by Sergio Segio | 6 Febbraio 2014 10:01
NAPOLI — Il decreto sulle emergenze ambientali della Terra dei Fuochi e dell’Ilva da ieri è legge dello Stato. Il Senato ha approvato, senza modificarlo, il provvedimento già passato alla Camera. Centosettantaquattro i voti favorevoli, cinquantotto i contrari (Movimento 5 Stelle e Lega), dodici le astensioni (Sel).
È una svolta che le popolazioni dei comuni a cavallo tra le province di Caserta e Napoli, dove per anni imprese legate alla camorra hanno smaltito illecitamente rifiuti di ogni genere, a cominciare da quelli tossici provenienti da industrie settentrionali, chiedevano da tempo. Perché la legge non solo introduce il reato di combustione dei rifiuti abbandonati o depositati in aree non autorizzate (condanne da due a cinque anni che possono ulteriormente aumentare se ad appiccare i roghi è un’impresa o comunque una attività organizzata) ma prevede uno stanziamento di 50 milioni all’anno per il 2014 e il 2015 da utilizzare per sottoporre a screening sanitario le popolazioni che vivono nella Terra dei fuochi e a ridosso degli impianti Ilva. Relativamente alla Campania, inoltre, dovrà essere eseguita la mappatura delle aree agricole inquinate. La legge prevede infine l’utilizzo dell’esercito nelle operazioni di contrasto delle ecomafie e l’investimento nelle operazioni di bonifica dei proventi sequestrati a chi si macchia di reati ambientali.
Per i cittadini dei comuni della Campania vittime dell’inquinamento e per don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano che per primo ha sollevato la questione dell’avvelenamento di quelle terre ed è sempre rimasto in prima fila nella battaglia dei comitati che via via si sono formati, la legge rappresenta un riconoscimento delle loro istanze ma non è ancora la soluzione a tutti i problemi. Lo screening sanitario, per esempio, era una richiesta fondamentale, ora però restano prudenti in attesa di capire come sarà portato avanti questo lavoro che indubbiamente si presenta complesso. «Per noi — dice don Patriciello — questa legge è un punto di partenza, ma nessuno faccia l’errore di considerarlo un punto di arrivo. Finalmente la Terra dei Fuochi diventa una questione nazionale e questo riconoscimento ce lo siamo guadagnato con la nostra insistenza e con la nostra capacità di portare avanti la linea del dialogo. Non abbiamo mai pensato di seguire altre strade e devo ringraziare il ministro Orlando che questo ce l’ha sempre riconosciuto. Certo, avevamo maggiori aspettative (soprattutto sulle garanzie per le bonifiche ndr ), e abbiamo già detto più volte che questo provvedimento per noi non era il massimo. Ma con un governo debole come quello che abbiamo oggi in Italia, che oggi c’è e domani non sappiamo, avere una legge che rappresenta un punto fisso è comunque importante».
E che il provvedimento debba essere considerato un primo passo lo sostengono sia il presidente del Consiglio Letta — che twitta: «Dopo decenni è la prima risposta a quel dramma. Impegno ora ad applicarlo bene» — sia lo stesso ministro dell’Ambiente. Dice Orlando: «Finalmente siamo nelle condizioni per determinare una riscossa per quell’area. Certo, non tutto è risolvibile con un decreto perché là si sono sommate spesso le contraddizioni della storia del Paese insieme con il collasso di alcune istituzioni. Tuttavia è un punto di partenza che con altri provvedimenti, come la riforma complessiva degli eco-reati, può consentire appunto di avviare un percorso di riscossa».
Fulvio Bufi
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