«Giovani, disoccupazione record in Italia»
ROMA — Crescita moderata e lenta, inflazione bassa e disoccupazione alta, troppo alta, soprattutto fra i giovani. E soprattutto in Italia, superata in questo negativo primato – quasi il 40% di under 24 senza lavoro – solo da Grecia e Spagna. È il quadro congiunturale disegnato dal Bollettino della Bce che conferma l’analisi descritta giovedì scorso dal presidente dell’Istituto, Mario Draghi.
I segnali di stabilizzazione ci sono, riconoscono gli economisti di Francoforte, ma «i rischi continuano ad essere orientati al ribasso». Di positivo c’è che «i redditi reali beneficiano della minore inflazione» e «l’attività economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamento della domanda di esportazioni dell’area». Di negativo, che «la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa».
Sono comunque i giovani, secondo la Bce, i più colpiti dalle ricadute occupazionali della crisi, anche a causa di «norme restrittive in materia di tutela del posto di lavoro che avrebbero favorito l’emergere di un mercato del lavoro duale, caratterizzato da divari fra quanti detengono un contratto a tempo indeterminato e chi, specie tra i giovani, ha un contratto a termine». Il Bollettino in particolare sottolinea la debolezza a riguardo dell’Italia che, oltre ad essere al terzo posto per numero di giovani in cerca di un posto, è il Paese dell’Eurozona con il maggior numero di Neet, ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non sono né occupati, né impegnati in attività di studio o formazione: dal 2007 al 2012 i Neet italiani sono passati da circa il 16% a oltre il 21% del totale, un incremento percentuale inferiore solo a quello di Grecia e Irlanda. E c’è da valutare anche «il sistema di istruzione che potrebbe celare fenomeni di disoccupazione se, a fronte di prospettive lavorative poco attraenti, i giovani proseguono o riprendono un percorso di studio».
È necessario quindi, ripete la Bce, che le autorità nazionali «prendano misure aggiuntive, intensificando in particolare l’attuazione delle riforme strutturali».
La Banca centrale europea nel suo Bollettino conferma poi un livello di inflazione basso nell’area euro (1,1% nel 2014 e 1,4% per il 2015) e ribadisce che i tassi di interesse «resteranno ai livelli attuali o più bassi per un prolungato periodo di tempo» chiedendo ai governi di «non vanificare gli sforzi di risanamento». Perdura, infine, il calo dei prestiti bancari alle imprese: in dicembre nella media dell’Eurozona è diminuito sui dodici mesi del 2,9%.
Restando alle banche, ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, si è detto d’accordo con quanto affermato nei giorni scorsi da Daniele Nouy, che guiderà la vigilanza europea: «Le banche che usciranno molto male dagli esami della Bce dovranno essere chiuse», ha detto Dijsselbloem a Reuters .
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