Il Sistema Paese in movimento

by Sergio Segio | 4 Febbraio 2014 8:44

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Dopo la «com­pa­gnia di ban­diera», sono in liqui­da­zione altri gio­ielli di fami­glia: Fin­can­tieri, Poste, Sace (gruppo che «assi­cura il tuo busi­ness nel mondo»). I lavo­ra­tori ita­liani che temono ulte­riori tagli all’occupazione e ai diritti acqui­siti pos­sono ora stare tran­quilli: saranno pro­tetti dagli inve­sti­tori delle monar­chie del Golfo, dove il sovrano detiene il potere legi­sla­tivo, ese­cu­tivo e giu­di­zia­rio e lo eser­cita tra­mite il governo da lui stesso nomi­nato, dove par­titi poli­tici e orga­niz­za­zioni sin­da­cali sono con­si­de­rati ille­gali. Paral­le­la­mente, ha annun­ciato Letta, «l’Italia, che pos­siede alta tec­no­lo­gia, è pronta a inve­stire nel Golfo». Per que­sto ha fatto il giro delle monar­chie del Golfo, in dicem­bre, l’Expo gal­leg­giante di armi a bordo della por­tae­rei Cavour, dove accanto ad aerei ed eli­cot­teri da guerra, a can­noni e mis­sili sono espo­ste fiam­manti Fer­rari, Lam­bor­ghini, Mase­rati e altre «eccel­lenze ita­liane» a por­tata delle tasche di emiri ed élite afri­cane. La mis­sione «Sistema Paese in movi­mento», effet­tuata dalla Cavour e altre tre navi da guerra, è stata orga­niz­zata in gran fretta per anti­ci­pare quella con­cor­ren­ziale fran­cese della por­tae­rei Char­les de Gaulle che, affian­cata da quat­tro navi tra cui un sot­to­ma­rino da attacco nucleare, è sal­pata due set­ti­mane dopo la Cavour. La mis­sione fran­cese è però meglio orga­niz­zata. Ad Abu Dhabi, men­tre la Cavour si è limi­tata a una eser­ci­ta­zione con una cor­vetta emi­ra­tina, la Char­les de Gaulle ha effet­tuato in gen­naio una grande eser­ci­ta­zione con le forze navali e aeree degli Emi­rati. Vi hanno par­te­ci­pato anche i cac­cia Rafale che la Fran­cia cerca di ven­dere agli Emi­rati, dopo che que­sti hanno rifiu­tato di acqui­stare per 6 miliardi di dol­lari 60 cac­cia Euro­fighter Typhoon, costruiti dal con­sor­zio for­mato da Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Ita­lia e Spa­gna. Ma tra i due liti­ganti il terzo gode: sarà con tutta pro­ba­bi­lità la sta­tu­ni­tense Loc­kheed Mar­tin a ven­dere agli Emi­rati una ses­san­tina di cac­cia F-16. Ad Abu Dhabi gli Stati uniti dispon­gono della base aerea Al Dha­fra, usata per le guerre in Iraq e Afgha­ni­stan, che include dal 2009 anche quella fran­cese Camp de la Paix: ambe­due situate all’imboccatura del Golfo per­sico di fronte all’Iran. Sicu­ra­mente a Roma c’è chi pensa che anche l’Italia debba instal­larsi mili­tar­mente in quest’area stra­te­gica, come ha fatto a Gibuti all’imboccatura del Mar Rosso. Intanto pro­se­gue la mis­sione del gruppo navale Cavour, che dopo il giro pro­mo­zio­nale del Golfo ha ini­ziato quello dell’Africa, facendo scalo dopo Gibuti in Kenya, Mada­ga­scar e Mozam­bico. Domani appro­derà in Suda­frica, quindi risa­lirà la costa occi­den­tale dell’Africa rien­trando in Ita­lia ad aprile, dopo un viag­gio di cin­que mesi. Non si sa quante armi e Fer­rari saranno infine ven­dute, si sa però che il costo della mis­sione è già lie­vi­tato dai 20 milioni di euro pre­ven­ti­vati a 33 milioni, cui si aggiun­gono i costi di attracco nei diversi porti. Ven­gono però fatte tante opere di bene: come l’asta di bene­fi­cenza al veglione di Capo­danno sulla Cavour, con oggetti di valore messi a dispo­si­zione da Ver­sace e Mase­rati; come «le visite ocu­li­sti­che in aiuto a poveri bam­bini afri­cani». Prima che chiu­dano gli occhi per la fame e le guerre che la mis­sione della Cavour con­tri­bui­sce a creare.

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