New York, carte d’identità ai clandestini lo schiaffo di de Blasio ai repubblicani
New York – «A tutti i miei concittadini che sono degli immigrati senza documenti: questa città è casa vostra». Bill de Blasio non delude, nel suo primo discorso programmatico il neosindaco annuncia un’innovazione radicale. La città di New York rilascerà carte d’identità anche agli immigrati clandestini. Undocumented, senza documenti, è l’espressione che il sindaco preferisce perché non implica una criminalizzazione. Insieme con l’altra proposta sul salario minimo vitale, l’offerta agli stranieri conferma che de Blasio non ha paura di suscitare controversie. L’idea dei documenti per i clandestini è uno schiaffo alla destra repubblicana, che in questo momento al Congresso sta bloccando una riforma proposta da Barack Obama. Anche il presidente vuole creare corsie più veloci verso il permesso di soggiorno e poi la cittadinanza, ma finché la destra è maggioritaria alla Camera queste proposte hanno un percorso tutto in salita. De Blasio lo sa e commenta: «Noi non possiamo aspettare i tempi lunghi di Washington. Se c’è uno stallo politico a livello federale, non è una scusa perché New York abdichi alle proprie responsabilità».
Le carte d’identità municipali sono state sperimentate finora a San Francisco, sull’altra costa. Offrono dei vantaggi molto concreti: con quei documenti lo straniero può finalmente aprire un conto in banca e incassare un assegno, farsi visitare all’ospedale, firmare un contratto di affitto. Più in generale è un modo per sentirsi meno a rischio, meno “invisibili” nella metropoli. E visto che a New York ci sono state polemiche sui controlli etnicamente discriminati della polizia, queste carte d’identità sono un piccolo passo perché gli stranieri non si sentano cittadini di serie B. «Nessun residente di New York – dice de Blasio – deve essere costretto a vivere nell’ombra ». Anche se il sindaco non ha poteri sullo status d’immigrazione, non può concedere la Green Card (permesso di residenza permanente) né la cittadinanza, de Blasio vuole fare quel che può per favorire «una partecipazione di tutti gli stranieri alla vita civica». Il rilascio di queste carte d’identità potrebbe essere la prima delle riforme di de Blasio a diventare realtà. Su altri temi, infatti, il sindaco deve mediare e manovrare. Il salario minimo vitale, che lui conferma di voler alzare, va approvato in un consiglio municipale dove si fanno sentire le lobby più contrarie: anzitutto i padroncini della ristorazione, degli alberghi, del commercio. Nei ristoranti gran parte dei camerieri vengono pagati addirittura sotto il minimo federale di 7,25 dollari l’ora, per via di una speciale deroga: è previsto che i camerieri ricevano la mancia, quindi arrotondano con quelle. Ma anche i giganti dei fast-food come McDonald’s, dove le mance sono pressoché inesistenti, fanno una dura opposizione all’aumento dei minimi. Un’altra promessa elettorale di de Blasio è l’aumento delle tasse sui ricchi per finanziare la costruzione di nuovi alloggi popolari, e soprattutto l’estensione degli asili nido pubblici. Qui l’iter è ancora più difficile. Per aumentare le tasse cittadine il sindaco deve ottenere un via libera anche dallo Stato di New York, dove il governatore Andrew Cuomo è un suo compagno di partito (democratico) ma su posizioni molto più moderate. Già s’intravedono tutte le condizioni per un rapporto teso e conflittuale tra de Blasio e Cuomo. Inoltre all’assemblea legislativa dello Stato di New York i repubblicani daranno guerra a oltranza contro ogni aumento delle
tasse. De Blasio dovrà indicare rapidamente con quali strategie intende aggirare questi ostacoli politici. Il suo messaggio resta chiaro: One New York, è lo slogan stampato sullo striscione che il sindaco ha voluto nel college pubblico di Queens dove ha tenuto il discorso. Una sola New York, quindi, invece delle “due città” sempre più distanti e diseguali tra loro, che de Blasio ha denunciato in campagna elettorale.
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