No allo stralcio sulle droghe

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Il Par­la­mento deve deci­dere se miglio­rare il decreto secondo le nostre richie­ste o subire il ricatto di uno dei prin­ci­pali respon­sa­bili del sovraf­fol­la­mento peni­ten­zia­rio. Per far ces­sare la ver­go­gna dell’intasamento delle pri­gioni il quinto comma dell’art. 73 della legge anti­droga, che col­pi­sce la deten­zione di sostanze stu­pe­fa­centi per fatti di lieve entità, non solo deve restare nel decreto come un reato auto­nomo e distinto dal traf­fico di sostanze stu­pe­fa­centi, ma dovrebbe pre­ve­dere una pena più mite (da sei mesi a tre anni) come richie­sto dalla stessa Com­mis­sione mini­ste­riale pre­sie­duta dal prof. Gio­stra mem­bro del Csm. Atten­zione, se la mon­ta­gna si limi­terà a par­to­rire il topo­lino, sarà con­creto il rischio che a fine mag­gio pio­ve­ranno cen­ti­naia di con­danne della Corte euro­pea sui diritti umani. Il pros­simo 23 feb­braio sca­dranno i due mesi entro i quali dovrà essere con­ver­tito il decreto legge del Governo diretto a con­tra­stare il sovraf­fol­la­mento e a garan­tire una più effi­cace tutela dei diritti dei dete­nuti. Le ultime tur­bo­lenze par­la­men­tari non lasciano ben spe­rare. In quel decreto vi è una norma che modi­fica la legge Fini-Giovanardi sulle droghe.

Un pic­colo cam­bia­mento, molto pic­colo. Nel decreto è stata infatti intro­dotta la fat­ti­spe­cie auto­noma della lieve entità. Non si tratta di un cam­bia­mento epo­cale. Noi avremmo voluto una ben più ampia depe­na­liz­za­zione e decri­mi­na­liz­za­zione della vita dei con­su­ma­tori di dro­ghe, il ritorno alla ragio­ne­vo­lezza san­zio­na­to­ria e alla dif­fe­ren­zia­zione tra le sostanze. In que­sto senso è com­parso nel dibat­tito par­la­men­tare anche un emen­da­mento del rela­tore, il demo­cra­tico David Ermini. Invece, una mag­gio­ranza inti­mo­rita dalla voce grossa fatta dal Nuovo Cen­tro­de­stra di Alfano e Gio­va­nardi rischia di impan­ta­narsi su que­sto tema. È stato evo­cato uno stral­cio della sep­pur timida norma che andava a cam­biare la legge Fini-Giovanardi che così andrebbe a finire in un bina­rio morto.

Noi, che con la cam­pa­gna Tre leggi per la giu­sti­zia e i diritti abbiamo rac­colto decine di migliaia di firme per l’abrogazione della legge Fini-Giovanardi, invi­tiamo tutte le forze pre­senti in Par­la­mento sen­si­bili al tema della dignità umana, dei diritti e delle libertà a non farsi con­di­zio­nare da chi è respon­sa­bile di avere appro­vato e difeso una legge dura, ven­di­ca­tiva, ideo­lo­gica, illi­be­rale. Ricor­diamo che circa il 40% dei dete­nuti ristretti nelle 205 car­ceri ita­liane ha un’accusa o una con­danna per avere vio­lato la legge sulle dro­ghe. Ricor­diamo anche che quella legge è la prima respon­sa­bile del sovraf­fol­la­mento peni­ten­zia­rio. Se viene lasciata così com’è, l’Italia per rispon­dere alle sol­le­ci­ta­zioni della Corte Euro­pea di Stra­sburgo, non potrà che affi­darsi a un prov­ve­di­mento di cle­menza. Non ci saranno più giustificazioni.

Nelle pros­sime set­ti­mane la Corte Costi­tu­zio­nale si espri­merà sulla ille­git­ti­mità della legge Fini-Giovanardi. Una legge che è stata appro­vata con l’inganno par­la­men­tare, by-passando i vin­coli di costi­tu­zio­na­lità sulla neces­sità e l’urgenza che sono i requi­siti indi­spen­sa­bili che deve avere ogni decreto legge. Quel decreto con­te­neva norme sulla sicu­rezza per le Olim­piadi di Torino.

Durante la discus­sione alle Camere il Governo intro­dusse un’intera legge di impianto puni­tivo e proi­bi­zio­ni­sta sulle sostanze stu­pe­fa­centi. Per l’appunto com­mise un inganno, anche nei con­fronti di chi, Capo dello Stato, aveva invece fir­mato un decreto che aveva un testo ben diverso.

E’ ora di cam­biare quella legge che tanto male ha fatto ai ragazzi, alle loro fami­glie, alla società ita­liana, al nostro sistema della giu­sti­zia e al nostro sistema delle car­ceri. Non ci si fac­cia con­di­zio­nare da Alfano e Giovanardi.

*** Anti­gone, Arci, A Roma Insieme – Leda Colom­bini, Asso­cia­zione A Buon Diritto, Asso­cia­zione Fede­rico Aldro­vandi, Asso­cia­zione Cri­stiani con­tro la tor­tura, Asso­cia­zione nazio­nale Giu­ri­sti Demo­cra­tici, Bin Ita­lia ( basic income net­work ita­lia), Cgil Fp, Cir – Con­si­glio Ita­liano per i Rifu­giati, Cittadinanzattiva-Giustizia, Cnca, Con­fe­renza Nazio­nale volon­ta­riato Giu­sti­zia, Coor­di­na­mento Garanti dete­nuti, Fon­da­zione Franca e Franco Basa­glia, Forum Dro­ghe, Gruppo Abele, Il Dete­nuto Ignoto, L’Altro Diritto, Lila, Medici con­tro la tor­tura, Pro­getto Diritti, Rete della Cono­scenza, Ristretti Oriz­zonti, Società Ita­liana Psi­co­lo­gia Peni­ten­zia­ria, Unione delle Camere Penali Ita­liane, Vic – Volon­tari in carcere


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