by Sergio Segio | 14 Febbraio 2014 10:28
BERLINO — La Commissione europea deve ritirare le sue proposte di via libera alle coltivazioni transgeniche (Ogm): l’Italia e altri undici governi europei lo chiedono in una lettera a Bruxelles, ma ottengono in sostanza una risposta negativa. Sul sì o sul no al cibo Ogm, insomma sul grande interrogativo se in futuro avremo alimenti naturali o geneticamente mutati, l’Unione europea si spacca. E si spacca tra due fronti, i cui paesi-leader sono casualmente gli stessi dell’opinione favorevole o contraria agli eurobond o a forme di responsabilità comune sui debiti sovrani dell’eurozona. I governi capofila del no al transgenico sono infatti quelli italiano e francese, che come è noto vedrebbero come positiva l’introduzione degli eurobond. Respinta invece dalla Germania, che con un’iniziativa diretta della Cancelleria si è schierata per gli Ogm. L’Europa a leadership tedesca insomma, con un’immagine forzata ma solo un po’, si annuncia poco solidale e molto transgenica.
La lettera dei dodici, sottoscritta per l’Italia dal ministro degli Affari europei, Enzo Moavero, è stata inviata al Commissario europeo alla Salute, Tonio Borg. Chiede alla Commissione un passo indietro: «La discussione dell’11 scorso al Consiglio europeo — afferma la missiva — ha reso chiaro che nella sensibile questione di autorizzare il mais transgenico 1507, la soluzione è nelle mani della Commissione, che è ancora in grado di ritirare la sua proposta». I 12 paesi (Italia, Francia, Austria, Bulgaria, Cipro, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Malta) ricordano che «una grande maggioranza degli attori coinvolti, il Parlamento europeo e gli Stati membri si sono ripetutamente opposti alla proposta», e l’altro ieri «solo 5 Stati l’hanno sostenuta mentre 19 erano contrari.
Siamo convinti che la Commissione non può ignorare le preoccupazioni legali, politiche e scientifiche di così tanti Stati e del panorama politico. Ci diciamo fiduciosi che la Commissione ritirerà la proposta».
Ottimismo eccessivo, purtroppo.
Così indica almeno la prima reazione del commissario Borg, ieri pomeriggio: «Non ci sono elementi nuovi» in questa lettera, per cui alla Commissione «non rimane altra strada che procedere all’autorizzazione». L’unica scappatoia che Bruxelles
offre è la possibilità di trovare un accordo al Consiglio sulle possibilità di deroga degli Stati e sul tema in generale. Accordo non raggiunto essenzialmente per scelta tedesca: l’astensione di Berlino sul tema ha fatto mancare la maggioranza qualificata che era
necessaria per bloccare una procedura d’autorizzazione del discusso mais cui la Commissione era stata costretta dalla Corte europea di Giustizia. Istanza cui il big dell’agrobusiness Usa Pioneer Dupont, che vende il mais 1507, aveva fatto ricorso perché l’esecutivo europeo ignorava la sua richiesta di autorizzazione del prodotto nella Ue.
La Cancelleria, scrive Spiegel online, vede nel mais Ogm non rischi ma chance. Opinione contestata da molti esperti tedeschi, che ammoniscono contro pericoli possibili per la salute del bestiame e per l’ambiente. La scelta di Angela Merkel – cui sono contrari l’88 per cento dei tedeschi, il 76 per cento degli italiani, e parte della stessa grosse Koalition al potere qui – appare inspiegabile e inquietante.
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