«Giochi sporchi» sulla Lucchini, occupati gli uffici

by Sergio Segio | 12 Febbraio 2014 12:08

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Un segnale chiaro, per far capire anche ai distratti che la pazienza degli ope­rai delle Accia­ie­rie è pros­sima a finire. Per il momento, dopo una infuo­cata assem­blea in fab­brica, la Rsu ha avuto il man­dato di occu­pare solo gli uffici del mana­ge­ment ex Luc­chini.
Se però non saranno ordi­nati entro domani i cari­chi di mate­rie prime neces­sa­rie a tenere in fun­zione l’altoforno, la pro­te­sta dovrebbe allar­garsi a mac­chia d’olio nell’intera, gigan­te­sca, cit­ta­della piom­bi­nese dell’acciaio. Una nave carica di mate­riale fer­roso dovrebbe attrac­care nelle pros­sime ore. Ma il ciclo con­ti­nuo del secondo polo side­rur­gico del paese ha biso­gno di rifor­ni­menti costanti. Ordi­na­tivi che il com­mis­sa­rio straor­di­na­rio Piero Nardi, silen­zioso e sem­pre più pila­te­sco, è ormai obbli­gato a con­tro­fir­mare. Pena la rivolta di una intera città.

Die­tro le evi­denze di una situa­zione kaf­kiana, si affac­ciano i cat­tivi pen­sieri. Espressi con inu­si­tata durezza da Luciano Gabrielli: «Ora abbiamo il sospetto che qual­cuno gio­chi in maniera sporca». Parole di un sin­da­ca­li­sta anziano, esperto e pru­dente. Segre­ta­rio di una Fiom che da que­ste parti ha sem­pre lavo­rato con Fim e Uilm, pronta a sua volta a rilan­ciare l’allarme: «È assurdo – osserva il segre­ta­rio nazio­nale Mario Ghini — che si fini­sca sem­pre fuori tempo mas­simo nel pren­dere deci­sioni utili alla realtà indu­striale del paese».
I ritardi nella pre­no­ta­zione di nuovi cari­chi di mate­riale per tenere acceso l’altoforno sono la punta di un ice­berg peri­co­lo­sis­simo. Que­sto pen­sano i lavo­ra­tori delle Accia­ie­rie, i loro rap­pre­sen­tanti sin­da­cali e le segre­te­rie nazio­nali metal­mec­ca­ni­che di Fiom e Uilm. A nes­suno sfugge che, sca­duti i ter­mini delle offerte per l’acquisto della ex Luc­chini, l’unica che pro­spetta il man­te­ni­mento del ciclo con­ti­nuo è quella dell’imprenditore gior­dano Kha­led al Habah­beh e della società tuni­sina Smc. Unici a met­terci la fac­cia con il com­mis­sa­rio Nardi, il pre­si­dente toscano Rossi e il sin­daco Anselmi. Con una offerta miliar­da­ria, sep­pur da defi­nire nei par­ti­co­lari, e la pre­con­di­zione che l’area a caldo resti operativa.

«Il governo ci deve garan­tire – scan­di­sce Luciano Gabrielli — che sia rispet­tata la pari dignità delle offerte». Per­ché la chiu­sura dell’altoforno farebbe deca­dere, di fatto, l’offerta araba. Che per Piom­bino pensa in grande. Con una siner­gia anche isti­tu­zio­nale — sul già con­so­li­dato asse Toscana-Ue in tema di side­rur­gia — tesa ad affian­care all’area a caldo un nuovo forno elet­trico per il nascente polo della rot­ta­ma­zione navale, e il futuro impianto Corex di nuova generazione.

Una pro­po­sta sedu­cente anche per tutte le forze poli­ti­che locali, che insieme ai 5.000 lavo­ra­tori diretti e dell’indotto non apprez­zano le altre due offerte di Duferco e fondo Kle­sch, pronti entrambi a sman­tel­lare l’altoforno. «Gli ope­rai hanno fatto bene a occu­pare la dire­zione azien­dale”, com­menta a caldo il gover­na­tore Enrico Rossi. Men­tre Fiom & c. incon­trano il pre­fetto di Livorno, e anche Mau­ri­zio Lan­dini lan­cia il suo sos: «È neces­sa­rio che il governo inter­venga subito sul com­mis­sa­rio Nardi, per­ché si acqui­stino le mate­rie neces­sa­rie al man­te­ni­mento dell’altoforno».

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