by Sergio Segio | 30 Gennaio 2014 10:01
ROMA — Trattativa aperta per il caso Electrolux. Ieri i vertici italiani della multinazionale svedese sono stati convocati al ministero dello Sviluppo economico, assieme ai presidenti delle Regioni coinvolte e ai sindacati, ma i minacciati esuberi e la proposta di tagli agli orari e ai salari non è piaciuto a nessuno, a partire dal ministro Flavio Zanonato. «Non ci hanno convinto», ha detto, anche perché «se dovessimo seguire il modello degli stipendi polacchi dovremmo chiudere tutte le aziende italiane». Lo scenario descritto dal gruppo «verte tutto sul piano del lavoro, mentre noi vogliamo vedere il piano industriale ». Quindi bisogna fare chiarezza e andare avanti con le trattative: ecco perché entro il fine settimana Zanonato convocherà i vertici della casa madre (pare che fra i rappresentanti in Italia ci potrebbe anche essere qualche giro di poltrone) fissando un nuovo vertice con tutte le parti interessate per il 17 febbraio (probabilmente a Palazzo Chigi).
Electrolux, assicura il ministero, ha accettato un confronto «aperto e senza pregiudiziali» sulle prospettive occupazionali di tutti i quattro siti italiani e «nessuna decisione è ancora stata presa ». Tanto più che la multinazionale ha ribadito di «non voler lasciare l’Italia», ma «ridurre il costo del lavoro». In realtà il carico messo sul piatto resta pesantissimo perché su uno dei quattro stabilimenti italiani – il più grande, Porcia – l’azienda non ha fornito alcun progetto, convinta che il costo per la produzione di quelle lavatrici sia troppo elevato.
Non solo, Electrolux ha ribadito che, al di là della fabbrica friulana e del rischio chiusura, fra i suoi 6500 dipendenti in Italia (3.900 nella produzione) ci sono 600 esuberi (250 se i sindacati accetteranno di passare da 8 a 6 ore di lavoro). Un piano sul quale la multinazionale intende andare avanti: se l’apertura del tavolo negoziale è una bella notizia, va dunque detto che la partita resta molto difficile.
Con grande probabilità la trattativa passerà a Palazzo Chigi coinvolgendo anche il premier Letta, ma la risposta del governo, ha chiesto la Cgil di Susanna Camusso, dovrà essere «generale, non sul singolo caso» affrontando il tema della competitività con riduzioni fiscali su aziende e lavoratori. La vertenza comunque «è una», hanno precisato il ministero e i presidenti di Friuli, Veneto, Emilia e Lombardia: «Non esiste l’ipotesi dello spacchettamento ». Tanto più che la Serracchiani ha ricordato che quando Electrolux acquistò la Zanussi, la regione Friuli s’impegnò a versare al gruppo 75miliardi di lire «e ora non può dimenticarsene chiedendo un sacrificio solo ai lavoratori». Riguardo al costo del lavoro, una risposta indiretta all’analisi del colosso svedese arriva da uno studio della Cgia di Mestre che fa notare come quello italiano sia superiore del 7,3 per cento alla media europea, ma inferiore a quello di Germania, Francia: certo, precisa il rapporto «l’energia elettrica costa il 30 per cento in più della media e il cuneo fiscale è di 4 punti più alto».
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