Scambi di lettere e segni di disgelo tra Cgil e Fiom

by Sergio Segio | 8 Febbraio 2014 14:14

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Sarà quel giorno che metallurgici e segreteria confederale torneranno a confrontarsi «per ricondurre la nostra discussione nei luoghi deputati e non sui quotidiani o sui mass media, modalità che può solo alimentare un conflitto e non trovare soluzioni», come scriveva Camusso e come lo stesso Landini ha più volte rimarcato («vengo a sapere dai giornali che hai scritto una lettera per chiedere sanzioni contro di me»). Il tutto anticipato dall’impegno a «ulteriori valutazioni sul come trovare continuità positiva alla discussione in atto». Le pressioni per mettere fine alle schermaglie, per riaprire un dialogo, per ridare ai 6 milioni di iscritti una speranza per un congresso che sia realmente una prova di democrazia, di partecipazione e di confronto franco ma rispettoso di tutte le opinioni, sono venute da moltissime parti. A tre mesi esatti dal XVII congresso – previsto a Rimini per il 6-8 maggio con il titolo “Il lavoro decide il futuro – e con le assemblee sui luoghi di lavoro che vanno avanti da settimane, lo spettro di una divisione talmente profonda da mettere a repentaglio la stessa esistenza della confederazione è passata nelle menti di moltissimi dirigenti della Cgil. Sia a livello centrale che sul territorio, in questi giorni sono stati molti i pontieri, i pacificatori che hanno contattato le due parti in causa pregandole di mettere da parte le contrarietà personali e ritentare la via del dialogo. Il primo tentativo – il confronto chiesto e ottenuto dai delegati Fiom della Nuova Pignone di Firenze mercoledì – non ha avuto effetti: nonostante l’apertura di Susanna Camusso («Dopo il congresso siamo disponibili a riaprire il confronto sul Testo unico sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro»), la posizione di Maurizio Landini è rimasta ferma: senza un voto dei lavoratori, la Fiom non si sente vincolata a quell’accordo che viola lo Statuto della Cgil perché prevede sanzioni per gli Rsu e una commissione di arbitrato confederale che nega autonomia alle categorie.
LA CONTROLETTERA DI LANDINI Un concetto ribadito anche ieri, nell’assemblea tenuta alla Sevel di Atessa, fabbrica Fiat dove la Fiom Cgil è rientrata dopo la sentenza della Corte costituzionale del luglio scorso. «La Cgil deve sottoporre almeno ai suoi iscritti l’accordo che ha firmato sulla rappresentanza sindacale nelle fabbriche, altrimenti noi non ci sentiremo vincolati da quel testo. Non siamo di fronte a una questione personale tra me e la Camusso,  non è in discussione il segretario generale della Cgil, ma è in discussione che i lavoratori possano decidere sugli accordi che li riguardano», ha sottolineato Landini. L’unico passo avanti dunque riguarda l’accettazione del fatto che il “referendum” sul testo si tenga con il voto di tutti gli iscritti e non – come inizialmente chiesto dalla Fiom – con quello dei soli lavoratori appartenenti alle categorie coinvolte dall’accordo, quelle sotto Confindustria. Landini quindi nei prossimi giorni risponderà alla lettera di Camusso, accettando l’invito. Niente concessioni però. Tanto che oggi a Bologna la Fiom riunirà la sua consulta giuridica per valutare il testo dell’accordo e studiare eventuali mosse, senza escludere a priori un nuovo ricorso alla magistratura. Insomma, il dialogo ci sarà. Ma quale possa essere un compromesso fra due posizioni ancora opposte e ad oggi impossibile dirlo.

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