by Sergio Segio | 10 Febbraio 2014 7:40
Perché la prima conseguenza di questo voto, secondo la Commissione europea, saranno «le implicazioni di questa iniziativa popolare per i rapporti Ue-Svizzera nel loro insieme». E né i tre anni di negoziati che i promotori del referendum promettono, né forse 13 o 30, dicono ancora le fonti Ue, basteranno a realizzare il sogno dei leghisti elvetici: limitare — con il consenso dell’Europa! — l’immigrazione straniera. Proprio quello è il punto: convincere l’Europa, far sì che accetti di archiviare uno dei suoi valori fondanti, la libera circolazione delle persone. Cioè la conquista dell’ultima guerra mondiale, della caduta del Muro: chi si dice o vuol dirsi in futuro un cittadino della Ue, proclamano i Trattati, quella libertà deve condividerla e affermarla. Governo, parlamento, sindacati, e quasi metà degli elettori svizzeri dicono no alla posizione dell’Udc. Ma la maggioranza ha detto sì, ribattono gli altri, e la maggioranza «è» il popolo, così vuole la democrazia. Vero, soprattutto in una democrazia solida e genuina com’è la Svizzera. Ma se quel popolo chiederà domani di camminare accanto agli altri 28 della Ue, che senso avrà allora il referendum appena tenuto, il presunto «salvataggio dal peggiore degli scenari»?
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