Banche centrali al femminile A Londra l’ipotesi Reichlin

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MILANO — «Strana» istituzione la Banca d’Inghilterra: per diventarne il governatore o il suo vice si deve far domanda. Insomma, curriculum alla mano si deve avanzare la propria candidatura. Procedimento trasparente, si dirà, specie pensando a ben altri meccanismi di selezione per ruoli pubblici. E qui si sta parlando di scegliere a chi affidare la responsabilità della politica monetaria del Regno Unito. Per farla breve, qualche settimana fa è apparso un annuncio a pagamento sull’«Economist», il prestigioso settimanale economico, in cui si diceva che il Cancelliere dello Scacchiere ha avviato la ricerca del vice governatore della Banca d’Inghilterra.
Del resto è stato scelto così — sul mercato — anche il 49enne canadese ex Goldman Sachs Mark Carney, individuato grazie ai cacciatori di teste di Odgers Berndtson. Su chi cadrà la scelta per il posto da numero due? I bookmaker di Londra danno una donna e per di più italiana, Lucrezia Reichlin, in seconda posizione più favorita fra tutti i candidati dopo il capo economista della Bank of England, Spencer Dole, e nella prima fra le donne. Perché, riferisce il «Times», il nuovo governatore Carney avrebbe manifestato l’intenzione di svecchiare l’istituzione mettendo professioniste donne in posizioni chiave.
Una rivoluzione? In un certo senso sì, ma che si inserisce ormai in una tendenza a guardare le ultime nomine (anche se l’ingresso delle donne in posizioni di vero potere avviene con il contagocce). Ricapitolando, cinque giorni fa ha giurato da presidente della Federal Reserve Janet Yellen, ex vicepresidente dell’uscente Ben Bernanke. Inutile dire che è la prima donna al vertice nella storia centenaria della Banca centrale americana. Dallo scorso giugno numero uno della Banca centrale russa è Elvira Nabiullina, che in passato ha anche guidato il ministero dello Sviluppo economico. Infine, c’è Bodil Andersen, governatrice della Banca centrale della Danimarca dal 1995: una pioniera.
Lucrezia Reichlin considera un «onore» che si sia fatto il suo nome, ma si riserva di decidere se presentare la propria candidatura: «Il mio interesse principale — ha spiegato — è verso l’area euro». Lucrezia, figlia di Alfredo e Luciana Castellina (storici dirigenti del Pci), ha una cattedra di economia alla London Business School, siede nel consiglio di amministrazione di Unicredit, in passato è stata responsabile della ricerca per la Banca centrale europea ed è editorialista del «Corriere». Ce la farà? È scettica Reichlin, difficile che il numero uno sia un canadese e un’italiana la sua vice. E poi «non ho fatto domanda — conclude —. Ho tempo credo fino a lunedì».
Francesca Basso


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