Carceri, appalti sospetti un dossier in Procura

by Sergio Segio | 11 Febbraio 2014 9:12

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C’È UN dossier che scotta sui tavoli di palazzo Chigi. Riguarda le carceri e Angelo Sinesio, il commissario che le controlla. Prefetto di carriera caro al Guardasigilli Anna Maria Cancellieri. Era il suo vice a Catania quando lei era prefetto. Era il capo della sua segreteria tecnica quando lei era al Viminale. Ora è il suo uomo di fiducia per i penitenziari. Il rapporto parla di cattiva gestione negli appalti del Piano carceri, torta ricca di 470 milioni di euro.

IL RAPPORTO è pure sui tavoli dei pm di Roma Paolo Ielo (sì, quello di Mani pulite) e Mario Palazzi. A scorrerlo si resta sconcertati da una gestione che sembra ignorare le calde raccomandazioni della legge anti-corruzione su appalti e trasparenza. Dirà la procura se ci sono reati (abuso, falso, peculato, turbativa, eventuale corruzione).
IL PROTAGONISTA
L’autore è Alfonso Sabella. Pm a Palermo con Caselli procuratore, minacciato da Cosa nostra, al Dap due volte, prima con Caselli, poi chiamato dal Guardasigilli Nitto Palma. Come direttore delle risorse Sabella “scopre” il mondo dell’appalto al posto della ristrutturazione. Più lucroso il primo del secondo. Propone un piano da 200 milioni per recuperare 70mila posti, a fronte di un Piano carceri da 700 milioni che ne produce solo 9mila nuovi. Il 22 ottobre 2013 Sinesio presenta alla Camera il Piano. Il 21 novembre Sabella scrive al direttore del Dap Giovanni Tamburino. Parla di «dati non corretti e circostanze non veritiere», di un «non fruttuoso impiego di risorse pubbliche». Oggi Sabella non è più al Dap, ma al ministero come vicecapo dell’organizzazione giudiziaria. Cercato da Repubblica rifiuta commenti.
“MATEMATICA CREATIVA”
Il Piano carceri sarebbe frutto di «un’appropriazione indebita » perché spaccia per suoi interventi fatti dal Dap e dal ministero delle Infrastrutture, «come i nuovi padiglioni di Modena, Terni, S. Maria Capua Vetere, Livorno, Catanzaro, Nuoro ». Sabella: «A parte alcune ristrutturazioni, sono state intestate al Piano opere progettate, realizzate e pagate dal Dap e dal Mit, gonfiando virtualmente il numero dei posti che avrebbe realizzato il commissario». «Matematica creativa» per Sabella perché con 696,5 milioni si garantiscono 9.050 posti, poi con 470 se ne vantano 12mila. Anomalie nelle gare «con ribassi palesemente fuori mercato (in media il 48% con una punta del 54%) che determinano difficoltà tali da presumere che sarà impossibile finire i lavori».
I CONSULENTI OSCURI
La pietra dello scandalo è la fittizia “pubblica selezione” per il responsabile della struttura amministrativo-finanziaria che tiene la cassa da 500 milioni. Procedura «che non ha analogie dal ‘48». L’avviso «è stato pubblicato non sulla Gazzetta ufficiale, bensì solo sul link…, di un link…, di un link…, nel sito del Piano. Per trovare il bando bisogna cliccare su “trasparenza”, poi “atti”, poi “decreti commissariali”, poi “decreti vari”, poi “avviso pubblico di selezione”. Solo gli autori potevano fare domanda in sette giorni». Se uno ci fosse arrivato sarebbe incappato in un indirizzo sbagliato “pianocerceri@ interpec.it”, dove la “a” di carceri è sostituita da una “e”. Stipendio 10mila euro al mese. Attribuiti a Fiordalisa Bozzetti, commercialista di Firenze, moglie di Mauro Draghi, scelto dall’ex commissario Franco Ionta come coordinatore di tutte le progettazione. «Incompatibilità? Nessuno si pone il problema». Di Draghi Sabella scrive: «È un funzionario senza esperienze professionali nell’edilizia penitenziaria, prima ha progettato solo una cappella, e neppure dentro un carcere». «Dopo» sarebbe autore del progetto del carcere di Catania «che per i tecnici del Dap presenta gravissimi errori concettuali e progettuali». Voci pettegole lo indicano come il vecchio gestore del ristorante Mexico all’Aventino.
LO STRANO CASO DI ARGHILLÀ
Arghillà è il carcere di Reggio Calabria. Per Sinesio «con 10 milioni e in 90 giorni il Piano ha fatto quello che il Mit doveva fare con 21,5 milioni e in 240 giorni ». Per Sabella il Piano «ha realizzato sistemazioni esterne e riqualificazione interna, mentre il Mit prevedeva numerose altre opere». «Oggettivamente falso» che alla gara siano state invitate ditte affidabili del Dap, perché «le imprese invitate sono 10, di cui solo 3 nella lista Dap». Più affidamenti individuali che gare. L’appalto unico viene diviso in due con costi raddoppiati e violando le norme antimafia.
VECCHIE CARCERI IN VENDITA?
Alla Camera Sinesio smentisce, ma Sabella documenta che vuole vendere «San Vittore, Piazza Lanza, Regina Coeli, Giudecca e Santa Maria Maggiore». È «preoccupato per possibili illeciti appetiti che l’operazione può determinare».
I BALZELLI DEL RUP
Il Rup è il “responsabile unico del progetto”. Per legge ha diritto allo 0,24% del prezzo a base d’asta. Per Sabella, Sinesio ha un solo Rup, l’ingegner Carmelo Cavallo, ex Dap, che al Piano prende il posto di Ionta, direttore delle carceri, commissario del Piano carceri e pure Rup per appalti da 700 milioni di euro.
BILANCIO NERO
Perché «ancora oggi i cantieri non sono stati avviati, né sono state affidate le direzioni lavori, per cui decorsi 4 anni dalla dichiarazione dello stato di emergenza e 2 dalla nomina di Sinesio, è avviato un solo padiglione a fronte di oltre 450 milioni immobilizzati nella contabilità speciale».

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