La flotta Usa verso Sochi

by Sergio Segio | 5 Febbraio 2014 9:21

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Obama ha ras­si­cu­rato: «Le Olim­piadi di Sochi saranno sicure», ma per non sba­gliarsi ha deciso di inviare parte delle forze navali sulle rive del Mar Nero, a fare da back up, come dicono gli ame­ri­cani. Non si sa mai suc­ceda qual­cosa a Sochi o poco più in là, ovvero in Ucraina. In primo luogo gli uomini e le donne inviate da Obama avreb­bero due scopi: pro­teg­gere gli atleti ame­ri­cani e sup­por­tare even­tual­mente il governo russo in ope­ra­zione di sicurezza.

Come si legge nella nota del por­ta­voce del Pen­ta­gono, «le forze aeree e navali sul Mar Nero, saranno dispo­ni­bili su richie­sta per tutti i tipi di con­tin­genze a soste­gno — e in con­sul­ta­zione — con il governo russo». Stando a quanto rila­sciato da fonti vicine al Pen­ta­gono alla Reu­ters, fun­zio­nari mili­tari e di intel­li­gence sta­tu­ni­tensi sta­reb­bero stu­diando piani di emer­genza per eva­cuare gli ame­ri­cani dai gio­chi in caso di crisi; non si tratta di ope­ra­zioni sem­plici, per­ché ci potrebbe essere l’ostacolo dato dalle auto­rità russe poco dispo­ni­bili a ope­ra­zioni mili­tari stra­niere sul pro­prio territorio.

Del resto il clima tra le due potenze è più teso che mai: non solo per le que­stioni legate al soft power messo in atto sulle Olim­piadi, legato alla par­te­ci­pa­zioni di testi­mo­nial omo­ses­suali ame­ri­cani, quanto per le recenti que­stioni ine­renti pro­prio alla vicina Ucraina. La con­fe­renza sulla sicu­rezza di Monaco ha segnato un pas­sag­gio fon­da­men­tale, con i campi con­trap­po­sti: da una parte l’Unione Euro­pea e gli Stati uniti — con un Kerry straor­di­na­ria­mente ener­gico– che appog­giano le oppo­si­zioni in un’ottica che sia capace di sot­trarre il paese all’influenza russa, dall’altra Mosca che sostiene Yanu­ko­vich (eletto con tanto di tim­bro di rego­la­rità pro­prio dall’Unione Euro­pea) e accusa Ue e Usa di appog­giare la destra più vio­lenta e nazi­sta, che di fatto sta con­trol­lando mili­tar­mente la pro­te­sta, che continua.

E da Kiev arri­vano novità su poten­ziali evo­lu­zioni della crisi. A con­ferma dello sforzo euro­peo (anche se stando a media e voci gover­na­tive ucraine la pro­messa di soldi non si sarebbe mai con­cre­tiz­zata) è nuo­va­mente a Kiev Cathe­rine Ash­ton, mini­stro degli esteri dell’Unione Euro­pea. Il por­ta­voce della rap­pre­sen­tante euro­pea ha spe­ci­fi­cato che «in Ucraina è neces­sa­ria una solu­zione poli­tica chiara: per noi le ele­zioni legi­sla­tive devono essere libere ed eque, ma spetta agli ucraini deci­dere quando farle».

La frase segue l’apertura di Yanu­ko­vich alla pos­si­bi­lità di ele­zioni anti­ci­pate (il pre­mier avrebbe discusso que­sta pos­si­bi­lità durante un incon­tro con i depu­tati del suo par­tito), come soste­nuto dal suo rap­pre­sen­tante in Par­la­mento, Yuri Miroshnichenko.

In ballo non c’è solo que­sto, per­ché — men­tre Bula­tov, l’attivista anti gover­na­tivo che sarebbe stato tor­tu­rato è arri­vato a Vil­nius in Let­to­nia per essere curato — l’oggetto di nuova con­trat­ta­zione tra Yanu­ko­vich e le oppo­si­zioni, è dato dalla riforma costi­tu­zio­nale. Vitali Kli­tschko, uno dei lea­der dell’opposizione anti gover­na­tiva, ha incon­trato ieri il pre­si­dente Yanu­ko­vich per chie­der­gli di «risol­vere imme­dia­ta­mente il pro­blema della riforma costi­tu­zio­nale» e tor­nare al testo del 2004 che pre­ve­deva poteri più ridotti per il capo dello Stato. Secondo Kli­tschko, Yanu­ko­vich «ha rispo­sto che tutto deve pro­ce­dere secondo la legge e che il pro­cesso di riforma costi­tu­zio­nale potrebbe pren­dere sei mesi di tempo». Secondo l’ex pugile è troppo: «Non abbiamo que­sto tempo — ha detto — Sono certo che que­sto tema deve essere affron­tato molto rapidamente».

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