Aborto, i socialisti: «Donne del Pp votate con noi»

by Sergio Segio | 12 Febbraio 2014 12:00

Loading

Den­sis­sima gior­nata poli­tica ieri a Madrid. Nella prima riu­nione “ple­na­ria” dell’anno, il Con­gresoaveva all’ordine del giorno tre vota­zioni molto pesanti, che in una demo­cra­zia fun­zio­nale avreb­bero richie­sto quanto meno una discus­sione appro­fon­dita cia­scuna. Invece, gra­zie alla pre­po­tente mag­gio­ranza asso­luta del par­tito popo­lare, temi con enorme impatto sociale sono stati liqui­dati con grande sciol­tezza.
La gior­nata è ini­ziata affos­sando senza colpo ferire una pro­po­sta di legge votata all’unanimità dal par­la­mento cata­lano nel 2012 (anche dai popo­lari) per lot­tare con­tro gli sfratti con misure con­crete come la can­cel­la­zione del debito con la resti­tu­zione della casa e con limiti agli abusi ban­cari. Dopo­di­ché, il par­la­mento spa­gnolo ha affron­tato a raf­fica la discus­sione sull’abolizione della giu­ri­sdi­zione uni­ver­sale (vedi arti­colo a fianco) e infine, in tarda serata, una pro­po­sta del par­tito socia­li­sta che chie­deva il ritiro imme­diato della pro­po­sta di legge sull’aborto. I socia­li­sti hanno scelto la bat­ta­glia con­tro la riforma che limita il diritto delle donne a inter­rom­pere la gra­vi­danza per scuo­tersi dal tor­pore prima delle ele­zioni euro­pee, che spe­rano di vin­cere (anche se di misura) sul Pp.
La pro­po­sta di legge tec­ni­ca­mente è ancora un “ante-progetto di legge”, è un dise­gno di legge cioè appro­vato solo dal governo che deve ancora supe­rare una serie di pas­saggi buro­cra­tici prima di arri­vare al par­la­mento.
Forti dell’opposizione sociale alla pro­po­sta del governo, dopo le mani­fe­sta­zioni della “marea viola” e del “Treno della libertà” delle scorse set­ti­mane, la stra­te­gia della numero due del par­tito, Elena Valen­ciano (appena scelta come capo­li­sta per le euro­pee) è quella di fare leva sui dis­si­denti interni del par­tito al potere. Le voci cri­ti­che che si levano dal Pp rispetto alla legge del mini­stro di giu­sti­zia Gal­lar­dón, che limita for­te­mente le cir­co­stanze in cui l’aborto sarà legale, non sono molte. Alcuni baroni locali hanno espresso per­ples­sità, come il pre­si­dente dell’Extremadura – che è arri­vato a chie­dere lunedì un accordo coi socia­li­sti – e i potenti pre­si­denti di Gali­zia e Valen­cia, due roc­ca­forti del Pp. Nei con­si­gli comu­nali di parec­chi pae­sini sono state appro­vate mozioni con l’appoggio anche dei con­si­glieri popo­lari per chie­dere al governo di ripen­sarci. Ma l’unica per­so­na­lità che a Madrid ha chie­sto libertà di coscienza è stata la vice­pre­si­dente della camera, Celia Vil­la­lo­bos, che già in pas­sato era stata mul­tata dal par­tito per aver votato a favore della legge sui matri­moni omo­ses­suali e per essersi assen­tata per non votare con­tro la riforma socia­li­sta della legge sull’aborto – la stessa che oggi il Pp vuole abro­gare.
Il Psoe è riu­scito a imporre la vota­zione segreta con urna e schede car­ta­cee: una moda­lità asso­lu­ta­mente ecce­zio­nale nell’ingessato par­la­mento spa­gnolo, dove la fer­rea disci­plina di voto impera fra i depu­tati scelti in liste bloc­ca­tis­sime dalle segre­te­rie dei par­titi. In effetti, esi­stono solo due pre­ce­denti: uno, durante il governo di Felipe Gon­zá­lez, per l’istituzione di una com­mis­sione par­la­men­tare sui fami­ge­rati Gal (i gruppi para­mi­li­tari accu­sati di fare la guerra ‘sporca’ con­tro l’Eta) e una sull’entrata in guerra in Iraq da parte del governo di Aznar. In entrambi i casi non ci fu nep­pure un franco tira­tore: nella prima vota­zione, che avvenne in senato, il Psoe rimase sotto di un voto (e la com­mis­sione par­la­men­tare venne costi­tuita) e nel secondo caso la mag­gio­ranza serrò le fila, met­tendo a tacere i dis­si­denti, e la Spa­gna entrò in guerra con Bush.
Anche la vota­zione di ieri, avve­nuta troppo tardi per darne conto nel gior­nale di oggi, non mostrerà più che pic­cole crepe pun­tuali fra i ban­chi di mag­gio­ranza. Le spe­ranze di chi si oppone a una legge che pre­vede la pos­si­bi­lità di abor­tire (dopo un auten­tico cal­va­rio di dif­fi­coltà) solo in caso di stu­pro o di peri­colo per la salute della madre (ma non nel caso di gravi mal­for­ma­zioni del feto per esem­pio) risie­dono nei numeri. Il Pp ha 185 depu­tati su 350. Le donne nel par­tito sono 76: è a loro che ha par­lato Valen­ciano ieri alle 8 e mezza: «Siete ancora in tempo a fer­mare que­sta legge ingiu­sta e capric­ciosa. Non votate come depu­tate quello che non vote­re­ste come donne».

Post Views: 210

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2014/02/2014-02-12-12-00-51/