Così l’Est e il Sud del mondo rilanciano la corsa alle armi

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La corsa agli armamenti è ripresa, nonostante gli anni di crisi economica che hanno ridotto le spese statali in quasi tutti i Paesi del mondo. Un po’ come ai tempi della Guerra fredda, quando la sicurezza, la difesa da possibili aggressioni, la battaglia per stabilire la supremazia del proprio sistema di valori aveva la precedenza su tutto. Solo che i protagonisti non sono più Unione Sovietica e Stati Uniti i quali si fronteggiavano con i loro arsenali nucleari che, comunque, erano già in grado di distruggere più volte l’intero globo.
Oggi si spende quasi unicamente in armi convenzionali e i Paesi che si dissanguano in questo settore e che fanno registrare continui incrementi di spesa sono altri. Quelli che si trovano nelle aree più calde del mondo. La Russia, principale erede dell’Urss, che deve modernizzare l’armata ed è impegnatissima a rafforzare la sua egemonia regionale. Poi Cina, Corea del Sud, Giappone, Australia, Singapore, tutti Paesi interessati a varie dispute territoriali, come quella sulle isole che Pechino rivendica.
La spesa militare cresce a Sud e ad Est, con il Medio Oriente sempre purtroppo protagonista. Sei dei dieci Paesi che hanno visto aumentare gli stanziamenti tra il 2012 e l’anno scorso, sono in questa regione.
Il rapporto sui budget della difesa compilato da «IHS Jane’s», la più autorevole pubblicazione del settore, non lascia spazio a dubbi. Il voluminoso dossier sarà presentato ai clienti di «Jane’s» il 13 febbraio, ma una parte del suo contenuto è stata resa disponibile per il Corriere della Sera . L’anno prossimo la spesa per armi in tutto il mondo sarà di 1.547 miliardi di dollari, in crescita per la prima volta dal 2009. «I budget di molti Paesi Nato continueranno a contrarsi nei prossimi 12 mesi e quindi il centro di gravità delle spese di difesa si sposterà ancora di più a Sud e ad Est», ha spiegato Paul Burton, direttore di «IHS Jane’s». Nel 2021 poi, la spesa dei Paesi non-Nato supererà quella dell’intera Alleanza.
Africa
È partita alla grande anche la corsa agli armamenti nella zona sub-sahariana dove nazioni poverissime sembrano aver deciso che la loro vera priorità sia quella delle armi, soprattutto nuovi aerei. In tutta la regione i quattrini «investiti» in questo settore sono cresciuti del 18%. L’Angola, da solo, ha aumentato le spese del 39%.
Naturalmente questi andamenti globali preoccupano il quartier generale dell’Alleanza Atlantica. Il segretario generale Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato alla Bbc : «Altre potenze investono sempre di più nella difesa e alla fine questo vorrà dire che noi avremo meno influenza sulla scena internazionale. Il vuoto sarà riempito da altri che non necessariamente condividono i nostri interessi e i nostri valori».
Russia
Rasmussen non lo ha detto, ma certo le iniziative di Mosca non tranquillizzano. Missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad nel cuore dell’Europa, nuova difesa antiaerea, grande attivismo in Armenia e nell’Asia Centrale, continue pressioni sull’Ucraina. E un progetto di modernizzazione rapida delle forze armate.
Nonostante le difficoltà economiche e le spese colossali in altri settori (come per le Olimpiadi), la Russia incrementerà le sue uscite nel settore militare del 44% nei prossimi tre anni.È diventata il terzo Paese al mondo, superando la Gran Bretagna.
Medio Oriente
Mentre Israele mantiene quasi stabile il suo livello di spesa attorno ai 13 miliardi di dollari, altri Paesi sono impegnatissimi a fare acquisti. L’Arabia Saudita in primo luogo, che attualmente è al nono posto e l’anno prossimo passerà all’ottavo, subito dopo l’India. Nel 2013 ha speso 42,8 miliardi, il 19% più dell’anno precedente. Quest’anno salirà ancora, a 44,1 miliardi. In dieci anni ha triplicato la spesa. L’Oman l’ha raddoppiata dal 2011, passando da 4,7 a 9,2 miliardi. In grande crescita anche Bahrein, gli Emirati, l’Iraq.
Nato
Tutti i principali Paesi Nato tagliano la spesa militare o al massimo la mantengono stabile, prima di tutto gli Stati Uniti (che comunque restano al primo posto nella classifica mondiale): 664 miliardi nel 2012, 582 l’anno scorso e 575 previsti per il 2014. L’Italia scende dal dodicesimo al tredicesimo posto, superata dall’Australia.
Cina
La crisi delle isole Senkaku (secondo i giapponesi) o Diaoyu (secondo i cinesi) sta facendo miracoli per i mercanti di strumenti bellici. Entro il 2015 la spesa della Cina supererà quella di Gran Bretagna, Francia e Germania messe assieme (159,6 miliardi di dollari). Pechino sta modernizzando tutto il suo arsenale e questo, naturalmente, causa apprensione fra i suoi vicini a Est e ad Ovest.
Estremo Oriente
Salgono gli impegni militari del Giappone che è stabilmente al quinto posto nel mondo. Riarmano la Corea del Sud, l’Australia, l’Indonesia, l’India. Per non parlare della Corea del Nord che da un lato segue una strada tutta sua (atomica, missili intercontinentali), ma dall’altro guarda pure ai Paesi limitrofi.
Notizie decisamente sconfortanti per la maggior parte di noi. I clienti di «Jane’s» invece si stanno probabilmente già fregando le mani. Per loro che «operano nel settore», come si suol dire, in tutte queste regioni del mondo si profilano occasioni da non perdere.
Scrive uno degli analisti della rivista parlando della tragica situazione africana: «Anche se il mercato è in espansione, rappresenta ancora meno del 2% della spesa globale per la difesa. La crescita deve quindi continuare per far sì che nel lungo termine emergano nuove opportunità».
Fabrizio Dragosei


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