“Grave se la Fiom vuole impedire il voto”

by redazione | 28 Febbraio 2014 9:42

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Antonio Sciotto,

La ten­sione è sem­pre più alta, ma Camusso tenta di stem­pe­rare: «Non ricordo un accordo impor­tante, dal Patto del ’93 alla riforma delle pen­sioni, che non abbia creato con­tra­sti e discus­sioni all’interno della Cgil – spiega – I gior­nali amano tito­lare sugli scon­tri per­so­nali, per­ché fa audience, ma per noi è nor­male dia­let­tica. Per for­tuna ci con­fer­miamo come un’organizzazione plu­ra­li­sta». La segre­ta­ria tiene comun­que il punto: «Vengo defi­nita anti-democratica? Mi pare si fac­cia un uso un po’ troppo disin­volto di que­sto ter­mine: adesso chie­diamo il voto dei lavo­ra­tori, sull’accordo del 31 mag­gio e il rego­la­mento del 10 gen­naio. Più demo­cra­tici di così, mi si dica come dovremmo essere».

Quanto alle con­te­sta­zioni mosse da Lan­dini, che lamenta non ne sia stata «rece­pita nean­che una», Camusso replica che «le regole sem­pre appli­cate in Cgil pre­ve­dono che solo durante i Con­gressi si con­trap­pon­gano tesi dif­fe­renti, men­tre su piat­ta­forme e accordi la posi­zione debba essere solo una: que­sto per­ché l’organizzazione non può recarsi divisa ai tavoli con­trat­tuali. La posi­zione unica è quella assunta dal Diret­tivo: e infatti il dispo­si­tivo che sarà messo al voto chie­derà chia­ra­mente un sì o un no. I lavo­ra­tori ver­ranno infor­mati con le assem­blee, un vade­me­cum che pre­sto met­te­remo sul nostro sito, men­tre il testo dell’accordo è già on line».

Altro punto con­te­stato da Lan­dini: come si cal­co­lerà il voto sulla “dop­pia urna”? «Se vin­cesse il no nella pla­tea di Con­fin­du­stria e Conf­ser­vizi – risponde Camusso – ne trar­remo le con­se­guenze, e riti­re­remo la firma. Quando la Cgil chiama al voto i lavo­ra­tori, l’esito è sem­pre vin­co­lante. Se vin­cesse il sì nella seconda urna, vorrà dire che l’accordo si fir­merà per i lavo­ra­tori degli altri set­tori. Abbiamo sepa­rato net­ta­mente le due con­sul­ta­zioni pro­prio per­ché pos­sono pre­sen­tarsi diversi scenari».

Ci sono altri due temi su cui sono cri­tici sia la Fiom, che l’area di “Lavoro Società”, ovvero le san­zioni pre­vi­ste per i dele­gati e la pos­si­bile inco­sti­tu­zio­na­lità del testo dell’accordo. Camusso su que­sto fronte è netta: «Con­ti­nuo a vedere che alcuni par­lano di san­zioni ai dele­gati, ma non c’è un punto dell’intesa che mette a rischio il diritto di scio­pero né i diritti sin­da­cali pre­vi­sti dallo Sta­tuto dei lavo­ra­tori: cioè i rap­pre­sen­tanti sin­da­cali e le ore di per­messo pre­vi­ste dalla legge 300, che invece il con­tratto Fiat negava, e per quello la Con­sulta lo ha boc­ciato. Si pre­vede una san­zione solo per i diritti sin­da­cali aggiun­tivi pre­vi­sti nei con­tratti di cate­go­ria, pre­ro­ga­tive rico­no­sciute a chi firma. Quanto alle san­zioni pecu­nia­rie, sono pre­vi­ste solo per i datori di lavoro e le orga­niz­za­zioni sin­da­cali, non per i delegati».

Sul nodo san­zioni abbiamo sen­tito di nuovo Nicola Nico­losi, coor­di­na­tore di Lavoro Società: «Camusso ha ragione nel dire che l’accordo non nega il diritto di scio­pero e i diritti sin­da­cali pre­vi­sti dallo Sta­tuto, ma noi restiamo comun­que con­trari alla pos­si­bi­lità che venga san­zio­nata la libertà di dis­sen­tire del dele­gato, anche quando si parla dei diritti con­trat­tuali aggiun­tivi. Aggiungo che il rischio di inco­sti­tu­zio­na­lità si rav­visa dove si pre­vede di esten­dere le san­zioni anche a chi non ha fir­mato i con­tratti, quella stessa con­ven­tio ad exclu­den­dum boc­ciata dalla Con­sulta nel caso Fiat. Infine, si legga atten­ta­mente il testo dell’accordo: tra le pre­vi­sioni, sono con­te­nute anche san­zioni pecu­nia­rie per i dele­gati; quindi o nei disci­pli­nari con­trat­tuali la Cgil le esclude espli­ci­ta­mente, o rischiamo di ritro­var­cele in futuro».

Sul governo, Camusso sol­le­cita il pre­mier Mat­teo Renzi a con­vo­care le parti sociali: «Per ora non ne ho visto l’intenzione». Sul cuneo fiscale, chiede che il taglio «non si con­cen­tri solo sull’Irap, per­ché i lavo­ra­tori non ne avreb­bero un diretto bene­fi­cio fiscale». Vanno risolte le «emer­genze cassa in deroga ed eso­dati», e «creato nuovo lavoro».

Infine i dati del tes­se­ra­mento Cgil: gli iscritti a fine 2013 erano 5.686.210 (-0,46% rispetto al 2012).

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