Camusso ricorre ai garanti contro la Fiom
ROMA — Tensione altissima tra Cgil e Fiom sull’intesa sulla rappresentanza firmata il 10 gennaio scorso da tutti i sindacati con la Confindustria. Un accordo che i metalmeccanici non riconoscono perché – dicono – non sono stati consultati i lavoratori. Un dissenso che ha portato il segretario generale della confederazione, Susanna Camusso, a chiedere con una lettera – pubblicata ieri dal Fatto – al Collegio statutario di Corso d’Italia se il via libera del Direttivo della Cgil all’intesa (avvenuto il 17 gennaio) sia vincolante anche per chi non è d’accordo e se, nel caso, siano previste sanzioni per chi non si adegua. In entrambi i casi i garanti dello statuto della Cgil hanno risposto sì.
Iniziativa politicamente rilevante, e davvero senza precedenti, quella della Camusso rivolta contro la Fiom di Maurizio Landini. E a poco sono servite ieri le precisazioni della Confederazione. La Camusso si è rivolta al Collegio come semplice iscritta ma è sempre il numero uno della Cgil. L’obiettivo – ha spiegato la Confederazione – era quello di ottenere «un’interpretazione autentica » dello statuto niente di più. Negando così l’intenzione di chiedere punizioni nei confronti della Fiom di Landini o di aver definito un disegno per commissariare la categoria dei metalmeccanici. Difficile però capire il senso di una richiesta al Collegio statutario se poi non si ha in mente di ricorrere al Comitato di garanzia perché commini le eventuali sanzioni che possono andare dal biasimo fino all’espulsione. Certo, in questo modo la Camusso ha potuto dimostrare – come già aveva sostenuto – che è la Fiom ad essersi messa fuori dalle regole confederali avendo pubblicamente dichiarato che non intende conformarsi all’accordo sulla rappresentanza approvato con 95 voti a favore e 13 contrari dal Direttivo.
Landini e i suoi sostengono che, applicando proprio lo statuto confederale, si debbano consultare i lavoratori o almeno gli iscritti alla Cgil su un testo che cambia in profondità le regole sulla rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, prevedendo anche le sanzioni per i delegati che non rispettano gli accordi. La maggioranza della Cgil ribatte che gli iscritti possono esprimersi proprio in queste settimane visto che sono in corso le assemblee congressuali in vista delle assise nazionali di maggio a Rimini. E ieri Camusso e Landini si sono incrociati all’assemblea promossa dalla Rsu del Nuovo Pignone di Firenze. Nessun segno distensivo, ma la conferma di due linee contrapposte. Tra l’altro, prima di arrivare a Firenze, Landini aveva incontrato il segretario del Pd, Matteo Renzi per parlare di politica industriale e della legge sulla rappresentanza. A conferma di un asse tra i due leader che disturba non poco la Camusso. Che ieri, infatti, commentava con i suoi collaboratori: «Se si giungesse a una legge sulla rappresentanza, obiettivo che la Cgil persegue da 25 anni, le prime pagine le lasciamo volentieri ad altri. Noi andremo a brindare con i lavoratori nelle fabbriche e negli uffici».
E sul clamoroso scontro Camusso-Landini è intervenuto anche l’ex segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, oggi parlamentare europeo e iscritto, tra i pensionati, al sindacato. «Il dissenso – ha detto – non si risolve impugnando gli statuti. Io non l’ho mai fatto. Se ci sono opinioni diverse tra Confederazione e categorie bisogna cercare di ricomporle attraverso il confronto. E quando il dissenso rimane è una contraddizione che si deve vivere con serenità».
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Landini: “Iniziativa senza precedenti è una grave regressione democratica”
Il segretario della Fiom: lo statuto della Confederazione è chiaro e stabilisce che l’ultima parola spetta ai lavoratori
ROMA — Landini, si aspettava l’iniziativa della Camusso?
«No perché il compito di un segretario generale è quello di far applicare i principi dello statuto. In più di cento anni di vita, nella Cgil hanno sempre vissuto in maniera dialettica posizioni diverse. Il dissenso non si è mai risolto a colpi di ricorsi. Questa, invece, è una grave regressione democratica. Del resto, io nella riunione del Direttivo della Cgil l’avevo detto: l’accordo sulla rappresentanza deve essere sottoposto al voto dei lavoratori. E visto che Cisl e Uil non erano disponibili alla consultazione, ho chiesto di far votare gli iscritti alla Cgil, come stabilisce lo statuto della Cgil. Senza questo voto — l’ho detto e lo ripeto — non mi sento vincolato a rispettare quell’accordo».
Ma è la Fiom che si mette fuori dal momento che il Direttivo della Cgil ha approvato l’intesa sulla rappresentanza a larghissima maggioranza.
«Non è così. Il nostro statuto stabilisce che si consultino i lavoratori interessati. Lo statuto è chiaro e non ha bisogno di interpretazioni.
È la nostra politica».
Eppure, sostiene la Camusso, gli iscritti alla Cgil che partecipano alle assemblee congressuali si esprimono anche sull’accordo. Non è una consultazione?
«Il congresso ha le sue regole. Il discussione congressuale riguarda la strategia della Cgil per i prossimi quattro anni. La consultazione su un accordo è un’altra cosa, tanto che la Fiom aveva proposto di sospendere il congresso per far votare i lavoratori sull’intesa. In più alle assemblee congressuali partecipano i lavoratori di tutti i settori, dalla scuola al commercio, mentre l’accordo sulla rappresentanza interessa i lavoratori delle imprese industriali aderenti a Confindustria».
Lei pensa che questo sia un accordo per imbrigliare la Fiom?
«Io penso che sia un accordo contro la contrattazione. Questo è un accordo che introduce per la prima volta le sanzioni a carico dei delegati e delle organizzazioni sindacali; che limita i diritti e introduce forme di arbitrato interconfederale che si sostituisce al ruolo delle categorie».
Però il Direttivo, che è l’organo più rappresentativo della Cgil, ha detto sì all’intesa. Perché la Fiom non rispetta la posizione della maggioranza?
«Prendo atto del voto del Direttivo. Ma insisto: lo statuto prevede la consultazione. Solo il voto dei lavoratori è vincolante altrimenti cambia la natura della Cgil».
Oggi (ieri per chi legge, ndr) ha incontrato la Camusso all’assemblea del Nuovo Pignone. Cosa vi siete detti?
«Ciascuno è rimasto delle proprie opinioni».
Anche la Fiom si rivolgerà al Collegio statutario per chiedere se il Direttivo ha violato lo statuto?
«No. Conosciamo lo statuto e non abbiamo bisogno di interpretazioni. Ma possibile che con quello che sta accadendo nel nostro sistema industriale il segretario della Cgil non trovi di meglio che chiedere sanzioni per il segretario
della Fiom?».
La Camusso ha precisato che non intende chiedere sanzioni nei suoi confronti.
«Lo ha chiesto esplicitamente, domandando se in caso di violazione dello statuto sono previste le sanzioni. E poi non è un iscritto qualsiasi: è il segretario generale della Cgil!».
Si aspetta di essere punito?
«Non mi aspetto niente. Ma penso che in un’organizzazione democratica le teste, per evitare che si rompano, vadano contate ».
Sta pensando a una scissione?
«No, nel modo più assoluto. La Cgil siamo noi».
Oggi (sempre ieri per chi legge, ndr) ha anche incontrato Renzi. Si sta alleando con il segretario Pd per indebolire la Camusso?
«Ma no! La Fiom ha chiesto a tutti i partiti di potersi confrontare sulle politiche industriali e per il lavoro. Tutto qua».
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