Confindustria non vede la svolta «Il premier si muova oppure il voto»

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«Cartellino giallo». Poco prima che il suo Sassuolo – rinnovato nell’allenatore e in 6 undicesimi da uno sfarzoso e costoso mercato di riparazione – perdesse in casa con il Verona, Giorgio Squinzi usa una metafora calcistica per avvisare il governo dell’insofferenza degli industriali. Il motivo è presto detto: «La distanza della politica reale dall’economia reale non è mai stata così ampia». Da qui l’accorata richiesta: «Il governo è timido», «serve un cambio di passo, specie sul cuneo fiscale». Diversamente- e questa è la prima volta che Confindustria paventa la soluzione – «ad un certo punto allora meglio andare a votare ».Anche perché le previsioni del Centro studi di Confindustria – «che sfortunatamente in questi anni ha sempre azzeccato le stime» – parla per il 2014 di un aumento del Pil del solo 0,6 – 0,7 per cento «mentre per far ripartire il Paese e creare occupazione serve almeno un 2 per cento ».Mentre il «dato ancora più drammatico è quello che dice che andando avanti a questi ritmi il livello di ricchezza del2007 lo riavremo solo nel 2021».
La prima intervista televisiva in 10mesi concessa a Lucia Annunziata ad In mezz’ora- «la prima volta in 8 anni che un presidente di Confindustria viene da noi, significa che la situazione è proprio complessa » – Squizi affronta tutti i temi dell’agenda politico economica. E non manca anche un giudizio – sebbene molto abbottonato – su Matteo Renzi: «È una persona giovane e dinamica. Sembra desideroso di affrontare i cambiamenti ma un giudizio si potrà esprimere solo quando le sue visioni, alcune peraltro condivisibili, saranno finalizzate».
Si parte dalle lettera inviata venerdì proprio ad Enrico Letta. «Una lettera forte » che ha preso spunto da quel caso Electrolux che il presidente di Confindustria definisce «emblematica». «Se non decidiamo di intervenire con decisione sulla politica industriale rischiamo la desertificazione». E detto dal fondatore di una delle aziende italiane leader nella innovazione – Mapei – suona come un vero campanello d’allarme per il governo. Il rischio della chiusura dello stabilimento di Porcia viene vissuto come l’addio «ad un insediamento industriale della provincia italiana che fa traino all’intero territorio» come i tanti «centri catalitici» che hanno fatto la fortuna del manifatturiero in Italia. La «grande apprensione» con cui il numero uno degli imprenditori italiani guarda alla vicenda Electrolux, testimoniata dalla lettera, è mitigata dalla risposta già arrivata da parte di Letta: «Mi sembra ci sia stata data una risposta indiretta, che questa vicenda emblematica sarà seguita direttamente dal premier». Sulle soluzioni per evitare il taglio del 30per cento del salario o accettare le delocalizzazioni, Squinzi rilancia la ricetta già proposta assieme a Cgil, Cisl e Uil: «Taglio del cuneo fiscale e sburocratizzazione per dare competitività al Paese e soprattutto al settore manifatturiero», quello in cui l’Italia in Europa nonostante tutto è sempre seconda solo alla Germania. E proprio alla Germania guarda Squinzi per dire che «un altro modello è possibile: non taglio dei salari ma lavorare qualche ora in più con lo stesso salario».
I DEBITI DI MONTI E GRILLI Più che con Letta comunque Squinzi sembra avercela con Monti (e Grilli) per la vicenda dei debiti della Pubblica amministrazione. «Sì –ammette Squinzi – lo sblocco avvenne dopo che ne parlai con Napolitano, mail livello dei pagamenti è ancora troppo basso, 20miliardi pregressi, mentre sui nuovi debiti l’Unione europea sarà costretta ad aprire una procedura di infrazione contro il nostro Paese», ricorda amaro.
Con Letta «nei prossimi giorni ci sarà modo di confrontarsi», annuncia Squinzi. Lui rimane un «uomo del dialogo», anche se ormai da presidente del calcio è abituato ad esonerare e cambiare allenatori.
Tra le reazioni alle parole di Squinzi da segnalare quella dell’ex ministro Linda Lanzillotta. «Scelta Civica chiede da tempo che ci sia questo scatto, altrimenti, visto che questo governo no n lo sentiamo nostro – ha aggiunto – potremo valutare di assumere una posizione netta per spronare definitivamente Letta a cambiare passo e Renzi ad assumersi le responsabilità che gli competono come segretario del partito di maggioranza relativa».


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