La morte di Eluana continua a dividere l’Italia “Cinque anni dopo non c’è ancora una legge”
SONO passati cinque anni dalla morte di Eluana Englaro e in Italia non c’è ancora nessuna legge sul testamento biologico: «Cosa più grave — spiega Filomena Gallo, dell’Associazione Luca Coscioni — non sembra esserci la volontà del Parlamento di legiferare su questi temi». Tutto sembra essersi fermato dopo tante discussioni, divisioni e raccolte firme.
Aveva 21 anni Eluana quando, la notte del 18 gennaio 1992, tornando da una festa a Pescate (Lecco), ebbe un gravissimo incidente stradale: per i successivi diciassette è rimasta in coma vegetativo, poi il 9 febbraio 2009, venne sospesa l’alimentazione artificiale e l’idratazione che la tenevano in vita. Una decisione sofferta che fece — e fa — ancora molto discutere. I genitori di Eluana, il babbo Beppino e la mamma Saturnia, arrivarono a quel giorno dopo una estenuante battaglia legale durata undici anni: chiedevano che fosse rispettata quella che ritenevano essere la volontà della figlia, contraria all’accanimento terapeutico. Nel marzo di quello stesso 2009 venne approvato in prima lettura un disegno di legge, il ddl Calabrò osteggiato da alcuni associazioni. Il testo finì con l’arenarsi in Senato, poi si chiuse la legislatura.
«Ci sono decisioni dei tribunali che compongono una giurisprudenza su cui ci possiamo basare, ma di fatto ci vorrà una legge» spiega ancora Gallo, e a lei
si associa il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, secondo il quale «legiferare sul testamento biologico servirebbe più che per ribadire il diritto a lasciare delle volontà che vengano poi rispettate, un diritto già garantito in Costituzione, a fare chiarezza sugli obblighi in capo ad altri soggetti che se ne prendono cura, come ad esempio i medici».
In assenza di una legge, ci sono però oltre 110 comuni in Italia che hanno attivato il registro sul testamento biologico: «Significa fornire un servizio ai cittadini, agevolarli nel far rispettare la loro volontà» aggiungono dall’Associazione Coscioni. Ma anche su questo punto ci sono pareri contrari: sono «inefficaci» secondo Eugenia Roccella, parlamentare di Ncd, che all’epoca del caso Englaro era sottosegretario alla Salute: Roccella ricorda un parere dato dal ministero della Salute e da quello del Welfare ai Comuni, nel quale si rilevava l’inefficacia completa dei registri sul testamento biologico proprio per l’assenza di una normativa che li regolasse.
In questi anni il padre di Eluana ha continuato nella sua battaglia partecipando a decine di incontri e dibattiti sulla questione del fine vita. Per l’anniversario della morte di sua figlia da tre anni chiede rispetto e silenzio, ma ieri, una delegazione di venti manifestanti di Militia Christi ha protestato davanti alla clinica “La Quiete”, dove morì la giovane, esponendo lo striscione: «Per Eluana… mai più eutanasia».
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