Electrolux fa retromarcia e non chiude Porcia
ROMA — Electrolux ritira il suo piano industriale per l’Italia – un progetto lacrime e sangue che prevedeva tagli a orari e salari, e la chiusura dello stabilimento di Porcia – e s’impegna a presentarne uno nuovo, dove il sito friulano resta. La difficile vertenza con il colosso svedese degli elettrodomestici ha preso una nuova piega. Ed
anche se – come dice il ministro Zanonato – «una rondine non fa primavera », la lettera inviata ieri dall’azienda a sindacati e governo apre uno spiraglio positivo sull’esito delle trattative. La questione, insomma, si è riaperta, tanto che l’atteso tavolo al ministero dello Sviluppo messo in programma per il 17 è stato fatto slittare al 25 febbraio: serve una settimana in più per mettere a punto il “piano B”.
Nel suo messaggio la multinazionale del “bianco” si è impegnata a sciogliere un paio di nodi cruciali: investirà su Porcia, il sito con 1.100 dipendenti che sembrava destinato alla chiusura per trasferimento della produzione in Polonia; e assocerà il taglio delle ore di lavoro (da 8 a 6) esclusivamente alla messa in campo di ammortizzatori sociali che possano assicurare la copertura dei tagli in busta paga.
Non solo: l’azienda «sta lavorando all’aggiornamento del piano industriale e dell’allocazione di prodotti a Susegana» (l’altro stabilimento in provincia di Treviso che rischiava di perdere la produzione del nuovo modello di frigo Cairo3, causa delocalizzazione in Ungheria). Un “piano B”, che Electolux propone ad una condizione: entro lunedì mattina i blocchi di protesta, organizzati dai lavoratori per fermare l’uscita delle merci dai magazzini, dovranno cessare. Se cosi non sarà, recita la nota «ci troveremo costretti a ritirare tutte le nuove ipotesi di lavoro e interrompere qualsiasi forma di confronto ».
I sindacati plaudono alla svolta, pur precisando che per quanto riguarda il discorso salariale, «le promesse paiono ancora sfumate ». «Bisognerà vedere se le buone intenzioni si tradurranno in fatti precisa Gianluca Ficco, coordinatore del settore elettrodomestici della Uilm – ma siamo soddisfatti per l’apertura dimostrata e per il clima più sereno in cui si svolgeranno le trattative». Resta da capire quale sia stata la causa motivante dell’inversione di rotta: secondo i sindacati, grande importanza ha avuto la pressione esercitata dai lavoratori e dalle istituzioni. Electrolux, fanno notare, nel comunicato fa riferimento proprio alla loro proposta «di ripristinare la decontribuzione a favore delle imprese che ricorrono a contratti di solidarietà come mezzo per abbassare il costo del lavoro senza intaccarei salari». Ma è probabile che a contribuire alla disponibilità siano stati anche gli incentivi per ricerca e sviluppo ai quali sta pensando il governo. L’apertura dimostrata dal gruppo «è un fatto positivo – sottolinea il ministro Zanonato – adesso dobbiamo muoverci con maggiore insistenza. La direzione è quella di un piano industriale che prevede il rilancio dell’elettrodomestico e che non immagina di utilizzare la variabile del costo del lavoro come unica leva per rendere il prodotto competitivo. Il prodotto si rende competitivo se è di qualità, in una fascia alta; e se si trovano nuovi mercati perché quello dell’elettrodomestico, a livello globale, è in crescita».
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