Cina: Xi spinge sulle riforme, ma c’è l’ombra del debito

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Dal terzo Ple­num che ha deter­mi­nato la virata rifor­mi­sta della lea­der­ship cinese, sem­bra ormai pas­sato un secolo. È stato creato un Con­si­glio di sicu­rezza nazio­nale e a fine gen­naio scorso è stato creato il ristretto team che dovrà assi­cu­rarsi che le riforme eco­no­mi­che pro­ce­dano spe­dite. Ora viene il dif­fi­cile, come sot­to­li­neano i media cinesi, imbec­cati dai lea­der del Par­tito che ha spie­gato come «i pro­blemi vadano affron­tati uno per uno».
Lo scorso 24 gen­naio Xi Jin­ping ha sta­bi­lito i nomi dei suoi com­pa­gni di riforme: Li Keqiang, Liu Yun­shan e Zhang Gaoli. Com­preso Xi, si tratta di quat­tro dei sette mem­bri dell’Ufficio cen­trale del Polit­buro. Il noc­ciolo duro dei capi del paese, enne­simo sin­tomo di un accen­tra­mento del potere da parte dell’attuale Pre­si­dente che non ha eguali nella sto­ria della Repub­blica popo­lare.
«L’assegnazione di quat­tro mem­bri per­ma­nenti del Polit­buro nel gruppo di testa dimo­stra la deter­mi­na­zione di Xi a por­tare avanti le riforme glo­bali attra­verso que­sta orga­niz­za­zione di nuova costi­tu­zione, piut­to­sto che attra­verso i tra­di­zio­nali sistemi buro­cra­tici», è stato il com­mento dell’analisti poli­tico pechi­nese Zhang Lifan. Xi — in par­ti­co­lare — ha chie­sto ai sot­to­gruppi suc­ces­si­va­mente crea­tisi di con­cen­trarsi su sei cate­go­rie di riforma: eco­no­mia ed eco­lo­gia, cul­tura, sistemi sociali, demo­cra­zia e diritto, costru­zione del par­tito e disci­plina di par­tito.
«La men­zione di riforme in senso demo­cra­tico potrebbe sol­le­vare aspet­ta­tive del pub­blico su pos­si­bili riforme poli­ti­che. Ma biso­gna ancora aspet­tare e vedere», ha con­cluso Zhang.
Nel frat­tempo alcuni media finan­ziari hanno comin­ciato a met­tere in guar­dia la Cina per quanto riguarda i debiti delle pro­prie aziende, legate a un sistema ban­ca­rio del tutto par­ti­co­lare. Come ha scritto il Wall Street Jour­nal, «il debito socie­ta­rio della Cina è aumen­tato più rapi­da­mente di quanto la sua eco­no­mia si sia espansa nel corso degli ultimi cin­que anni. Secondo JP Mor­gan Chase, il debito socie­ta­rio della Cina era pari al 124% del pro­dotto interno lordo nel 2012, dal 111% nel 2010 e il 92% nel 2008. L’economista di JP Mor­gan, Hai­bin Zhu, ha detto che la cifra pro­ba­bil­mente è aumen­tata ulte­rior­mente nel 2013». Secondo i dati il debito socie­ta­rio nelle eco­no­mie emer­genti com­pa­ra­bili è dal 40% al 70% del PIL, men­tre negli Stati Uniti la per­cen­tuale è dell’81%, secondo JP Mor­gan.
«Seb­bene i cari­chi di debiti pesanti pos­sono ferire le aziende, ha scritto il quo­ti­diano inglese, c’è anche pre­oc­cu­pa­zione per l’impatto sui finan­zia­tori». In Cina, infatti, le ban­che ten­dono a tenere i pre­stiti nei loro bilanci e sono i mag­giori acqui­renti di obbli­ga­zioni socie­ta­rie. «L’alto debito socie­ta­rio è la più grande vul­ne­ra­bi­lità per il set­tore finan­zia­rio cinese, seguita dal sistema ban­ca­rio ombra e dalle emis­sioni di debito dai governi locali», ha detto Zhu.


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