Il Senato parte civile Forza Italia contro Grasso lascia l’aula per protesta

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ROMA —Bagarre annunciata al Senato. Con chiassoso abbandono dell’aula da parte di tutti i senatori di Forza Italia che non hanno preso bene la decisione, adottata «nel massimo della solitudine», dal presidente Pietro Grasso di costituirsi parte civile al processo di Napoli in cui Silvio Berlusconi (con Sergio De Gregorio e Walter Lavitola) è accusato di aver comprato alcuni senatori al tempo del governo Prodi. Lo strappo di Palazzo Madama, probabilmente, non avrà conseguenze immediate: Grasso ha provato pure a proporre una marcia indietro, «se c’è la volontà di tutta l’Assemblea di revocare la costituzione di parte civile», e FI ha minacciato una mozione di censura. Eppure il vice presidente Roberto Calderoli (Lega), che mastica pane e regolamento, smentisce tutti: «Ora Grasso non può chiedere un voto all’aula perché la prerogativa è sua, mentre la mozione di censura non esiste…i presidenti di Camera e Senato hanno più tutele del capo dello Stato».
Dal resoconto stenografico d’aula, alcuni minuti prima della bagarre. Presidente Grasso: «Ci si lamenta che è la prima volta che il Senato si costituisce parte civile, ma è mai successo che c’è stato un procedimento in cui ci sono dei senatori, ex senatori, per fortuna, che hanno ammesso…». Piove sul bagnato. E tra i banchi di FI si materializza subito l’immagine del Cavaliere, «ex senatore» per eccellenza, per giunta decaduto dopo al condanna per frode fiscale, e così si leva il grido di Lucio Malan: «Vergogna!». Grasso impallidisce, si schermisce, prova a replicare che lui non si riferiva a Silvio Berlusconi: «Mi faccia finire la frase…Ho inteso parlare del senatore De Gregorio, scusate, non mi avete fatto finire la frase…ho pensato al senatore De Gregorio, che ha rappresentato certe cose…». Troppo tardi, la frittata e fatta. E il leghista trentino Sergio Divina ne approfitta per rimarcare, con una metafora, cosa pensa di Grasso: «Presidente, è andata a cercarsela e ha pestato una merda!». Replica, spiritosa, del presidente: «Porta fortuna! (applausi del Pd)».
Dunque, in apertura di seduta tutta Forza Italia — spalleggiata da Gal, dalla Lega, dall’Udc e da Scelta civica — ha chiesto a Grasso di metterci la faccia dopo che il consiglio di presidenza del Senato gli aveva espresso (10 a 8) parere negativo sulla costituzione di parte civile al processo di Napoli. Elisabetta Casellati ha detto che Grasso si deve dimettere mentre Alessandra Mussolini è andata a parare là dove tutto Palazzo Madama mormora: «Signor presidente, lei ha una coda di paglia da qui fino al Quirinale» riferendosi all’elezione del futuro presidente della Repubblica. Giacomo Caliendo ha parlato da collega a collega: «Lei sa come me, essendo entrambi ex magistrati, che è necessario che questo Paese si tolga l’abito che lo porta a riconoscere o a ricercare il consenso all’azione giudiziaria». Mario Ferrara, poi, apostrofa il presidente come «novello Napoleone». Renato Brunetta, da Montecitorio avverte che non finisce qui: «Comportamento indicibile, avrà conseguenze».
Tocca invece al Pd difendere la scelta del presidente e lo fa il capogruppo Luigi Zanda: «Il presidente del Senato deve fare il suo dovere. Io ritengo che lo abbia fatto anche perché a Napoli abbiamo un processo per fatti gravi. Chi era in Senato in quegli anni conosce le questioni, le ha vissute personalmente». Poi intervengono Felice Casson (Pd) e Loredana De Petris (Sel): «Il presidente aveva il dovere istituzionale di costituirsi parte civile». Anche Enrico Buemi (socialisti) è convinto che Grasso abbia fatto la cosa giusta».
Nel pomeriggio, Grasso vola a Tunisi dove rappresenta il capo dello Stato alla cerimonia in cui viene varata la nuova costituzione. «Io non sono un vigliacco, pertanto ho deciso di venire in aula per ascoltare quanto c’era da dire su questo tema», aveva detto il presidente in aula. E anche dalla Tunisia ripete che lui «è sereno, convinto di avere fatto la scelta giusta» perché l’unica bussola «è quella di seguire un processo in cui devono essere accertata la verità su fatti gravissimi: sono rimasto impressionato che siano indicate (dai magistrati, ndr) le date delle sedute in cui si sarebbero stati commessi i fatti».
Il processo presso la prima sezione penale (presidente Nicola Russo, consigliere Antonio Baldassarre e giudice onorario Tiziana D’Amato) inizia martedì 11 a Napoli. Prevista una doppia lista di testimoni eccellenti: una preparata dagli avvocati del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, e un’altra messa a punto dalla Procura.
Dino Martirano


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