Clochard, cresce il popolo degli invisibili

by Sergio Segio | 17 Febbraio 2014 13:01

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Se non fosse per l’assalto di Genova, dove un gruppo di persone incappucciate e armate di spranghe e bastoni ha picchiato selvaggiamente quattro di loro lo scorso 31 gennaio, di clochard difficilmente si parlerebbe più. Eppure in Italia i senza fissa dimora sono una realtà considerevole che la crisi economica di questi ultimi anni ha dilatato. Secondo i dati ufficiali, una delle poche associazioni che prova a censirli, nel nostro Paese ce ne sono circa 50mila. Non pochi, rappresentano lo 0,2 per cento della popolazione. La cifra è ufficiale, anche se un po’ vecchiotta, del 2012, ma è garantita dalla prima ricerca dell’Istat sui senza dimora condotta con il Ministero delle politiche sociali, la Caritas Italiana e la Fiopsd, la federazione italiana delle persone senza dimora, che ha descritto anche le cause della povertà estrema. L’istituto di statistica ha scattato la prima fotografia ufficiale degli ultimi della fila distribuendo le schede del censimento in mense e dormitori di 158 comuni italiani.
Dalla rilevazione è emersa emerge che la maggioranza vive nel ricco nord, che a sorpresa la capitale dei senza dimora è diventata Milano con 13mila persone (se ne stimavano 5000), che ha superato Roma (7800 schede contro le 6000 attese) mentre Palermo è terza in questa classifica con oltre 3000 persone.
E proprio nella città siciliana lo scorso 31 gennaio è morto un senza tetto. Bruciato vivo mentre dormiva in una fabbrica dismessa nella zona di Brancaccio a causa di una stufetta allacciata in maniere abusiva alla rete elettrica. L’uomo non era certamente solo. Da anni l’ex fabbrica di mobili di via Pecoraino era diventata il dormitorio di gruppi di senza tetto tra cui una famiglia romena.
Non un caso. La stragrande maggioranza (circa il 60%) dei senza dimora è rappresentato da stranieri mediamente più giovani degli italiani, con titoli di studio più elevati (uno su dieci è laureato) e permanenze inferiori ai sei mesi sulla strada contro i due anni e mezzo della media complessiva. Le cittadinanze più diffuse sono, appunto, la rumena, la marocchina e la tunisina, le etnie più legate al lavoro sommerso, domestico o stagionale in campi e cantieri. Va detto che da questo rapporto non vengono conteggiati irom e che chi sceglie di vivere in strada lo fa quasi esclusivamente per mancanza di alternative. Andare in fondo alla fila non è poi così difficile. Tra le cause più comuni l’assenza o la perdita di una occupazione ma anche la separazione. La conta rileva che il 62% delle persone senza dimora ha infatti perso un lavoro stabile e il 60% si è separato da coniuge e figli. Gli uomini sono quasi la totalità (il 90%) mentre le donne sono in costante crescita (in tutto sono 6200).
Soli e anche fragili. A Napoli, ad esempio, sono 215 i senza fissa dimora morti per strada negli ultimi 16 anni, 22 solo nel periodo che va dal febbraio 2012 al febbraio dello scorso anno. famoso fu il caso del clochard trovato morto per il freddo nel gennaio del 2013 sotto il colonnato della Galleria Umberto, di fronte al Teatro San Carlo, in pieno centro proprio a Napoli. L’uomo, dell’età di 50-60 anni, era avvolto dalle coperte con le quali si riparava la notte come gli agli altri clochard che di solito dormono in Galleria ed è deceduto tra l’indifferenza generale dei passanti.
Intanto a Genova si cercano gli autori del raid. Gli inquirenti stanno guardando anche altri filmati.

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