Green New Deal, la soluzione

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Come scritto da Luciano Gal­lino nel suo libro Il colpo di Stato di ban­che e governi. L’attacco alla demo­cra­zia in Europa (Einaudi 2013), esi­stono quat­tro vie per creare occu­pa­zione: la prima quando sono rea­liz­zate grandi inven­zioni come acca­duto con l’avvento dell’automobile o con l’innovazione tec­no­lo­gica; la seconda quando vi è un aumento di spesa pub­blica per la rea­liz­za­zione di grandi opere o la spesa in arma­menti; la terza mediante la crea­zione diretta di posti di lavoro da parte dello Stato; la quarta attra­verso poli­ti­che fiscali per incen­ti­vare le assun­zioni o sti­mo­lare i con­sumi. Pur­troppo la prima strada nel con­te­sto odierno non è attuale; la quarta strada, quella delle poli­ti­che fiscali si è dimo­strata sovra­sti­mata, e, in ogni caso, non ha pro­dotto i bene­fici spe­rati; la seconda strada ha dimo­strato di essere effi­cace, ma c’è da augu­rarsi che ven­gano sem­pre più ridotti gli inve­sti­menti nell’industria bellica.

La terza strada, quella che vede lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza, ha base teo­ri­che molto appro­fon­dite ed è in grado di creare occu­pa­zione in tempi rapidi, anche in una situa­zione di recessione.

La nostra pro­po­sta indi­vi­dua una solu­zione alla disoc­cu­pa­zione indi­cando lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza attra­verso la crea­zione di un Pro­gramma nazio­nale spe­ri­men­tale di inter­venti pub­blici. L’obbiettivo che ci pro­po­niamo e di creare almeno 1,5 milioni di posti di lavoro, soste­nendo un occu­pa­zione pro­dut­tiva e un lavoro digni­toso. Il Green New Deal dovrebbe essere rea­liz­zato da tutte le ammi­ni­stra­zioni dello Stato e dagli enti locali per rea­liz­zare inter­venti nei set­tori della pro­te­zione del ter­ri­to­rio, per pre­ve­nire e con­tra­stare il dis­se­sto idro­geo­lo­gico; per boni­fi­care e riqua­li­fi­care tutte le aree del ter­ri­to­rio nazio­nale; per recu­pe­rare, met­tere in sicu­rezza e valo­riz­zare edi­fici sco­la­stici, ospe­dali, asili nido pub­blici e il patri­mo­nio immo­bi­liare pub­blico da desti­nare a prima casa e ini­zia­tive di cohu­sing e cowor­king; per incre­men­tare l’efficienza ener­ge­tica e ridurre i con­sumi per gli uffici pub­blici; per recu­pe­rare e valo­riz­zare il patri­mo­nio sto­rico, archi­tet­to­nico, museale archeo­lo­gico ita­liano; per recu­pe­rare dall’inquinamento fiumi, aree palu­dose, spiagge e coste, con inter­venti che pre­ven­gano i disa­stri ambien­tali ricor­renti a cui anche in que­ste set­ti­mane sono state espo­ste vaste zone del paese.

Per rea­liz­zare que­sti inter­venti, il pro­gramma si pre­figge l’obiettivo, nel trien­nio 2014–2016, di occu­pare 1,5 milioni di lavo­ra­tori tra le per­sone inoc­cu­pate, disoc­cu­pate o occu­pate in cerca di altra occu­pa­zione, qua­lora il loro red­dito sia al di sotto di 8 mila euro. In tre anni ipo­tiz­ziamo di desti­nare circa 29 miliardi di euro, recu­pe­rati pre­va­len­te­mente attra­verso il taglio per le spesa degli F35, una tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie e un uti­lizzo a nostro avviso più effi­cace delle poche risorse desti­nate al cuneo fiscale. Per creare più occu­pa­zione, i lavori creati dovreb­bero essere a ora­rio ridotto e le cate­go­rie svan­tag­giate dovreb­bero avere una prio­rità di assun­zione. Il governo ita­liano, poi dovrebbe, secondo i nostri pro­po­siti, chie­dere che non ven­gano con­si­de­rati aiuti di stato tutti gli inter­venti fina­liz­zati a com­bat­tere la disoc­cu­pa­zione. Un piano straor­di­na­rio per il lavoro, un Green New Deal per l’Italia che sia anche una pro­po­sta per un New Deal Euro­peo, per un’altra Europa capace di sosti­tuire i vin­coli di bilan­cio in costi­tu­zione con il con­tra­sto alla disoc­cu­pa­zione e il diritto al lavoro per tutti i cit­ta­dini europei.


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