — meriterà degli approfondimenti qualitativi, di sicuro vuol essere una base di partenza». «Senza dubbio — conclude Valerio Neri —. Finora c’eravamo occupati di cyberbullismo, di sexting (lo scambio di sms e foto a sfondo erotico tra ragazzi, ndr ). Stavolta, però, dopo i gravi episodi di mercificazione del corpo emersi dalle cronache, abbiamo deciso di iniziare a sondare il mondo adulto. E una cosa è certa: bisognerà continuare a scavare».
Fabrizio Caccia

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