by Sergio Segio | 12 Febbraio 2014 16:30
ROMA – “Sulla Fini Giovanardi ha vinto la ragione. A questo punto si pone il problema del Dipartimento politiche antidroga, una questione della politica che deve prendere atto che non può essere gestito da chi è stato da supporto teorico a Giovanardi”. Così Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti e per anni impegnato in diverse associazioni sul tema droghe. Una decisione attesa, quella della Consulta, che secondo Corleone è una “rivendicazione dello stato di diritto, delle regole, del fatto che non si possono, con la sola forza dei numeri, fare operazioni così scandalose, cioè approvare una legge completa con un colpo di mano. È stata punita questa arroganza”. Il testo della Fini Giovanardi, infatti, è stato introdotto attraverso un maxiemendamento nel decreto legge dedicato alle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 ed è stata proprio questa la ragione che ha spinto la Consulta a dichiararne l’incostituzionalità.
Per Corleone, ora è tempo di riaprire il dibattito, per anni messo a tacere da chi ha voluto questa norma. “Il dibattito politico torna finalmente a riproporsi – spiega -, come è stato negli anni passati e poi azzerato. Si torna anche in Italia a ragionare sulla politica delle droghe. Mentre in tutto il mondo si parte dalla constatazione del fallimento della guerra alla droga, l’Italia è diventato il paese più conservatore e arretrato”. Una chiusura dettata, per Corleone, dai governi e dal Dipartimento guidato da Giovanni Serpelloni. “Il governo e il Dpa hanno rifiutato il confronto in questi anni – spiega Corleone -. Basta pensare alla Conferenza nazionale sulle droghe di Trieste, una conferenza blindata, o a quella di Palermo che è stata una farsa”. Necessaria, quindi, una riapertura della discussione sul tema, perché “si è creato un deserto di riflessione e di cultura, ma nel mondo le cose stanno cambiando. Occorre fare una riflessione sulla politica di riduzione del danno e di regolamentazione delle sostanze. Bisogna che sia tolta dalle mani degli apprendisti stregoni e della demagogia”.(ga)
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