L’Europarlamento boccia la troika: “Ha fatto danni epocali”

by Sergio Segio | 14 Febbraio 2014 11:03

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Gre­cia, Por­to­gallo, Irlanda e Cipro sono i Paesi oggetto dei «piani di sal­va­tag­gio» ad opera dell’Unione euro­pea, attra­verso la troika for­mata da Com­mis­sione euro­pea, Bce e Fondo mone­ta­rio. Risul­tato? «Le poli­ti­che di aggiu­sta­mento e le riforme strut­tu­rali nei quat­tro Paesi hanno con­dotto a dram­ma­ti­che quote di disoc­cu­pa­zione, a una per­cen­tuale sto­rica di posti di lavoro per­duti, e a un peg­gio­ra­mento delle con­di­zioni di lavoro». A dirlo nero su bianco è la Com­mis­sione lavoro e affari sociali del Par­la­mento euro­peo, che ha appro­vato ieri a larga mag­gio­ranza una riso­lu­zione di bilan­cio dell’operato della troika.

Il rap­porto passa ora all’esame dell’aula di Stra­sburgo, che dovrà votarlo a marzo: è pos­si­bile che alla fine dell’iter qual­cosa cambi, ma il segnale lan­ciato ieri è molto chiaro. «La dimen­sione sociale dell’Europa è stata com­ple­ta­mente igno­rata dalla Troika, che ha agito come fosse un club di ban­chieri», ha dichia­rato dopo il voto di ieri l’estensore del docu­mento, il socia­li­sta spa­gnolo Ale­jan­dro Cer­cas. «Ora l’Europa deve dimo­strare che si occupa non solo della salute finan­zia­ria degli stati mem­bri – ha aggiunto –, ma anche della vita quo­ti­diana dei suoi cit­ta­dini». Salute finan­zia­ria, peral­tro, tutt’altro che rag­giunta, come mostra ad esem­pio l’esplosione del debito pub­blico greco.

Gli euro­de­pu­tati met­tono in evi­denza anche l’aumento della povertà, dovuto ai tagli impo­sti dalla troika nei set­tori dell’assistenza socio-sanitaria e delle pen­sioni, e l’incremento delle dise­gua­glianze figlio dell’austerità.
Oltre a ciò, la com­mis­sione lavoro dell’Europarlamento punta il dito con­tro vio­la­zioni delle stesse regole «costi­tu­zio­nali» euro­pee, come l’articolo 178 del Trat­tato sul fun­zio­na­mento Ue che rico­no­sce agli stati «la respon­sa­bi­lità per la defi­ni­zione della loro poli­tica sani­ta­ria e per l’organizzazione e la for­ni­tura dei ser­vizi sani­tari e di assi­stenza medica». Tutto il con­tra­rio – dice la riso­lu­zione appro­vata ieri – di quello che è real­mente accaduto.

Un duro j’accuse che non rispar­mia nulla dell’operato della troika, da anni al cen­tro delle cri­ti­che di movi­menti sociali, par­titi di sini­stra e sin­da­cati – la cui con­fe­de­ra­zione euro­pea si mobi­li­terà il pros­simo 4 aprile. Di diverso parere i con­ser­va­tori del Par­tito popo­lare euro­peo, che hanno votato con­tro il docu­mento: «La colpa dell’aumento della disoc­cu­pa­zione – hanno soste­nuto – è dei socia­li­sti, che hanno chiuso gli occhi di fronte al nascere della crisi, senza rea­gire pron­ta­mente». Il rife­ri­mento è agli ex pre­mier di Gre­cia e Por­to­gallo, Gior­gos Papan­dreu e José Socra­tes, al governo nel cru­ciale bien­nio 2009–2011, sosti­tuiti poi dai primi mini­stri con­ser­va­tori Anto­nis Sama­ras e Pedro Pas­sos Coe­lho attual­mente in sella.

Insod­di­sfatti del docu­mento appro­vato ieri, ma per ragioni oppo­ste a quelle del Ppe, sono i rap­pre­sen­tanti della Gue, il gruppo della sini­stra uni­ta­ria all’Eurocamera: a loro giu­di­zio si doveva dire più chia­ra­mente che la troika è ille­git­tima. Per Fran­ce­sco Mar­tone di Sel, il voto del Par­la­mento euro­peo evi­den­zia «la neces­sità ormai irri­nun­cia­bile di met­tere mano all’architettura isti­tu­zio­nale dell’Ue per costruire isti­tu­zioni poli­ti­che forti e demo­cra­ti­che, che siano il fon­da­mento del pro­getto fede­rale degli Stati Uniti d’Europa».

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