Regge la tregua umanitaria a Homs, massacri del resto del Paese

by Sergio Segio | 13 Febbraio 2014 9:59

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Da “Gine­vra 2” non giun­gono segnali di vita ma l’assenza di qual­siasi risul­tato al tavolo delle trat­ta­tive non ha avuto (ancora) con­se­guenze per la “tre­gua uma­ni­ta­ria” a Homs pro­cla­mata da eser­cito gover­na­tivo e ribelli. Ieri sono riprese le ope­ra­zioni di con­se­gna degli aiuti uma­ni­tari e di eva­cua­zione dei civili dalla città vec­chia. Il gover­na­tore di Homs, Talal Barazi, ha rife­rito che «…del cibo è potuto entrare…i mezzi che lo hanno tra­spor­tato hanno eva­cuato dei civili».

Nes­suna tre­gua nel resto del Paese dove le forze lea­li­ste e i mili­ziani dell’opposizione con­ti­nuano a com­piere stragi. Un cen­ti­naio di per­sone, tra cui molti civili, sono state uccise negli ultimi giorni in mas­sa­cri a sfondo reli­gioso nella Siria cen­trale. Secondo bilanci dell’una e dell’altra parte, non veri­fi­ca­bili in maniera indi­pen­dente, tra sabato e dome­nica scorsa sono state uccise 116 per­sone. Tra 21 e 42 quat­tro giorni fa nel vil­lag­gio ala­wita — branca dello scii­smo a cui appar­tiene lo stesso pre­si­dente siriano Bashar Assad — di Maan, a nord-est di Hama, attac­cato da jiha­di­sti sun­niti. Altri 35 siriani sono stati mas­sa­crati l’8 feb­braio a Saw­ran, a mag­gio­ranza sun­nita, da mili­zie filo-regime. Infine 16 per­sone, tra cui donne e bam­bini, sareb­bero state uccise nel vil­lag­gio di Jamala, attac­cato da forze lea­li­ste. Un fiume di san­gue che si aggiunge alle vit­time quo­ti­diane di scon­tri a fuoco e bom­bar­da­menti aerei. In que­ste ore si com­batte con vio­lenza intorno a Yabroud, vicino al con­fine con il Libano, ultima roc­ca­forte di jiha­di­sti del Fronte al Nusra nella zona mon­ta­gnosa di Qala­moun. La caduta del vicino vil­lag­gio Jara­jir ha messo le truppe gover­na­tive, appog­giate da com­bat­tenti liba­nesi di Hez­bol­lah, nella con­di­zione di por­tare a com­pi­mento l’offensiva lan­ciata a dicem­bre in que­sta area stra­te­gica del Paese.

I civili eva­cuati da Homs, 1.200 sino ad oggi, sono in gravi con­di­zioni soprat­tutto a causa della man­canza di cibo e medi­cine. «Ci sono bam­bini là fuori ed è dav­vero stra­ziante, que­sta è la prima volta che vedono una banana», ha detto Kha­led Erk­souss, capo delle ope­ra­zioni della Mez­za­luna Rossa siriana. Almeno altri mille bam­bini sareb­bero ancora intrap­po­lati a Homs. L’Unhrc, l’agenzia dell’Onu che assi­ste i rifu­giati, ha denun­ciato il fermo da parte dell’esercito di una qua­ran­tina di uomini eva­cuati dalla città: due di loro sono stati rila­sciati, gli altri sono ancora nelle mani delle auto­rità. Intanto si affac­cia qual­che spe­ranza anche per il campo pro­fu­ghi pale­sti­nese di Yar­mouk, sotto asse­dio dell’esercito da molti mesi. Sarebbe stato rag­giunto un accordo che pre­vede la con­se­gna delle armi a un comi­tato spe­ciale, il ritorno alla neu­tra­lità di Yar­mouk e l’uscita dal campo dei mili­tanti del Fronte al Nusra. I mili­ziani pale­sti­nesi dovreb­bero spo­starsi in un’altra area del campo. L’esercito gover­na­tivo da parte sua si sarebbe impe­gnato a togliere il blocco del campo, attuato a par­tire dallo scorso luglio per impe­dire la fuga dei jiha­di­sti ma che si è rive­lato deva­stante per 18 mila civili pale­sti­nesi rima­sti a Yar­mouk senza cibo e assi­stenza medica. I morti per fame sono stati decine.

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