Una tassa sulle transazioni finanziarie per ridurre le speculazioni. Undici paesi l’hanno già approvata

by Sergio Segio | 14 Febbraio 2014 10:09

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Gli effetti distri­bu­tivi della crisi sono stati deva­stanti come testi­mo­nia uno stu­dio di David Moss della Har­vard Busi­ness School che illu­stra bene il filo rosso che esi­ste tra dere­gu­la­tion dei mer­cati finan­ziari, crisi ban­ca­rie e aumento delle dise­gua­glianze. Più in gene­rale i sistemi finan­ziari pos­sono fun­zio­nare meglio. E non pos­siamo accet­tare come cosa nor­male vivere in un mondo dove gli 80 uomini più ric­chi pos­sie­dono la ric­chezza dei 3 miliardi e mezzo più poveri. E nel quale negli ultimi dieci anni la cre­scita del red­dito del top uno per cento è stata supe­riore e di molto a quella dell’uno per cento più povero (nono­stante il forte recu­pero del gruppo di mezzo e il pro­gres­sivo emer­gere di una classe media mon­diale). Per que­sto come cam­pa­gna 005 (una rete che rac­co­glie circa 50 orga­niz­za­zioni della società civile ita­liana e che lavora con ana­lo­ghi net­works euro­pei) ci bat­tiamo per una riforma della finanza cen­trata su quat­tro punti: una tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie; la sepa­ra­zione tra banca com­mer­ciale e banca d’affari per evi­tare che le ban­che fac­ciano ludo­pa­tia a scrocco ai danni (e all’insaputa) dei con­tri­buenti, ovvero usino i soldi che Dra­ghi pre­sta loro per fare cre­dito all’economia reale in ope­ra­zioni di tra­ding pro­prie­ta­rio che met­tono a rischio la loro stessa soprav­vi­venza; la riforma dei salari e dei sistemi d’incentivo di mana­ger e tra­der (che spin­gono que­sti ultimi ad ecces­sive prese di rischio aumen­tando i rischi delle crisi); un impe­gno effi­cace con­tro l’elusione fiscale.

In un mondo nel quale un’enorme massa di risorse finan­zia­rie viene spre­cata in ope­ra­zioni spe­cu­la­tive ad altis­sima velo­cità una pic­cola tassa come quella pro­po­sta dalla nostra cam­pa­gna (0,05%) avrebbe il pre­gio di modi­fi­care gli incen­tivi di ope­ra­tori e ban­che mas­si­miz­za­trici di pro­fitto che tro­vano oggi più con­ve­niente usare le pro­prie risorse per il tra­ding spe­cu­la­tivo piut­to­sto che per il cre­dito all’economia reale. Gli effetti della tassa sono dun­que una ridu­zione delle tran­sa­zioni spe­cu­la­tive con con­se­guenti ridu­zioni di vola­ti­lità e di volumi. Con oppor­tuni accor­gi­menti (esen­zione dei money maker) è pos­si­bile con­te­nere gli effetti nega­tivi della dimi­nu­zione delle tran­sa­zioni sulla liqui­dità. I pros­simi mesi saranno deci­sivi per­ché sta arri­vando al tra­guardo il pro­cesso di coo­pe­ra­zione raf­for­zata che ha por­tato 11 paesi Ue a varare un pro­getto di tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie molto simile a quello pro­po­sto dalla cam­pa­gna 005. Chie­diamo in par­ti­co­lare che il pro­getto euro­peo non venga stra­volto per essere reso simile alle tasse lar­ga­mente insod­di­sfa­centi appli­cate in Ita­lia e in Fran­cia. In par­ti­co­lare, è essen­ziale tas­sare tutte le tran­sa­zioni e non solo i saldi a fine gior­nata, che esclu­de­reb­bero dal pre­lievo tutte le ope­ra­zioni aperte e chiuse nello stesso giorno. Non è utile né neces­sa­rio esen­tare le tran­sa­zioni sui titoli di stato sul mer­cato secon­da­rio per­ché, come dimo­strano nume­rosi studi, una tassa con ali­quote come quelle pro­po­ste non ha effetto sui prezzi men­tre potrebbe spin­gere a un allun­ga­mento della durata del debito, a una sua dome­sti­ciz­za­zione aumen­tando anche l’incentivo ad acqui­stare sul pri­ma­rio per gli ope­ra­tori auto­riz­zati a farlo. A chi obietta che la tassa potrebbe ridurre l’efficienza dei mer­cati finan­ziari rispon­diamo: il fine della finanza è forse la sua effi­cienza interna o il ser­vi­zio del bene comune? Le regole della cir­co­la­zione stra­dale sono fatte per mas­si­miz­zare la velo­cità o anche e soprat­tutto per garan­tire una cir­co­la­zione ordi­nata ed evi­tare inci­denti? Un euro può ali­men­tare un fondo di garan­zia per il micro­cre­dito, finan­ziare beni comuni glo­bali oppure finire nella slot machine del tra­ding speculativo.

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