Ginevra 2, nuovi scambi di accuse alla ripresa dei colloqui

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E’ una ripresa di col­lo­qui che già annun­cia il replay di risul­tati, a dir poco, “mode­sti” del primo round di trat­ta­tive tra governo e oppo­si­zione. In Sviz­zera il media­tore dell’Onu Lakh­dar Bra­himi va avanti senza rotta, si accon­tenta di un sem­plice “arri­ve­derci” al giorno dopo. Sa che Gine­vra 2 non ha futuro. Tra le due dele­ga­zioni le posi­zioni sono incon­ci­lia­bili, anche sull’agenda degli incon­tri: i rap­pre­sen­tanti gover­na­tivi, gui­dati dal mini­stro degli esteri Walid Moa­lem, chie­dono che l’attenzione si con­cen­tri sulla pre­senza di jiha­di­sti e qae­di­sti in Siria che attri­bui­scono a finan­zia­menti e arma­menti messi a dispo­si­zione dall’Arabia sau­dita e da altre monar­chie del Golfo. I dele­gati dell’opposizione da parte loro chie­dono che si parli dei “cri­mini” del regime, in par­ti­co­lare dell’uso delle bombe “a barile” nelle aree con­trol­late dai mili­ziani anti-Bashar Assad che negli ultimi giorni avreb­bero fatto un migliaio di morti, tra i quali nume­rosi civili, in par­ti­co­lare ad Aleppo e nei sob­bor­ghi di Damasco.

L’opposizione siriana nella sua denun­cia dimen­tica il mas­sa­cro com­piuto nel fine set­ti­mana dalle mili­zie “Jund al Aqsa”, una delle tante sigle della galas­sia islamista-jihadista che com­batte per abbat­tere il governo “infe­dele” gui­dato dall’alawita-sciita Assad. Almeno 21 civili sono stati uccisi dome­nica da uomini di “Jund al Aqsa” nel vil­lag­gio ala­wita di Maan, nella pro­vin­cia di Hama. Assieme a loro sono stati som­ma­ria­mente giu­sti­ziati 20 com­bat­tenti pro-regime, appar­te­nenti alla mili­zia “Forze di Difesa Nazio­nale”. Le mili­zie anti-Assad peral­tro con­ti­nuano a farsi la guerra tra di loro. Il “Fronte al Nusra”, alleato di al Qaeda, ha costretto a riti­rarsi dalla città orien­tale di Deir az Zour, i rivali dello “Stato Isla­mico in Iraq e Levante”.

Gine­vra 2 è alle corde, avviata verso il fal­li­mento pre­vi­sto da tutti. Diversi gior­nali arabi par­lano di una “Gine­vra 3”, que­sta volta con la par­te­ci­pa­zione dell’Iran, prin­ci­pale dell’alleato di Dama­sco, escluso su impo­si­zione degli Stati Uniti e per le pres­sioni dell’opposizione e dell’Arabia sau­dita. Die­tro le quinte della diplo­ma­zia uffi­ciale Mosca e Washing­ton sta­reb­bero facendo pres­sioni sui rispet­tivi alleati. La Rus­sia pre­me­rebbe su Dama­sco per velo­ciz­zare la tran­si­zione che dovrebbe por­tare al post-Assad, però senza la caduta imme­diata e vio­lenta del regime che desi­de­rano l’opposizione e gli isla­mi­sti. L’Iran, forte dell’accordo sul nucleare rag­giunto con l’Occidente, a certe garan­zie dovrebbe avviare l’uscita dalla Siria dei suoi com­bat­tenti oltre ai sadri­sti ira­cheni e ai guer­ri­glieri liba­nesi di Hezbollah.

A loro volta gli Usa fanno pres­sione sugli alleati sau­diti per allon­ta­nare le molte migliaia di mili­ziani del jihad anti-Assad pre­senti in Siria. Il quo­ti­diano di Bei­rut al-Akhbar ha spie­gato il decreto reale fir­mato la scorsa set­ti­mana dal re sau­dita Abdul­lah, che pre­vede la puni­zione da tre a 20 anni per chi com­batte all’estero, come un gesto disten­sivo in vista dell’arrivo a Riyadh di Barack Obama. Si tratta di una visita volta a ricom­porre la frat­tura tra i due paesi emersa quando a novem­bre il pre­si­dente ame­ri­cano ha dato l’ok all’accordo con l’Iran. Gli Usa, secondo il gior­nale liba­nese, chie­dono che l’Arabia sau­dita fac­cia di più per con­te­nere la par­te­ci­pa­zione dei jiha­di­sti sun­niti alla guerra civile siriana, nel timore che que­ste forze tra­sfor­mino il ter­ri­to­rio siriano, dopo la “caduta di Assad”, in un tram­po­lino di lan­cio per attac­chi con­tro inte­ressi ame­ri­cani nella regione e con­tro Israele. Una bozza di legge ana­loga al decreto sau­dita potrebbe essere appro­vata pre­sto anche in Kuwait, altro alleato di ferro di Washing­ton, dove un depu­tato molto vicino ai regnanti ha pre­sen­tato una bozza di legge che pre­vede fino a trent’anni di reclu­sione e 80,000 euro in san­zioni per chi si arruola in con­flitti al di fuori dei con­fini dell’emirato o chi ne incita o favo­ri­sce la partecipazione.

Tra nego­ziati fal­li­men­tari, stragi e bom­bar­da­menti, indi­scre­zioni di stampa e impro­ba­bili mano­vre diplo­ma­ti­che, l’unica noti­zia posi­tiva è la ripresa dei soc­corsi ai civili intrap­po­lati nella città vec­chia di Homs. La tre­gua uma­ni­ta­ria è stata pro­lun­gata di altre 72 ore e ieri la Mezza Luna Rossa ha potuto eva­cuare altri 300 civili in gravi con­di­zioni, dopo i 600 por­tati via nei giorni scorsi da Homs. Intanto la Fran­cia ha annun­ciato ieri di voler depo­si­tare una bozza di riso­lu­zione al Con­si­glio di Sicu­rezza dell’Onu per isti­tuire dei cor­ri­doi uma­ni­tari nelle città siriane assediate.


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