Padoan: per la crescita il Fisco deve cambiare Si parte da catasto e rendite finanziarie

by redazione | 27 Febbraio 2014 12:09

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«Lotta all’evasione, non bisogna addormentarsi». Legge delega all’esame della Camera
Mario Sensini, Corriere della Sera

ROMA – I tempi per il varo dei primi interventi a favore dell’economia saranno rapidi, ma non immediati. La tentazione del nuovo esecutivo di dare subito un segnale forte sulla strada della riduzione delle tasse sul lavoro con un primo taglio dell’Irap si è affievolita, lasciando spazio all’idea di un piano più organico e articolato di intervento sul cuneo fiscale che nei programmi del governo Renzi dovrebbe valere almeno 10 miliardi l’anno, a cominciare dal 2014. Una sforbiciata che secondo Lorenzo Taddei, responsabile economico del Pd, potrebbe lasciare in tasca a un operaio che guadagna 1500 euro lordi al mese, almeno 500 euro l’anno netti in più.
Sul piano si comincerà materialmente a lavorare a partire dalla prossima settimana, quando sarà completata la squadra di governo con le nomine di vice ministri, sottosegretari e degli uffici di diretta collaborazione del premier, che punta a mantenere comunque a palazzo Chigi il coordinamento della politica economica, e dei ministri. All’Economia, dove potrebbero essere designati come viceministro Enrico Morando, sottosegretari Benedetto Della Vedova e Angelo Rughetti, con la conferma di Pierpaolo Baretta e di Luigi Casero, il ministro Pier Carlo Padoan ha intanto nominato come Capo di Gabinetto e Capo della Segreteria tecnica due funzionari molto legati all’ex premier, Enrico Letta. Alla guida dello staff dei tecnici del ministro è stato scelto Roberto Garofoli, che fino a pochi giorni fa ricopriva l’incarico di Segretario Generale della Presidenza del Consiglio, e nel governo Monti è stato Capo di Gabinetto del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi.
Alla Segreteria tecnica di Padoan arriva, invece, Fabrizio Pagani, dal 2013 Consigliere economico del presidente del Consiglio Enrico Letta, e suo negoziatore nelle riunioni del G-20, ma già in passato Capo di Gabinetto dell’ex presidente del Consiglio, sia nell’incarico di ministero dello Sviluppo Economico, con i governi D’Alema e Amato, che di sottosegretario alla Presidenza (governo Prodi 2). Pagani è molto ben conosciuto anche dal neo ministro Padoan con il quale ha lavorato a lungo all’Ocse.
Da lunedì prossimo la squadra dell’Economia sarà completa, e la definizione del piano di rilancio entrerà nel vivo. Ieri Padoan ha confermato l’intenzione di utilizzare i decreti legislativi previsti dalla delega fiscale per varare i primi interventi sulle tasse. «La riforma serve a dare certezze alle imprese, ma il fisco è anche uno strumento per favorire la crescita» dell’economia, e per cercare «maggior equità» anche per le rendite catastali, ha detto Padoan nell’Aula della Camera, che ieri ha avviato la discussione finale sulla delega, assicurando che «non ci si addormenterà nella lotta all’evasione». Oltre alla riforma del catasto (che riaprirà anche il dossier sulla tassazione della casa), Padoan ha sollecitato «la razionalizzazione delle spese fiscali», ed un nuovo meccanismo di «tassazione dei giochi».
Per il taglio del cuneo fiscale da 10 miliardi, in ogni caso, la copertura deve ancora essere tutta messa a punto. Resta in campo l’ipotesi di una revisione delle aliquote sulle rendite finanziarie, con una franchigia che esenti i piccoli risparmiatori e comunque i piccoli patrimoni, così come il taglio delle agevolazioni alle imprese, che il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi è pronto a mettere interamente sul piatto per ottenere un pari taglio del cuneo fiscale. Si confida molto sulla spending review affidata al commissario Carlo Cottarelli, ma le indiscrezioni secondo cui sarebbero già stati individuati 10 miliardi di tagli possibili e immediati sono state smentite. Se andrà bene, quest’anno dalla spending review potranno arrivare al massimo 4 miliardi, non di più, ed una parte (almeno 500 milioni) servirà a compensare il taglio delle detrazioni Irpef dal 19 al 18% che è stato solo rinviato. Il deficit 2013 sotto al 3% ci consegna un bonus valutabile in altri 3-4 miliardi di maggior spesa, ma al Tesoro c’è ottimismo anche sull’andamento di altri numeri importanti. Il calo dello spread, con i tassi dei Bot al minimo storico e quelli sui Btp a dieci anni quasi un punto sotto le previsioni con le quali è stato costruito il bilancio 2014. E anche il prezzo del petrolio, che in sede di budget era stato stimato a un livello più alto, 113 dollari al barile contro i 106 attuali .

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