by Sergio Segio | 4 Febbraio 2014 9:07
TORINO — Il mercato auto italiano rimbalza verso l’alto. Dopo anni di cali percentuali anche a due cifre, sembra aver toccato il fondo e inizia il 2014 con un incremento del 3,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2013. Una risalita che non entusiasma Federauto, l’associazione dei concessionari, che ricorda come, rispetto ai livelli di mercato di qualche anno fa, le 117 mila auto vendute a gennaio siano il 40 per cento in meno, E’ un fatto comunque che i cali sembrano essersi fermati anche sul mercato italiano, uno dei più penalizzati dalla crisi in questi anni nel Vecchio Continente.
Nonostante sia titolare della fetta più grande delle vendite italiane, il Lingotto non guadagna dal rimbalzo, anzi continua a perdere nel confronto con il gennaio 2013. I brand del gruppo Fiat-Chrysler perdono il 2,6 per cento e limano la loro quota di mercato al 28,3. «Effetto della scelta di valorizzare i brand», dicono a Torino sottolineando di mantenere saldamente la leadership dei modelli più venduti (i primi 5 su 10). Ma il punto debole continuano ad essere le vendite di Alfa Romeo, ormai a 2.400 vetture vendute in gennaio, circa la metà dell’Audi che dovrà essere nel prossimo futuro uno dei concorrenti del marchio del Biscione.
Un accenno al futuro dell’Alfa lo ha fatto Sergio Marchionne commentando, ad una radio di Detroit, il futuro di Fca in Usa. «Quando Alfa tornerà in America il prossimo anno — ha detto Marchionne — la sua gamma di modelli metterà in evidenza lo stretto rapporto con Ferrari». Dunque Alfa di alta gamma realizzate con il motore del Cavallino. Alfa, come Maserati, che «saranno realizzate in Italia come le Jeep in America», assicura Marchionne per rispondere alle polemiche campanilistiche nate sull’altra sponda dell’Atlantico per aver inserito tra gli spot del superbowl la pubblicità di un modello del Tridente. Polemica cui il manager ha risposto sostenendo che «nella nuova Fca sarà necessario preservare le radici del marchi Usa e italiani». «La cosa peggiore che potremmo fare — ha detto Marchionne — è diluire quelle eredità». Naturalmente non mancheranno le eccezioni a questa regola. Come il piccolo modello della Jeep che sarà prodotto a fine anno a Melfi in Italia. O come la 500 per il mercato Usa da tempo realizzata in Messico. Curiosamente i timori sul futuro di Chrysler in Usa sono speculari a quelli italiani che ieri hanno trovato sfogo in un dibattito in consiglio comunale a Torino: «Senza l’alleanza con Chrysler — ha replicato il sindaco, Piero Fassino — avremmo discusso da tempo sulla chiusura di Fiat».
Per ora comunque le principali soddisfazioni i vertici del Lingotto le ottengono sull’altra sponda dell’Atlantico. Dove il gennaio di Chrysler viene definito «fenomenale» per l’incremento dell’8 per cento delle vendite. Nonostante le difficoltà del clima rigido (invocate da Ford e altri costruttori per giustificare il calo delle vendite), il gennaio dei marchi di Auburn Hills è stato trainato dal successo dei modelli Jeep che ha registrato un incremento del 38 per cento.
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