by Sergio Segio | 3 Febbraio 2014 11:19
Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ogni italiano risparmierebbe un euro e cinquantuno centesimi, una cifra ridicola a fronte dal prezzo altissimo che pagherebbe la nostra democrazia. La rappresentanza politica per censo e non per consenso, è questo lo scenario che abbiamo davanti». Il decreto legge approda nell’Aula del Senato e Ugo Sposetti rilancia la battaglia contro quella che definisce «una concessione all’antipolitica e al populismo ».
Senatore, una battaglia controcorrente la sua…
«Nel 2012 il Parlamento aveva già dimezzato il finanziamento ai partiti, che in Italia viaggia già sotto la media europea. Su quella legge, però, è calato il silenzio. Anche la politica più responsabile rischia di diventare subalterna alla campagna che alimenta un sentimento di antipolitica funzionale a tenere i partiti sotto ricatto. Voglio ricordare che il Consiglio d’Europa raccomanda di provvedere a supportare finanziariamente i partiti, assicurando che il contributo da parte dello Stato, ma soprattutto da parte dei cittadini, non interferisca con la loro indipendenza»
Con il referendum gli elettori avevano scelto l’abolizione del finanziamento…
«Ma non dei rimborsi elettorali, perché non lasciare i rimborsi e finanziare le fondazioni, quindi? India, Bangladesh, Libano, Singapore, Senegal, Mauritania, Sierra Leone, Bielorussia, Ucraina e ora anche l’Italia: questi alcuni dei Paesi in cui non è previsto il contributo pubblico. Da noi, però, i padri costituenti stabilirono che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Un principio che potremmo garantire solo attraverso la regolamentazione della vita interna dei partiti, dando cioè piena attuazione all’art. 49».
Con la gente che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese gli scandali di chi siede nelle assemblee elettive risultano ancora più intollerabili… «Ciclicamente assistiamo a forme di degenerazione della politica e invece di assumerci l’impegno di normare la forma- partito assecondiamo le istanze populiste di chi attribuisce ai partiti tutte le colpe dei mali del mondo. Fallisce la democrazia partecipata quando un partito diventa un comitato elettorale, quando diventa espressione personale del leader di riferimento, quando non è più la voce della comunità che lo anima. E fallisce la vita democratica se non saranno concesse pari opportunità economiche per fare politica».
Quella della disparità è una delle critiche che lei rivolge al decreto, mail governo ha fatto suo il testo approvato alla Camera rispondendo anche alle sollecitazioni del leader del Partito democratico…
«In Francia, nel 2007, la spesa dello Stato per i partiti era pari a 160,3 milioni, 2,46 euro per abitante. In Spagna gli stanziamenti per il 2011 ammontano a 131 milioni di euro, 2,64 per cittadino. In Germania lo Stato corrisponde ai partiti un contributo annuale che non può superare i 133 milioni di euro al quale vanno aggiunti i contributi per le fondazioni. In Gran Bretagna vengono devoluti due milioni a una decina di partiti, a cui vanno sommati i fondi della Camera dei Comuni che premiano le opposizioni. Nel Regno Unito, tra l’altro, è in discussione una riforma del finanziamento in favore di quello pubblico. Perfino negli Usa si ragiona su un pubblico finanziamento che vada oltre le elezioni presidenziali. Lo stesso Obama ha messo in guardia dai rischi di “avere milionari e miliardari che finanziano chiunque vogliono, quanto vogliono, in qualche caso anche in modo segreto”».
Il decreto prevede un processo graduale di riduzione del finanziamento pubblico, i grillini gridano alla truffa…
«Lasciamo stare la demagogia di Grillo. Si prevedono solo finanziamenti di tipo indiretto, appunto. Lasciati nella migliore delle ipotesi al buon cuore di chi vorrà donare denaro, nella peggiore nelle mani di grandi investitori che potranno acquistare, ripeto ac-qui-sta-re, il partito prescelto perché faccia i loro interessi una volta al governo».
È stato introdotto il tetto alle donazioni private e ogni cittadino poi potrà devolvere il2x1000 a un partito…
«Quanto al 2xmille, quello di un imprenditore o di un deputato non sarà pari a quello di un operaio. Questo provvedimento ha in nuce l’impari opportunità di partecipazione alla vita politica. Posso fare un esempio?
Prego senatore…
«Gli statuti dei partiti dovranno contenere la cadenza delle assemblee congressuali. Ma si ha idea di cosa significhi organizzare un congresso? Se un partito non ha le sufficienti risorse per assicurare ai delegati viaggio, vitto e alloggio, come si potrà osservare la legge? O debbo pensare che saranno delegati solo coloro i quali potranno permettersi di pagare le spese? Ho fatto l’amministratore di partito e so cosa significa promuovere appuntamenti come quelli. Nel decreto si richiede la massima espressione di democrazia interna, ma si impedisce di fatto che questa venga applicata».
E la “certificazione esterna dei rendiconti”? Dissente anche su questa?
«Non voglio esprimere opinioni di merito sulle garanzie che danno società preposte a quel compito, ho presenti i crak Parmalat o Cirio (aziende che avevano bilanci certificati). Mi chiedo però se si abbia idea dei costi di quelle società private, insostenibili per un partito che deve autofinanziarsi. Quella norma non potrà essere rispettata. E anche sulla “parità di accesso alle cariche elettive” prescritta dall’art. 9 c’è da obiettare. Non prevedere rimborsi per le spese effettuate in campagna elettorale impedirà la possibilità di partecipare a chi non è legato a lobby o a imprenditori in grado di finanziarli. Altro che Costituzione e diritto di tutti i cittadini ad accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza! Cito Norberto Bobbio: “Mai come oggi ci si accorge che attraverso le tecniche di manipolazione del consenso la più grande democrazia proclamata può coincidere con la più grande autocrazia reale. Accettare senza una verifica storica e razionale i miti correnti serve soltanto ad aumentare la confusione”»
Oltre all’abolizione del finanziamento pubblico il Parlamento si accinge a varare molte altre riforme, a partire da quella elettorale. La convincono?
«Si sta ridisegnando la Repubblica: legge elettorale, finanziamento dei partiti/ forma partito, bicameralismo (ruolo del Senato), soppressione delle province, aree metropolitane, titolo V della Costituzione. Ma non vedo il progetto d’insieme né l’architetto in grado di disegnarlo. De Gaulle per progettare la quinta Repubblica si affidò a Maurice Duverger, uno dei migliori politologi di quei tempi, qui mi pare di capire che le maggiori forze politiche si siano affidate a Verdini!».
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