In Salvador il «Fronte» è avanti
El Salvador e Costa Rica torneranno di nuovo alle urne per eleggere il proprio presidente al secondo turno: il 9 marzo e il 6 aprile, rispettivamente. Una possibilità prevista da quasi tutti i sondaggi. Le intenzioni di voto per domenica scorsa, però, sono state sostanzialmente confermate solo per El Salvador, dove il candidato del Fronte Farabundo Marti per la liberazione nazionale (Fmln) ha superato di circa 10 punti il candidato del partito Arena (la destra), lasciando la coalizione Unidad (centrodestra) all’11,4% circa. Per l’ex guerrigliero Salvador Sanchez Cerén — 69 anni, vicepresidente dell’attuale governo di Muricio Funes, e protagonista degli accordi di pace che hanno posto fine alla guerra civile (1980-’92) – si tratterà ora di captare o disinnescare parte dei voti raccolti da Antonio Saca (Unidad). Norman Quijano, candidato di Arena, dovrà invece provare a ungere la frattura con Saca, che fu presidente del suo partito tra il 2004 e il 2009 e poi continuò per conto suo dopo essere stato espulso. È probabile che Saca dia libertà di voto ai suoi sostenitori.
È la prima volta dal ’94 che il presidente viene eletto al secondo turno. L’Fmln promette di proseguire le riforme abbozzate con Funes: per ridurre povertà, disuguaglianza, violenza e corruzione. Su 6 milioni di abitanti il 34,5% vive sotto la soglia di povertà, e il 60% delle abitazioni manca di acqua e servizi igienici. Qujiano – accusato di malversazione – si è ben guardato dall’affrontare il tema della corruzione e quello delle bande paramilitari intrecciate ai poteri forti. Ha condotto una campagna all’insegna del pugno di ferro contro le piccole bande (le pandillas) con le quali il governo Funes ha concluso una tregua benefica che ha notevolmente abbassato la media degli omicidi. Con lui, il paese tornerebbe in pieno alle politiche neoliberiste e securitarie messe in atto durante gli anni di governo di Arena (1989–2009). Ma un altro terreno di battaglia è costituito dall’assenteismo, che è salito ancora di circa 8 punti rispetto alle presidenziali di 5 anni fa. Allora, si recò alle urne il 60%, domenica, il 52%.
In Costa Rica, c’è stata invece qualche sorpresa: a contendere il secondo turno al governativo Partido Liberación Nacional (Pln) sarà la formazione di pallido centrosinistra Partido Acción Ciudadana (Pac) e non, come si prevedeva, il candidato del Frente Amplio, che proponeva un programma marcatamente di sinistra.
Il centrista Guillermo Solis, di Pac, ha superato di un punto circa Johnny Araya (Pln), che ha scontato la crisi interna del suo partito e le accuse di corruzione alla prima presidente donna del Costa Rica, Laura Chinchilla (in scadenza). Prima del voto, l’impopolarità del governo arrivava al 60%. José Maria Villalta, giovane candidato del Frente Amplio ha totalizzato solo il 17% dei voti (circa il 31 e il 30% i suoi avversari). All’estrema destra di Otto Guevara, candidato del Movimento Libertario (sorta di Thea Party caraibico) è andato un po’ più dell’11%. L’astensione si è attestata sul 32%, stesso livello del 2010. Molte le intimidazioni nei confronti di Villalta, considerato «chavista» e «comunista». Fra le denunce pervenute al Tribunale supremo elettorale (Tse), quella di una equipe della France Press. La corrispondente ha raccontato di essere stata chiusa nel bagno da un gruppo che ha manipolato le schede nel seggio di Villalta.
Il Frente aveva promesso di cancellare le politiche neoliberiste portate avanti dal Pln, che hanno prodotto un picco nelle disuguaglianze sociali: oltre un milione di persone (il 25% della popolazione) vive sotto la soglia di povertà, la disoccupazione supera il 10%. A luglio del 2010, in palese violazione della costituzione, il parlamento ha approvato all’unanimità l’ingresso nel territorio nazionale di 7.000 marine e 46 navi da guerra dotate di elicotteri e aerei da combattimento. Chinchilla ha trasmesso la richiesta di Washington senza neanche farla tradurre. L’accordo prevedeva la rinuncia al ricorso per «gli eventuali danni, distruzioni della proprietà altrui, lesioni o morte del personale di ambedue le parti che avrebbero potuto sorgere dalle attività». Come dire: le truppe Usa non devono in nessun modo essere giudicate in Costa Rica.
Related Articles
E’ partito l’attacco di Erdogan, bombardamenti sulle città curde
Terrore turco. La Turchia ha dato inizio alla “Operazione fonte di pace” – così l’ha chiamata il Erdogan – contro il popolo curdo nel Rojava
Mentre Putin sfida la Corte dell’Aia, la UE promette: «Più armi a Kiev»
Il vertice dei ministri degli esteri si è concluso lasciando che siano i singoli stati membri a decidere se autorizzare o meno l’Ucraina a impiegare le loro armi su territorio russo
E l’ex leader dell’Ira salutò la Regina “Arrivederci, che Dio la benedica”