Rc auto, la scatola nera e la beffa dello sconto del 20%

by Sergio Segio | 3 Febbraio 2014 7:37

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E il testimone di un incidente che dichiara il falso? Va punito non solo lui ma anche il suo avvocato che si può beccare fino a 12 anni di carcere, come per il concorso esterno in associazione mafiosa. Per non parlare dei risarcimenti: devono essere fissati con un semplice regolamento ministeriale, senza neanche una forchetta minimo/massimo indicata per legge. E quindi con la concreta probabilità di tagliare le somme rispetto ad oggi.
Nella guerra di posizione che va avanti da tempo sulla Rc auto, l’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile dei guidatori, gli emendamenti presentati al decreto legge Destinazione Italia in commissione alla Camera segnano una vera e propria escalation. Nei suoi fondamentali la storia è sempre la stessa. Il governo promette di ridurre il prezzo delle polizze, che essendo obbligatorie sono una tassa di fatto e restano pur sempre le più care d’Europa. Le compagnie fanno resistenza, sostenendo che è tutta colpa dell’alto numero degli incidenti, della consistente percentuale di truffe. E ricordando al governo che il settore continua ad acquistare in massa i titoli del Tesoro italiano ed è arrivato ad avere in portafoglio l’11% di quella montagna chiamata debito pubblico. Perché un’escalation? Buona parte degli emendamenti, presentati nelle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, provano a smontare il sistema di sconti disegnato dal governo nel testo uscito da Palazzo Chigi. E riproducono spesso fedelmente le critiche al decreto contenute in un documento diffuso pochi giorni fa dall’Ania, l’associazione delle compagnie. Lobby in azione.
È il caso della scatola nera, che registra movimenti ed incidenti dell’auto limitando le truffe, e che dovrebbe garantire un risparmio sulla polizza a chi accetta di istallarla. L’Ania si diceva perplessa «sull’organizzazione di un sistema centrale di controllo dei dispositivi e di raccolta dei dati». E tra gli emendamenti firmati da diversi gruppi politici ecco la proposta di affidare l’operazione a più «operatori iscritti in un apposito registro». Non solo. Nelle intenzioni del governo i dati raccolti dalla scatola nera dovrebbero valere come prova in caso di giudizio. Questione in realtà scivolosa per gli esperti di diritto. Ma nel dubbio una serie di emendamenti rimette il loro valore alla libera valutazione del magistrato, rendendo l’apparecchio di fatto meno conveniente.
Stesso discorso per l’ispezione preventiva dell’auto, un controllo simile a quello che facciamo quando noleggiamo una macchina per controllare che non ci siano danni vecchi. Anche qui, nel testo del governo, chi accetta dovrebbe avere una polizza più leggera. L’Ania aveva definito il sistema «inattuabile» e «impugnabile presso organismi europei». Ed anche qui una serie di emendamenti sterilizza la formula, degradandola da obbligatoria a facoltativa. In campo è sceso anche l’Oua, l’organismo unitario dell’avvocatura. Non solo per segnalare quell’emendamento targato Sel che riguarda direttamente la categoria e che probabilmente è frutto di uno svarione: in caso di falsa testimonianza in un procedimento per incidente stradale a pagare non è solo chi dice il falso ma anche il suo avvocato. No, il vero problema secondo gli avvocati è che fra gli emendamenti ci sono diverse «modifiche che tolgono diritti ai danneggiati».
Il caso più delicato è proprio quello dei risarcimenti. Oggi le somme vengono calcolate con gli stessi criteri su tutto il territorio nazionale solo per le lesioni meno gravi, fino a 9 punti di invalidità su 100. Per le lesioni più gravi, da 10 a 100 di invalidità, non c’è una tabella unica anche se la Cassazione ha indicato come riferimento quelle usate dal tribunale di Milano e le somme variano a da città a città. Una situazione effettivamente singolare. Ci aveva provato il governo Monti a fissare regole valide su tutto il territorio nazionale ma alla fine aveva rinunciato, sotto le accuse di voler tagliare i risarcimenti e favorire le compagnie. In caso di morte, poi, i riferimenti mancano del tutto e solo pochi giorni fa sempre la Cassazione ha dato delle indicazioni di massima. Che cosa succede adesso? Tre emendamenti fotocopia, anche questi di diversi gruppi, stabiliscono che, sia per le lesioni gravi sia per la morte, le somme vanno fissate con un decreto del ministero dello Sviluppo economico. Un semplice atto amministrativo, senza nemmeno un paletto fissato dalla legge se non l’esclusione dei nonni dalla lista dei parenti che hanno diritto all’indennizzo, a meno che non siano conviventi della vittima. Nel 1994 l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga bloccò la legge Amabile, proprio perché rimetteva alla discrezionalità amministrativa la valutazione del danno alla persona, una materia di rilievo costituzionale. Bisogna definire quello che le assicurazioni chiamano capitale umano, proprio come nel film di Virzì. Insomma, decidere quanto vale la vita di una persona. Non proprio un scherzo, non un semplice regolamento ministeriale.
Lorenzo Salvia

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